Pozzallo, Greenpeace: “Eni ed Edison via dal Canale di Sicilia”

Il “No trivelle tour” siciliano di Greenpeace ha fatto questa mattina nuovamente tappa in provincia di Ragusa. Dopo l’appuntamento a Scoglitti di una decina di giorni fa, infatti, l’associazione ambientalista è salpata oggi a bordo della barca a vela “Luna” dal porto di Pozzallo in direzione del mare aperto. Oggetto della protesta la piattaforma petrolifera Vega Alfa (Edison 60%, ENI 40%).

La scelta della Vega non è stata affatto casuale. Innanzitutto perché è la piattaforma petrolifera più grande presente nelle acque territoriali italiane. Poi perché si trova esattamente a 12 miglia dalla costa, il famoso limite imposto dal “correttivo ambientale” voluto dall’allora ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, come fascia di sicurezza anti marea nera all’indomani del disastro petrolifero della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Quel correttivo “sanato” da Corrado Passera. La Vega Alfa, poi, è una piattaforma molto particolare: è composta dalla classica struttura in metallo che si staglia a una sessantina di metri di altezza sul livello del mare e, a circa un miglio e mezzo di distanza, da una grossa testa rotante collegata alla nave petroliera Leonis che raccoglie il greggio estratto dalla Alfa.

La Leonis, i cui lavori di adattamento a questo nuovo sistema di stoccaggio del petrolio sono stati realizzati da un consorzio di imprese siracusane tra le quali spicca anche l’impresa di famiglia della stessa Prestigiacomo, ha sostituito pochissimi anni fa la Vega Oil, piattaforma di servizio della Vega Alfa, classe 1972, che secondo la Capitaneria di Porto di Pozzallo era un colabrodo a rischio disastro ambientale. Ma l’inchiesta scaturita dalle indagine dei militari del mare è finita con l’archiviazione.

Ma non è l’unica inchiesta che interessa la struttura di Edison-ENI perché ai primi di giugno il GUP di Modica, Lucia De Bernardin, ha rinviato a giudizio 6 manager Edison (tra i quali persino Umberto Quadrino, all’epoca dei fatti contestati all’azienda) con l’accusa di aver iniettato liquidi non autorizzati in uno dei pozzi sterili della Vega (questa volta la Alfa: la Oil è stata sostituita dalla Leonis). Ma a Edison è andata molto bene perché nel rinvio a giudizio non c’è più l’accusa di inquinamento del mare.

Perché, a dirla tutta, pompare liquidi nel sottosuolo è legale, se i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico ti autorizzano: serve ad aumentare la pressione del giacimento e a produrre più petrolio. Edison, ovviamente, afferma di avere tutte le autorizzazioni necessarie a procedere con questa pratica comune all’industria petrolifera.

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