FP CISL RAGUSA: CONFERENZA STAMPA SU SPENDING REVIEW

Oggi presso il Saloncino della U.S.T. CISL di Ragusa, si è tenuta la prevista conferenza stampa sulle ricadute in ambito provinciale della legge 135/2012. Il segretario generale della Funzione Pubblica, Gianfranco Marino, ha dettagliato i vari aspetti della normativa con le ricadute sul nostro territorio. Di seguito quanto emerso nel corso della conferenza stampa. Dopo la conversione in legge del decreto sulla cosiddetta spending review l’attenzione dei soggetti coinvolti si sposta inevitabilmente sulle ricadute sociali di questa norma, fortemente penalizzante.
L’obiettivo della CISL in questa fase è quello di mantenere con il territorio quel rapporto di trasparenza che la contraddistingue. Non informare la società civile delle possibili ricadute di questo provvedimento legislativo, fortemente contrastato anche dalla nostra O.S. che non ha condiviso i tagli inaccettabili al personale e che ha chiesto che venissero dirottati sulla vera zavorra della spesa pubblica (costi della politica, consulenze, esternalizzazioni e appalti poco trasparenti), significherebbe non tenere nel debito conto la cittadinanza in senso lato.
Allo stato attuale la CISL continua a mantenere il dialogo con il Governo e non una contrapposizione sterile che in un momento come questo non può che arrecare ancora più danni. Ciò non significa subire le scelte che intenderebbe adottare il Governo, (la riprova è la mobilitazione che è stata proclamata di tutti i comparti del pubblico impiego) ma trovare le migliori soluzioni possibili per salvaguardare i servizi e i soggetti che li erogano. Lo sciopero proclamato da altre sigle sindacali, peraltro a scoppio ritardato e quindi puramente simbolico, ridotto quasi ad un rito, in un momento di crisi come questo significa anche chiedere ai lavoratori un ulteriore e gravoso sacrificio economico che il più delle volte non appare tollerabile. Lo sciopero, come è avvenuto in altri paesi europei a nostro avviso pregiudica il dialogo e permetterebbe al Governo di adottare provvedimenti unilaterali. Quindi finché è possibile noi della CISL cerchiamo il dialogo e il confronto.
La questione di maggior rilievo su cui si sta concentrando il confronto a livello nazionale è quella determinata dalla riduzione degli organici nelle amministrazioni dello Stato e Parastato e dei possibili esuberi (circa 11.000), che preoccupano non poco, in quanto è imminente, ai sensi dell’art.2 della Legge, la scadenza (31.10.2012) in cui saranno adottati i DPCM che vi daranno attuazione per gli uffici dei livelli dirigenziali e per la spesa complessiva relativa al numero dei posti del personale del comparto non dirigenziale, rispettivamente nella misura del 20% e del 10%.
Una riduzione già fissata dalla legge che consente solo compensazioni fra le varie amministrazioni e che dovrà coordinarsi con quanto previsto in materia di riorganizzazione dello Stato (art.10) sul territorio provinciale (Prefettura – Uffici Territoriali del Governo), ove diventerà unitario l’esercizio delle funzioni logistiche e strumentali secondo una tempistica strettamente connessa alle scelte che saranno effettuate in materia di riordino delle Province, ed a cui conseguirà entro 6 mesi l’adozione dei regolamenti di organizzazione. Ci preoccupa, nonostante le rassicurazioni fornite dal Ministro, il fatto che i meccanismi previsti dalle legge per ammortizzare gli esuberi (superamento dei vigenti vincoli pensionistici se i requisiti sono maturati entro il 31.12.2014, estensione del periodo di disponibilità di altri 2 anni se entro quel periodo vengono maturati i requisiti pensionistici, utilizzo del part-time in relazione alla maggiore anzianità contributiva) potrebbero non essere sufficienti per il loro smaltimento senza dover ricorrere alla messa in disponibilità ovvero in mobilità, peraltro in assenza di criteri concertati e quindi con un grosso deficit di equità. Senza contare che a causa dei tagli indiscriminati esiste il rischio concreto di abbassare i livelli di welfare e di protezione sociale, oltre che i servizi ai cittadini. Ma su questo vigilerà la nostra organizzazione a livello nazionale, atteso che tutta la procedura si svolge, compreso il confronto sindacale, in sede centrale, mentre a livello periferico manterremo alta la mobilitazione. Sarà in quella sede che saranno messe in evidenza tutte le incongruenze e le contraddizioni che reca in se questa legge, che ha anteposto agli obiettivi di riorganizzazione dei servizi pubblici sui bisogni delle comunità, alle verifiche articolate sui territori, ai reali fabbisogni delle varie amministrazioni ed alla capacità delle stesse di garantire gli standards minimi di funzionamento, un taglio lineare degli organici camuffato da revisione della spesa, che paradossalmente potrebbe incrementarsi anziché ridursi per la necessità di dover acquistare sul mercato dei servizi che dopo i tagli degli organici non potrebbero più essere assicurati dalle amministrazioni pubbliche.
