LA DIFFUSA INCAPACITA’ DI RINUNCIARE AL PROPRIO PUNTO DI VISTA COME VERITA’ ASSOLUTA, DETERMINA L’IMPOSSIBILITA’ DI TROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO IN OGNI AMBITO. La riflessione di Ballarò

Stasera ho visto in televisione un programma che affrontava il tema del rapporto tra imprenditori del commercio ed i loro dipendenti ed in particolare l’apertura domenicale delle attività commerciali e il dissenso dei dipendenti che, a fronte d’un mancato riscontro delle aspettative dei titolari,causa la crisi ed un sempre peggiore potere d’acquisto dei consumatori, si vedono sacrificare il giorno di riposo in deroga ai contratti di lavoro ed in assenza di qualunque beneficio reale per l’imprenditore, per l’acquirente e per loro stessi.
Poiché era possibile intervenire, ho postato un commento che riporto integralmente:desidero esprimere il mio modesto punto di vista sul tema che va in onda ed al quale dò il benvenuto perché spero possa fare emergere alcuni punti nodali che non attengono solo al settore del commercio ma a tutta l’imprenditoria ed al mondo dei lavoratori dipendenti.
In questo periodo di grave crisi economica, sembra stiano venendo meno alcuni principi fondamentali del mondo del lavoro ed un drammatico ritorno al passato privo di regole; gli imprenditori in gravi difficoltà hanno bisogno di lavorare più possibile e questa necessità investe i dipendenti che legittimamente vorrebbero riposarsi la domenica. Bisogna trovare un punto d’equilibrio che rispetti l’esigenza degli uni ed i diritti degli altri, mediante riposi compensativi, peraltro previsti dai contratti di lavoro. Bisogna che oggi il datore di lavoro ed i suoi dipendenti facciano squadra, perché la soluzione dei problemi del primo, presuppone una diversa soddisfazione degli altri. L’imprenditore, oggi più che mai deve abituarsi a considerare i dipendenti una vera risorsa della propria azienda ed i lavoratori imparare ad operare con entusiasmo ed abnegazione come se si trattasse della propria attività. Gli abusi degli uni o degli altri equivalgono a fallimenti per entrambe le parti.
Bisogna al contempo far crescere quella consapevolezza dei diritti e dei doveri sui quali si fonda un proficuo e duraturo rapporto di lavoro, maturando altresì un elemento che diventa sempre meno diffuso nella nostra società, ossia il coraggio civile del confronto senza deleghe ad alcuno. In altri termini, va abbandonata la misera logica di aspettare che altri risolvano i nostri problemi,ma renderci disponibili tutti per una lotta giusta ma con la nostra presenza attiva. Fuori da queste logiche, sprechiamo solamente fiato.
Ritengo davvero che non esistano altre vie per affrontare un problema che sembrerebbe di facile soluzione ma in realtà non lo è, eppure, a fine trasmissione, la considerazione che ho fatto, è stata quella che spesso i problemi non trovano soluzione non tanto per l’infondatezza delle tesi sostenute dalle parti in causa, non solo per la crisi che rende difficile ogni trattativa per quanto giusta sia, quanto perché non abbiamo la predisposizione mentale, il giusto atteggiamento culturale per saper rinunciare al nostro punto di vista che nel confronto con gli altri può divenire relativo se visto da una diversa angolazione ed invece abbiamo la stupidità di pretendere che la nostra tesi sia verità assoluta.
In questo modo, mai nulla potrà cambiare.

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