Regionali 2012. Di Natale: Pubblici i beni comuni, No-triv, No Muos. Scelte chiare per un nuovo modello di sviluppo

Il voto di domenica prossima, prima tappa di una stagione elettorale decisiva per le sorti della Sicilia, dell’Italia e di ogni realtà locale grande o piccola, assume un valore fondamentale in relazione ai temi di fondo che decideranno il nostro futuro: le politiche per il lavoro, per i diritti, per la giustizia sociale, per l’affermazione del carattere pubblico dei beni comuni e dei servizi essenziali alla vita della comunità e dei suoi membri, per un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile, a basso consumo energetico, incentrato sulle vocazioni naturali, sui beni culturali ed ambientali del territorio, su un’agricoltura di qualità a misura di contadini-produttori e di cittadini-consumatori, a filiera corta e libera da intermediazioni speculative.
“Su questi principii di fondo – dice Angelo Di Natale, Candidato all’Assemblea Regionale Siciliana Indipendente nella Lista Fava (Fed-Sel-Verdi) – e in particolare su quello della gestione pubblica dei beni comuni le elezioni regionali di domenica rappresentano un test di grande valenza, dopo il referendum del 12 e 13 giugno 2011 che, tra l’altro, ha visto il popolo italiano pronunciarsi in modo netto e perentorio sulla pubblicità dei servizi essenziali come quello idrico e di igiene ambientale ma non trovare corrispondenza e coerenza nelle determinazioni successive assunte a vari livelli dal Governo, dal Parlamento, da alcune regioni e amministrazioni locali.
A cominciare dal voto di domenica che apre una fase di generale rinnovo degli organi di governo e di rappresentanza di quasi tutte le articolazioni istituzionali dello Stato, l’opzione democraticamente espressa in modo schiacciante lo scorso anno dai cittadini impone chiarezza e conseguenti assunzioni di responsabilità.
Nonostante tale voto, confermato e sancito nella pienezza dei suoi valori costituzionali dalla successiva sentenza della Consulta, la 199 di quest’anno, non poche scelte di varie amministrazioni sono andate in direzione opposta.
Tra le più eclatanti la privatizzazione del cimitero di Modica e del servizio di igiene ambientale e del ciclo dei rifiuti a Vittoria. Sulla prima mi soffermerò in altri momenti.
La seconda è totalmente sbagliata e in contrasto con l’interesse della città come dimostra in vari comuni della provincia e della Sicilia l’esperienza disastrosa di questo modello di gestione, affidata alla solita compagnia di giro di imprese private spesso prive dei requisiti minimi di affidabilità e di rispetto dei più elementari obblighi contrattuali.
Né questa inquietante prospettiva può diventare meno indigesta in presenza della gravissima crisi finanziaria dell’Azienda speciale del Comune, l’Amiu, e della conseguente necessità di darvi soluzione.
L’esperienza di non pochi fallimenti sotto i nostri occhi dimostra che l’emergenza è spesso strumento di imposizione di rimedi peggiori del male. Se poi tale emergenza – certamente grave – non è un fulmine dal cielo, ma la risultante di una condotta, pervicamente reiterata negli anni, di sprechi, clientele, disprezzo della qualità del servizio offerto ai cittadini e gestione finanziaria dissennata della quale i soli responsabili sono l’amministrazione comunale e la sua maggioranza, diventa ancora più difficile accettare, in nome di un’emergenza così costruita, una decisione, della stessa amministrazione e della stessa maggioranza, che rappresenta un vulnus arbitrario di un principio così limpidamente sancito dalla volontà popolare.
Insomma l’ente pubblico non può devastare, attraverso le proprie scelte e gli atti scellerati deliberatamente compiuti, un servizio, pubblico per definizione, e poi pretendere di avere un solo modo di “salvarlo”, quello di consegnarlo ai privati, spesso a costi esorbitanti per la comunità degli utenti e in palese violazione di un vincolo costituzionale come quello scaturito dal referendum e dalla sentenza della Corte.
Anche su questi temi il voto di domenica deve essere di chiarezza e di vincolo alle responsabilità. I cittadini i quali su questi temi hanno votato sì nei referendum dello scorso anno riaffermino il principio sacrosanto per il quale si sono espressi, sfiduciando le forze politiche che lo hanno disatteso e dando il consenso a quelle che lo hanno doverosamente osservato.
Quella che ho espresso è anche, ma non è solo una posizione di principio nel senso del coerente rispetto dei paletti costituzionali posti dal voto referendario e dalla sentenza della Corte Costituzionale. E’, prima ancora e soprattutto, una scelta di merito, dovuta ad una visione politica e sociale di fondo per la quale i beni essenziali alla vita delle persone e della comunità nel suo insieme devono essere garantiti a tutti, al costo minimo indispensabile consentito da una gestione efficiente ma pubblica e quindi libera dal gravame del profitto che per l’impresa privata tende sempre al massimo possibile. L’acqua o un ambiente pulito sono beni non negoziabili, dalla cui fruizione nessuno può essere escluso secondo canoni di produzione sociale e di sociale remunerazione dei costi. Quanto più un bene comune è di vitale importanza per l’esistenza stessa degli individui, tanto più esso deve potere farsi strumento di attenuazione delle disuguaglianze. Il che può essere garantito solo da una gestione pubblica e, al tempo stesso, efficiente, trasparente e di contenimento dei costi. Insomma l’esatto opposto dell’esempio fornito negli ultimi anni dall’Amiu la quale è riuscita a pagare a ciascun dipendente una media annua pro capite di 70 mila euro di solo lavoro straordinario ottenendo in cambio, sulla pelle dei cittadini, un servizio da terzo mondo.
Un altro punto nodale per l’affermazione di un sistema di sviluppo capace di produrre un nuovo modello di benessere e di ricchezza, materiale e immateriale, è quello delle scelte coerenti di fondo che ne sono precondizione. La Sicilia e, al suo interno l’area iblea, è tra le regioni più ricche al mondo di beni culturali, naturalistici e ambientali. Fare scelte in contrasto con la piena, univoca e integrale valorizzazione di tali risorse è delittuoso, autolesionistico e distruttivo per il futuro delle giovani generazioni. Ogni scelta, ogni intervento dovranno quindi essere integrati all’interno di questo modello di sviluppo e devono essere definitivamente cancellati cedimenti o tentazioni di segno opposto come lo sfruttamento di idrocarburi sia a terra che in mare. Nessun nuovo permesso dovrà essere rilasciato per le ricerche petrolifere da parte della Regione la quale dovrà fare sentire la sua voce contraria anche nei confronti dello Stato per gli atti di sua competenza. E quelli in esercizio dovranno al più presto essere oggetto di verifica e di revoca.
Analogamente la Regione dovrà, in autotutela, sospendere l’iter autorizzativo in relazione al Muos di Niscemi e azzerare ogni concessione già rilasciata, anche previa consultazione del popolo siciliano attraverso un referendum.
Su queste questioni di fondo la Sicilia deve decidere il proprio futuro.
Su questi temi la mia posizione, peraltro da sempre pubblicamente espressa anche come semplice opinione di cittadino e giornalista, oggi di candidato all’Ars nella Lista Fava, è chiara e senza equivoci”.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa