La morte dello sciclitano Francesco Veneziano. Testimonia il consulente

La morte del trentaduenne sciclitano, Francesco Veneziano, destò molto clamore a Scicli. La tragedia, consumatasi nelle prime ore del mattino del 16 febbraio 2009 mentre il giovane si recava al lavoro, è stata rievocata ieri mattina davanti al giudice unico del Tribunale di Modica, Antongiulio Maggiore, dal consulente tecnico d’ufficio, Giovanni Papanno, dagli agenti della Polizia Stradale che effettuarono i rilievi, e da quelli del Commissariato che arrivarono per primi sul luogo della tragedia. Tutti hanno convenuto circa la responsabilità dell’imputato, il modicano Roberto M., 38 anni, che era alla guida di una Renault Megane, accusato di omicidio colposo, difeso dall’avvocato Salvo Maltese. La famiglia si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Agnello. Quella mattina, Veneziano si stava recando ad Acate, dove faceva l’ operatore ecologico alle dipendenze dell’Impresa Busso di Giarratana. Il turno iniziava alle 4. Era partito da Scicli intorno alle 3 ma giunto a Modica, sul viadotto Guerrieri, era stato investito dalla Renault. Fu un tamponamento violento poiché secondo il perito e la polizia l’auto procedeva a velocità elevata e non si sarebbe accolto della presenza del motociclo. La vittima fece un volo a ritroso con il suo motociclo Kimko del quale andava fiero. Poi l’impatto violento con la carreggiata ghiacciata e la sua vita si era conclusa. Pare che il giovane avesse dovuto incontrarsi nei pressi di Chiaramonte Gulfi con un collega per poi proseguire insieme fino ad Acate. I genitori del giovane avevano consentito l’espianto delle cornee del figlio. La sentenza è stata fissata al prossimo mese di marzo.

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