Peppe Drago candidato alle “Regionali”. “Ho pagato le mie colpe, ma intendo ricominciare daccapo”

E’  un Peppe Drago sereno e apparentemente “carico”, desideroso di scendere in campo, di rimettersi in gioco quello che stamattina si è presentato alla conferenza che aveva indetto presso Torre del Sud a Modica. Drago, da qualche anno “in panchina”, ha ufficializzato la sua candidatura con Cantiere Popolare alle prossime elezioni regionali. Non aveva code di persone, si è presentato da solo(e già ha fatto bene la sua prima mossa)ma è stato molto determinatodimostrando di essere il Peppe Drago di sempre e che la pausa determinatasi per la sua vicenda giudiziaria relativa al periodo della presidenza proprio alla Regione, lo ha solo caricato e lo ha fatto tornare il personaggio delle sue prime cariche politiche. “Riparto da zero – ha detto subito – ho voluto dare un colpo di spugna in ogni senso, a cominciare dai collaboratori, tutti nuovi, che avrò modo di presentare nei prossimi giorni”. Perche “Peppe” ha capito che gli errori, molti, li ha commessi direttamente con le sue scelte, con l’essersi circondato di gente, alcuni, sbagliata. “Mi sento pronto a rimettermi in gioco – dice -. Ho sbagliato in passato ma nei miei errori non includo l’utilizzo dei fondi riservati della Regione, per il quale sono stato condannato. Perchè mi sento con la coscienza a posto. Sono consapevole di avere agito nel giusto e secondo la legge, come ho avuto modo di spiegare più volte, e di essere stato condannato ingiustamente. Non ero tenuto, come anche chi prima di me, a rendicontare nulla, perché non lo prevedeva la legge. Tuttavia ho pagato per questi fatti. Mi sono dimesso da parlamentare nazionale, sono scomparso dalla scena politica, ho scontato colpe che non avevo. Adesso sono pronto a scendere in campo. Chi crede ancora in me, nel ricordo anche delle cose buone che ho fatto per questo territorio, mi dia fiducia. Quanti invece pensano solo agli aspetti giudiziari, al processo «Modica bene», dal quale sono uscito comunque assolto, si rivolgano pure altrove. I candidati non mancano”. Peppe Drago dopo questo sfogo, passa all’analisi politica e tira fuori la “storica” “si stava meglio quando si stava peggio”. “Mi chiedo – ha aggiunto – che fine ha fatto la classe dirigente politica in un provincia di Ragusa? L’aeroporto di Comiso non parte perché ciò fa comodo ai catanesi. Il porto di Pozzallo non si sviluppa perché è subordinato a quelli di Augusta e Catania. A che servono gli scioperi della fame quando si continua ad essere ignorati, se non addirittura derisi, da Roma? Il governo Monti è stata una iattura. Sono d’accordo sul rigore, ma non sul rigorismo, che è cosa ben diversa».
Da politico attento, intelligente, maturo, Peppe Drago non si è presentato ai giornalisti “a mani vuote”, ha portato il suo programma elettorale nel quale sono previsti meno deputati regionali da ridurre da novanta a sessanta, senza stipendi. “Chi fa di professione il medico percepirà lo stipendio da medico, per i liberi professionisti si farà un conteggio di massima. La politica non dovrà più costituire una forma di sostentamento, ma un modo concreto d’impegnarsi per il territorio e per la gente. Il cambiamento dovrà partire dalla Sicilia, dalla provincia di Ragusa, da Modica, scippata, tra le altre cose, del tribunale e dell’università a causa di esponenti politici inadeguati”. L’ex presidente della Regione punta molto su un remake personale per richiamare i suoi estimatori di una volta. “Chi ricorda gli aspetti negativi del mio passato politico, deve rammentare anche le cose buone che ho fatto, l’epoca florida in cui la provincia era un’isola felice. Conosco il mio territorio e ho le soluzioni giuste per risollevarlo dalla crisi. E poi, che diamine, bisogna pure ricominciare a sperare, a sognare. E’ ciò che metto sul piatto a quanti ci credono. I disfattisti si rivolgano pure altrove. Mi pongo anche l’obiettivo – conclude – di tagliare i ponti col passato, stoppando i parassiti e i fannulloni per ricominciare daccapo, con persone che scommettono su loro stesse e su un futuro collettivo più roseo, da garantire ad un intero territorio, oggi stritolato dalla crisi”.

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