L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……… DI DIRETTORE. LA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE E IL RITORNO DELLE PREFERENZE. IL PD DICE NO!

In questi giorni si ricomincia a parlare di modifica della legge elettorale. Bene. Finalmente! Le elezioni sono a due passi. Le idee sono molte, ma, nonostante oltre un milione di cittadini italiani, con la recente raccolte di firme, ha dato delle indicazioni chiare per l’abolizione della attuale legge elettorale che toglie ai cittadini il diritto di scegliersi chi li deve rappresentare, c’è il rischio che si ritorni al “mattarellum”, o che rimanga il porcellum tanto vituperato. La anomala maggioranza di Governo, PDL-PD-UDC, è in fibrillazione, proprio ora che deve passare ai fatti. Durante il Governo Berlusconi tutti gridavano contro l’attuale legge che ha fatto del Parlamento un Parlamento di “nominati” a tavolino dai segretari dei partiti, e ora che è giunto il momento di cambiare qualcuno fa marcia indietro, e si è alla ricerca di una intesa trasversale che non esponga i politici che già occupano gli scranni delle istituzioni al pericolo di staccare il sedere dalle sedie del palazzo.
L’Italia è l’unico paese al mondo in cui si entra con i piedi in parlamento e si esce, tranne che non si viene arrestati, con la bara: chi vi entra, aspira a rimanervi almeno 50 anni. L’ultimo in ordine di tempo che ha vissuto un cinquantennio dentro le istituzioni politiche è stato l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Ma andiamo alla posizioni dei partiti. PDL e UDC sono d’accordo con la reintroduzione delle preferenze , il PD no. Certo che il leader del PD Bersani ce la metta tutta per non farsi amare nemmeno dalla base e dai suoi simpatizzati. Vero che in politica si può cambiare idea, ma su questo punto importante come la legge elettorale, come fa Bersani a opporsi proponendo di ritornare al “mattarellum”, cioè ai collegi uninominali con liste bloccate, o di lasciare la legge attuale dopo tutto quello che si è detto e abbiamo visto? L’espressione della preferenza è un diritto sacrosanto del cittadino, il quale, se non si farà la riforma elettorale, potrebbe dire: continuate a nominarvi i deputati, tanto ce ne resteremo a casa perché votare è inutile. Certo che a leggere le dichiarazioni di Bersani si rimane senza parole: “Con un colpo di mano da parte del PDL – dice – la rottura è inevitabile. Il PDL sulla legge elettorale oscilla tra pratiche dilatorie ormai estenuanti e la suggestione di un colpo di mano in Parlamento.” Ma se è da diversi anni che i cittadini gridano, raccolgono firme, che chiedono di scegliersi i loro deputati e ora che siamo al momento di ritornare a votare, Bersani parla di colpo di mano? Colpo di mano contro chi e per quale fine? Ma dica invece si o no, se vuole o no che si reintroducano le preferenze. Abbandoni Bersani il suo linguaggio alchemico, e dica veramente cosa vuole fare. Il PDL l’ha detto, l’UDC pure, dunque dichiari la posizione del suo partito evitandoci parole come quelle della senatrice Finocchiaro, la quale “sente puzza di bruciato. La forzatura PDL –Lega è irresponsabile”. Dunque dopo montagne di critiche e di lamentele da parte del Paese per l’attuale “legge elettorale porcata”(donde “porcellum”), si parla di forzatura?
Questa “anomala maggioranza” ove gruppi politici alternativi gli uni agli altri, sono stati sempre bravi a dire sì al loro professore Monti, a dire sì al salasso del nostro Paese, a dire sì a tagli, tasse e patrimoniali, a dire sì ad una riforma del lavoro che lascia famiglie senza pensione e senza lavoro, ora, improvvisamente, si preoccupa dei “colpi di mano”, delle “forzature”, è allarmata perché si profila la possibilità della riforma che tanto aspettiamo, quella elettorale appunto, che consentirebbe di ridare voce ai cittadini facendo loro scegliere, con il voto, i loro deputati.
Certo che l’offesa all’intelligenza ha superato i limiti di guardia.
Il Paese vuole la riforma dell’attuale legge elettorale, pertanto che si facciano venire le idee per cambiarla, che trovino una soluzione unitaria o a maggioranza, ma che ci restituiscano il diritto di votare chi vogliamo nella piena libertà che una vera democrazia ha il diritto di vivere.

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