Ma la questione che più ci preoccupa a livello territoriale è quella dei Comuni dove il taglio lineare delle dotazioni organiche sarà operato sulla base di parametri di virtuosità che ne fisseranno la consistenza e che saranno contenuti in un DPCM da emanare, d’intesa con la Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali, entro il 31.12.2012, tenendo prioritariamente conto del rapporto tra dipendenti e popolazione residente, con riferimento alla media nazionale del personale in servizio presso gli enti, ivi considerate anche le unità di personale in servizio presso le società partecipate. Gli enti che saranno collocati ad un livello superiore del 20% rispetto alla media non potranno effettuare assunzioni, mentre quelli al di sopra del 40% dovranno applicare le misure di gestione delle eventuali situazioni di soprannumero previste per Stato e Parastato. Un taglio che potrebbe comportare forti penalizzazioni in termini di servizi erogati alla collettività per delle realtà comunali già fortemente provate da una serie di provvedimenti legislativi che hanno reso sempre più difficile la loro stessa sopravvivenza. In provincia di Ragusa il costo maggiore lo potrebbero pagare grandi e piccole realtà, già provate da una rigida politica di contenimento della spesa che ha di fatto determinato la contrazione di importanti servizi, conquistati in tanti anni di lotte e mobilitazioni e garantiti anche grazie alla stabilizzazione del personale precario. Ora si potrebbe rischiare di dover mettere in mobilità ovvero in disponibilità il personale in esubero non riassorbibile. Ma anche incontrare maggiori difficoltà nelle procedure di stabilizzazione del personale contrattista ed ASU nei posti della dotazione organica dei Comuni, nel frattempo ridimensionati, come pure nella stabile elevazione a 36 ore dell’orario contrattuale del personale già stabilizzato ma con rapporto di lavoro a part-time.
Per queste ragioni crediamo opportuno e necessario informare il territorio ed affrontare di concerto con i comuni tutte le azioni possibili per evitare che alcuni servizi possano venire ridimensionati se non azzerati. In tal senso riteniamo necessario fare un ulteriore passo in avanti sul modello partecipativo inaugurato con la sottoscrizione, in data 22.6.2012 alla presenza nella veste di garante di S.E. il Prefetto di Ragusa, del Protocollo d’intesa fra tutti i Sindaci e le OO.SS. Provinciali CGIL-CISL-UIL sulla istituzione di un tavolo finalizzato al confronto in materia di politiche delle entrate e delle spese degli enti, propedeutico alla stesura dei bilanci di previsione delle amministrazioni comunali della provincia di Ragusa. Si appalesa, infatti, quanto mai urgente avviare per ogni comune un tavolo di confronto sia sui dati relativi al personale ed ai servizi sia sul possibile impatto che l’attuazione della normativa suddetta potrà avere sulle dotazioni organiche degli enti, al fine di individuare le possibili criticità, nonchè tutte le modalità utili a fronteggiare ed eventualmente rimediare le possibili ricadute negative sui lavoratori e conseguentemente su quei servizi, in atto garantiti alla cittadinanza ed alle imprese, servizi da conservare e/o potenziare, ricorrendo anche alle Unioni dei Comuni, e così poter rappresentare tutte le criticità rilevate alla Conferenza Stato-Citta-Autonomie Locali che dovrà esprimere il proprio parere obbligatorio sul DPCM che fisserà i parametri di virtuosità degli enti e che verrà approvato entro il 31.12.2012. Ed in tal senso abbiamo già fatto richiesta di attivazione del tavolo a tutti i Comuni della provincia. In assenza di riscontro daremo il via alla mobilitazione dei lavoratori.
