QUALCUNO A MODICA CONFONDE IL RUOLO DELLE IMPRESE CON QUELLO DELLE BANCHE. La riflessione di Ballarò

Solitamente scrivo per esternare il mio pensiero rispetto a varie tematiche , auspicando che ciò possa determinare un confronto con gli altri, ma qualche volta, come in questo caso, lo faccio perché sollecitato da altri interventi che trovo fuori da ogni logica e che producono solo interventi polemici ed arroganti che deviano il sereno confronto e confondono le idee di coloro che dovrebbero analizzare i fatti.
Un articolo del giornalista Saro Cannizzaro, riportava ieri la denuncia dell’impresa Giorgio Puccia nei confronti di quasi tutti i suoi dipendenti(si sono salvati quelli in malattia e chi era in ferie) per essersi astenuti a giugno per tre giorni consecutivi dal lavoro, lasciando la città sporca.
Un’analisi corretta dei fatti, scevra di quel tifo per una delle parti in causa, induce ad affermare che lo sciopero scaturiva da un lungo periodo di emolumenti corrisposti in ritardo ed un arretrato di tre mensilità che poneva i lavoratori in serie difficoltà;
l’impresa Puccia,il cui titolare a scanso d’ogni probabile equivoco non è mio parente e quindi è escluso il mio patrocinio legale d’ufficio, non paga regolarmente i dipendenti perché il committente il servizio d’igiene urbana non rispetta i mandati di pagamento all’impresa per le vicissitudini economiche note a tutti e tuttavia avrebbe potuto sanzionare l’impresa a cui è affidato il servizio per inadempienza contrattuale;
ne consegue che l’imprenditore per argomentare le ragioni del proprio inadempimento, decide di denunziare i lavoratori che hanno messo in atto l’unico strumento in loro possesso per sollecitare le proprie spettanze.
Ma allora di chi è la colpa ?
Gli imprenditori non sono banche che anche in presenza di mancati introiti, possono tranquillamente continuare ad onorare i propri impegni; credo che se il Comune avesse regolarmente pagato l’impresa d’igiene ambientale, quest’ultima avrebbe certamente corrisposto puntualmente i salari ai dipendenti che rappresentano l’anello debole della catena e paradossalmente ne escono anche penalizzati con una denuncia, oltre a dover subire l’arroganza di qualche cittadino che s’improvvisa competente della materia e scopre che il problema risiede nel fatto che l’organico dell’impresa è doppio rispetto alle reali esigenze.
Questi esperti della materia, dovrebbero sapere che nei contratti tra pubblico e privato esistono dei parametri dai quali non è possibile derogare, ma esiste anche la capacità imprenditoriale che non consente la gestione di risorse umane in esubero perché altrimenti toglierebbero spazio al giusto profitto dell’impresa.
Gli organi di rappresentanza dei lavoratori hanno fatto qualcosa per evitare questo stato di cose ?
Chi li rappresenta ha verificato che il committente il servizio abbia distribuito le risorse economiche disponibili con equità per evitare che piangano solo alcuni ?
Questo è il vero problema !
In una famiglia, in una società, il primo obbligo per chi la rappresenta è quello di essere imparziale.
Chi di dovere si faccia carico di queste verifiche che possono essere propedeutiche alla soluzione del problema, perché a sentire qualche bene informato, ci sarebbe chi, nonostante le difficoltà dell’ente comunale, non soffrirebbe le pene di tanti altri.

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