L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ……………..DI DIRETTORE . ELEZIONI : SI VA AL VOTO IL 28 OTTOBRE. SI APRE LA CAMPAGNA ELETTORALE PER 5/6 SEGGI ALL’ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA.

E’ dunque ufficiale, si vota per le regionali il prossimo 28 ottobre. Ed inizia, pertanto, la campagna elettorale dei partiti. Come sempre, con molti aspiranti candidati e pochi progetti. Non c’è, del resto, tempo per i progetti. Alla fine di agosto le liste devono essere già presentante. Bisogna correre e soprattutto scegliere. Nella ex ( è il caso di dire) provincia di Ragusa i posti disponibili all’ARS sono tra cinque e sei. Che cosa potrà accadere rispetto al 2008 in questo tempo di antipolitica? Capire come si muoverà l’elettorato ragusano è difficile, essendo saltati tutti i parametri di riferimento in ordine ad alleanze sia nel centrodestra che nel centrosinistra, e a seguito della nascita di una molteplicità di gruppi autonomistici e di movimenti politici trasversali. La possibilità di un forte astensionismo è anche un dato sicuramente da prevedere. Ma andiamo alle ipotesi sulla base dei dati delle precedenti elezioni regionali.
Il PD riconfermerà sicuramente un suo deputato tra i due uscenti Ammatuna e Di Giacomo. Nel 2008 il PD conquistò infatti 17.055 voti, cui si unirono i 7178 della lista Anna Finocchiaro; ma è ipotizzabile che il PD possa togliere consenso ad altre forze politiche ed attestarsi sui 27 mila voti e ottenere due seggi. Lo stesso ragionamento vale anche per il PDL, che nel 2008 ottenne 30.535 voti, che comprendevano anche i voti dell’ex Alleanza Nazionale confluita nel partito berlusconiano. Il PDL, che in provincia fa capo a Nino Minardo, un deputato lo eleggerà senza dubbio; la fuoriuscita di Nello Di Pasquale e Innocenzo Leontini toglierà di certo voti al PDL, almeno quelli dei seguaci stretti dei due leader, ma non è detto che gli elettori pidiellini siano tutti disponibili a seguirli. L’ex area di AN che fa capo all’on. Incardona e che è approdata nel movimento “Grande Sud” di Gianfranco Miccichè, dovrà molto darsi da fare per avere il suo seggio a Palermo, visto, fra l’altro, che gli ex AN alcuni hanno seguito Micciché, altri il finiano Granata. E veniamo all’UDC. I 25.447 voti del 2008 dove andranno a finire, dopo l’uscita di scena del leader indiscusso che era Giuseppe Drago? Orazio Ragusa se riconfermerà i suoi circa 13 mila voti potrà ritornare a Palermo, ma è anche ipotizzabile che parecchio elettorato dell’UDC possa sperdersi tra il movimento “Territorio” che ha al suo interno l’ex udc Cosentini, come pure tra PDL, MpA e PD.
Infine il MpA, che pare cambierà nome chiamandosi “Partito dei siciliani”. Il movimento autonomista, che nel 2008 ottenne 11.844 voti, riuscì ad eleggere Riccardo Minardo, ma la posizione di quest’ultimo è adesso alquanto incerta e bisognerà vedere, in caso di una sua ricandidatura, la reazione dell’elettorato rispetto alla sua vicenda giudiziaria. Il movimento autonomista potrebbe perdere il seggio a favore del movimento “territorio”.
Insomma si va alle elezioni regionali con una quadro politico frammentato, incerto, e con un rimescolamento nel quale si inseriscono anche altri gruppi politici come l’Italia dei valori, che nel 2008 ottenne 1756 voti, Sel e Federazione della sinistra, e La Destra di Storace, che nel 2008 ottenne 1129 voti. L’elettorato della provincia di Ragusa quale riflessione farà? Nel 2008 ha dato complessivamente ai partiti del centrodestra un risultato di 59.215 voti e ai partiti del centrosinistra complessivamente 32.728 voti, mentre 11844 sono stati i voti a favore del movimento di Lombardo.
La partita è in fase di inizio. Ma sarà veramente difficile, dato che si va alle elezioni regionali proprio mentre è in corso la soppressione del Tribunale di Modica, l’aeroporto di Comiso non apre, l’Università ci viene scippata, il porto di Pozzallo è fermo al palo, la disoccupazione è la più alta rispetto alle altre province siciliane, le imprese chiudono, le scuole si accorpano, il turismo è in calo, la manovra economica del Governo Monti vessa i cittadini e taglia risorse a regioni e comuni. In condizioni del genere l’unica cosa certa è che non è più possibile fingere, perché gli occhi degli elettori ormai sono bene aperti.

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