Sul versante del riordino delle Province, in Sicilia si metterà mano dopo la formazione del nuovo Parlamento e del Governo (entro 6 mesi dall’approvazione del decreto sulla spending review) che dovranno adeguare l’attuale ordinamento regionale ai principi fissati dall’art.17 della Legge 135/12 ed ai vincoli decisi con deliberazione del Consiglio dei Ministri (dimensione territoriale non inferiore a 2.500 kmq e popolazione residente non inferiore a 350.000 abitanti). Nelle Regioni a Statuto ordinario comunque si stanno già intravedendo delle difficoltà a rispettare la tabella di marcia imposta dalla legge. Riteniamo che tale riordino vada coordinato con una revisione del sistema istituzionale ed una riorganizzazione delle competenze. Infatti, in assenza di un ridisegno territoriale, la riduzione delle amministrazioni provinciali darà luogo ad una geografia priva di senso. I servizi vanno riarticolati in base ai bisogni delle comunità locali, evitando tagli che si ripercuotano su persone, famiglie e imprese.
Per quanto riguarda Ragusa,affermano sempre dalla FP Cisl, le misure previste in materia di riduzione di posti letto ospedalieri nella Sanità e cioè il rapporto posti letto/abitanti fissato in 3,7 ogni 1.000 abitanti, comprensivo di 0,7 destinato a riabilitazione e lungodegenza post-acuzie, è ampiamente rispettato (rispettivamente 2,08 e 0,37 per mille) e non richiederanno conseguentemente ridimensionamento dell’organico. Semmai occorrerà intervenire sulla adeguamento della dotazione organica, in virtù dell’aumento dei posti letto.
È inoltre opportuno attenzionare l’esistenza di duplicazioni delle strutture complesse, che andrebbero eliminate, come pure accelerare sulla attivazione degli oltre 90 posti letto per non acuti ad oggi rimasti sulla carta. Le Riabilitazioni , le Lungodegenze e le RSA, ad oggi risultano attivate solo con piccole percentuali di posti letto. Infine, il completamento e il necessario incremento della dotazione organica garantirebbe maggiore qualità alle prestazioni sanitarie. Registriamo anche un ritardo nella completa attivazione dei filtri territoriali (PTA), con conseguente rallentamento del processo di deospedalizzazione.
Anche l’Amministrazione Regionale Siciliana si è dotata di un programma di contenimento della spesa pubblica. Grazie all’azione stringente del sindacato e alla sensibilità dell’Assessore Regionale Vernuccio, l’impatto della spending review sul lavoro pubblico è stato in un certo qual modo attenuato. Ci saremmo aspettati di più rispetto ai tagli alle consulenze e agli incarichi esterni, che forse formano il vero spreco dell’Amministrazione Pubblica Siciliana, senza parlare dei tagli dei privilegi della casta, a cui, pare, sia impossibile rinunciarvi. Si tratta comunque dell’ennesima occasione mancata. La vera Spending Review avrebbe dovuto ripensare alla spesa pubblica nell’ottica di uno sviluppo, di una crescita vera dell’economia dell’Isola: e di ciò non vediamo nulla.

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