Modica e la grande alluvione del 1902. Oggi ricorre il 110° anniversario della tragedia

Nella notte fra il venticinque e il ventisei Settembre 1902, in meno di mezz’ora, a Modica si consumò una delle tragedie più immani che la nostra storia ricordi: da oltre ventiquattro ore pioveva a dirotto provocando una quantità di acqua pari alla metà di quella che, generalmente, cade in un anno intero. Il venticinque Settembre, la furia dell’acqua devastò le campagne del modicano, distruggendone i raccolti, allagando i campi e le strade. Alle quattro e venti, il volume della pioggia, che già era intollerante, si dilatò spaventosamente. La terra non era più in grado di contenerla, di lì a poco sarebbe avvenuta l’apocalisse; i torrenti Pozzo dei Pruni e Jannimauro, con furia inaudita, mandavano giù un’immensa quantità di acqua, particolarmente il Pozzo dei Pruni (che era alimentato da un bacino di diciassette Kmq con pendenza del trenta per cento) iniziò la folle corsa a sette Km da Modica. Man mano che si avvicinava raccoglieva le acque in piena del Passo Gatta, Cava Fazio e della Vaccalina come un imbuto; il dislivello era di oltre centocinquanta metri. Il torrente Pozzo dei Pruni piombò alle spalle della Chiesa di Santa Maria di Betlem con un fronte d’acqua di oltre undici metri di altezza a circa cinquanta Km l’ora. Il Ponte della Catena crollò senza resistenza, le prime case di abitazione furono spazzate via come se fossero state di carta; la Chiesa di S. Maria si riempì di acqua melmosa per un’altezza di tre metri e cinquanta. Nel palazzo dirimpetto alla Chiesa, l’acqua sfondò i balconi, allagando le stanze, dove lasciò un metro di fango; le colonne dei Ponti Pilera (gli attuali Ponti Pulera) si incrinarono paurosamente e l’Atrio Comunale si riempì di acqua per un’altezza di tre metri. Ma le acque non si arrestarono, continuarono l’opera distruttrice e devastante; l’alveo coperto di Piazza San Domenico scoppiò e l’acqua raggiunse i dieci metri di altezza dal letto dell’alveo. In prossimità del “Ponte Stretto” le acque del Pozzo dei Pruni e dello Jannimauro fecero innalzare la fiumana che si riversò sulla Via Santa Marta (attuale via V. Veneto). Erano le quattro e quaranta del mattino del ventisei Settembre 1902, il bilancio dell’immane tragedia fu pesantissimo: centododici vite umane furono stroncate nei venti minuti dell’apocalisse; i danni alle costruzioni urbane e alle campagne erano incalcolabili.
La notizia di questa tragedia ebbe una vastissima eco sull’intera nazione che rimase attonita e commossa dinanzi alla sciagura di tali dimensioni. Si costituirono, in tutte le regioni d’Italia comitati spontanei pro-Modica da Milano a Firenze, a Palermo che raccoglievano denaro, medicinali, indumenti, biancheria e quant’altro avesse potuto alleviare la sofferenza di chi aveva perduto tutto. Fu una commovente gara di solidarietà cui parteciparono anche le città di Novara, Cortona, Fiesole, Cesena, Sesto Fiorentino, Jesi, Loreto, Belluno, Avellino, Macerata ed Udine. Anche in altri centri della Sicilia si formarono i comitati pro-Modica: Catania, Agrigento, Trapani, Lipari, Caltagirone, Francofonte, Montevago, Mazara e Patti.
Tutte le testate dei giornali (Corriere della sera, Stampa, L’illustrazione italiana, Giornale di Sicilia) oltre a diffondere informazioni continue aprirono le sottoscrizioni che volessero fare pervenire i loro contributi alla popolazione di Modica. Anche i giornali stranieri continuavano a fornire particolari sul grave disastro che aveva colpito Modica (il Times Morning di Londra, l’Echo de Paris, il Matin de Paris, il Berliner Tageblatt ed il Vossische Zeitung di Berlino, il Russki Invalid di Pietroburgo, il Neues Wiener Tageblatt di Vienna, il Tagepost di Graz, Sun e l’Evening Post di New York, La Prensa di Buenos Aires, l’Universul di Bukarest). In seguito a questo cataclisma l’opinione pubblica nazionale si rese conto dello stato di arretratezza e delle assurde e primitive condizioni di vita della plebe modicana. Proprio la strage che l’alluvione aveva fatto nel quartiere “Sbalzo”, fece saltare all’occhio attento dei milanesi e dei palermitani la situazione degli aggrottati. Milano e Palermo strinsero un patto che portò al miracolo finanziario, per sanare una millenaria ignomia. Nell’arco di un anno fu costruito un quartiere, che ancor oggi viene chiamato Milano-Palermo, con sessanta appartamenti ed un asilo infantile, che fu aperto alla metà di Dicembre del 1904, destinato ad accogliere i bambini delle famiglie del quartiere. Il venti Aprile 1904 metà della popolazione modicana era presente all’inaugurazione del nuovo quartiere. Soltanto lo Stato non intervenne come se la faccenda non lo riguardasse, se non con una modesta elemosina di settemilalire.
Il ventisei Settembre, mentre a Modica si piangeva ed era tutto una rovina, il Presidente del Consiglio Zanardelli partecipava ad un banchetto dato in suo onore a Melfi. Giolitti, rientrato a Roma da Torino, no seppe far altro che dare disposizioni per il disastro di Catania, dove la mareggiata aveva provocato danni trascurabili alle strutture del porto.

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