Ragusa Ibla. Il personaggio: Salvatore Appiano. UNA VITA SPESA TRA ARTE E CULTURA.

Una continua ricerca di spiritualità la sua, in un divenire raccolto e ininterrotto di pensieri dotti. Generoso e sincero come il vino della sua terra riarsa dal sole in una calda giornata estiva. L’incontro nell’incanto dei Giardini Iblei sul sagrato della chiesa di San Giovanni Apostolo a Ragusa Ibla con Il maestro di cappella Salvatore Appiano, alias Titì, è avvenuto casualmente come spesso capita. ll dialogo, cordiale e scorrevole, avvolto di verve poetica e letteraria, abbraccia nel vivo la storia della sua amata città, Ragusa Ibla. Uno scenario stupefacente di arte e tradizioni che si mescola con la cordialità della sua gente, fiera e disponibile. Un uomo animato da una profonda fede religiosa, ci racconta di quella volta che ha assistito personalmente, all’età di otto anni, ai tanti miracoli compiuti dalla Madonna in una casa privata di Siracusa nel lontano 1953. “Siccome la casa era troppo piccola per accogliere tutti i fedeli – riferisce il maestro – l’immagine della Madonna fu trasportata in piazza Euripide in modo tale che tutti potessero vederne la lacrimazione avvenuta nei giorni 29, 30, 31 agosto e 1 settembre 1953″. Il maestro, racconta di aver visto con i propri occhi tanta gente guarire miracolosamente nei momenti occasionali del pianto dell’Immacolata. Una piacevole passeggiata assieme al maestro tra i deliziosi vicoli di Ragusa Ibla alla coperta dei sapori e colori nascosti della città, decentrati rispetto ai tradizionali percorsi turistici. A farci conoscere quello che normalmente le guide turistiche locali non fanno mai. Ovvero, valorizzare oltre che i grandi monumenti storici divenuti Patrimonio dell’Umanità, rioni e viuzze cadute nell’oblio, al contrario anch’esse ricche di storia e tradizioni antiche. In una di queste, si trova il “museo” del maestro Appiano. Una stupefacente collezione di arredi, strumenti musicali, dipinti settecenteschi, opere lignee, servizi da tavolo di epoche, culture e produzioni diverse. Una vita di ricerca e restauri hanno prodotto sei stanze sapientemente disposte, ricche di storia e cultura raffinata. Il poco spazio a disposizione e le tante opere esposte nei locali, sacrifica tuttavia l’approfondimento storico degli oggetti esposti. “Apro le porte del museo solo in certe occasioni – sottolinea Salvatore Appiano – tipo, visite particolari, ma anche per reportage fotografici matrimoniali, per i quali ho sempre molte richieste”. Un uomo pieno di risorse, pieno di impegni e richieste, disponibile a correre pochi attimi dopo nel duomo di San Giorgio per accompagnare all’organo l’ennesimo matrimonio che si sta celebrando in città. “Da queste parti -comclude il maestro- continuano a fioccare richieste da tutto il mondo”. Una stretta di mano e un sorriso aperto e affabile ci accomiata.

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