Indossano le brache bianche i segretari per sventolare la crisi degli enti. Da Scicli parte la protesta regionale di Cgil, Cisl e Uil contro i tagli della Regione

Una grande mobilitazione regionale quella registratesi a Scicli, stamani, davanti al palazzo di Città, assunto da CGIL, CISL, UIL, come simbolo di presidio di legalità ( è la sede,nei romanzi di Camilleri, del commissariato di Vigata dove opera Salvo Montalbano).
I segretari generali della F.P. CGIL delle provincie siciliane ( non c’erano quelli di Cisl e Uil perché sostengono di essere stati informati di questo in ritardo), con in testa Michele Palazzotto, hanno deciso di far partire da Scicli la loro protesta contro la Regione siciliana che taglia i trasferimenti in modo sostenuto e scriteriato tanto che i comuni non ce la fanno più a pagare gli stipendi ( dai tre ai quattro mesi di arretrato per quattro enti in crisi in provincia di Ragusa) e a rendere servizi adeguati ai cittadini. I segretari, oltre le opinioni espresse nei vari interventi di Aldo Mattisi, segretario generale della FP CGIL di Ragusa, Gianfranco Marino- segretario generale della CISL FP di Ragusa e Ettore Rizzone della UIL FPS di Ragusa, hanno reso plastico lo stato di crisi finanziaria degli enti locali: hanno indossato delle brache bianche e si sono simbolicamente incatenati sugli scalini di Palazzo di Città.
La mobilitazione si è poi spostata nell’aula consiliare del Comune dove la protesta è continuata con la decisione di occupare la sede del civico consesso. Tale azione dovrebbe estendersi ai comuni della provincia, almeno quelli che evidenziano una maggiore sofferenza.
“Ormai la misura è colma e non ci sono più margini di manovra per poter andare avanti, commentano Michele Palazzotto, segretario generale della F.P. CGIL Sicilia e Aldo Mattisi segretario generale della F.P.CGIL di Ragusa, lo Stato e la Regione con lo strumento della spending review tagliano i trasferimenti in modo abnorme e scaricano le loro crisi sul territorio e quindi sui comuni. Oggi si rischia la rivolta sociale. Non ci sono più le condizioni per fronteggiare questa situazione in modo civile e con le regole della democrazia. I dipendenti degli enti sono allo stremo con tre o quattro stipendi di arretrato. E’ venuto il momento di sbracciarsi. I sindaci,sostengano la nostra causa e comincino a fare i compiti in casa propria stanando gli evasori e gli elusori fiscali, a tagliare gli sprechi e le spese futili e inutili e mettendo in campo una seria politica delle entrate che faccia affidamento sulle possibilità degli enti di introitare somme proprie per garantire gli emolumenti ai dipendenti e rendere servizi ai cittadini. A questo ragionamento,oggi non intravediamo valide alternative.”

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