Scacco alla scienza o della scienza. A cura dell’avvocato Salvatore Poidomani

Norme non scritte invitano a non commentare le sentenze; regole di prudenza imporrebbero quantomeno di attendere le motivazioni. Tuttavia, visto il clamore che ha suscitato la sentenza di condanna dei componenti della Commissione Grandi Rischi, un’incursione negli spinosi territori giuridici mi sarà perdonata.
E’ da qualche giorno che mi arrovello tentando di ripercorrere il ragionamento del giudice e soprattutto di immaginare come motiverà la sentenza. Dirò subito che agli occhi del giurista, ma anche alla più parte dell’uomo della strada, il giudizio appare assurdo e privo di rigore giuridico. Una sentenza reazionaria, è stato detto, portatrice di principi che non potranno non essere cancellati dalla Corte di Cassazione.
Aggiungo che nel giro di due giorni ho cambiato più volte parere e non sono più convinto di quello espresso di primo acchito. Forse bisognerebbe veramente attendere la motivazione. Ma ormai che ci siamo buttati, proviamo a ragionare. Si è trattato veramente di un altro processo alla scienza dopo circa 400 anni? Ci troviamo davanti a un nuovo cardinale Bellarmino? Direi di no.
Nel celebre processo a Galilei è stato censurato e condannato un giudizio di natura prettamente scientifica, una nuova visione del mondo che scaturiva da una diversa lettura delle regole dell’universo.
Anche se, consentitemi una divagazione, l’affermazione di Galileo non era di natura matematica, ma filosofica, nel senso che Galileo presentò il suo sapere matematico come “necessità”, come certezza obiettiva e assoluta e quindi privo di quelli che sono i requisiti delle proposizioni scientifiche nella visione moderna della scienza: ipotetiche, probabili, falsificabili.
Ma torniamo al nostro processo.
Gli scienziati della Grandi Rischi non hanno espresso un parere tecnico scientifico e anzi oggi, dopo la pronuncia, apprendiamo da alcune intercettazioni telefoniche che ne hanno formulato uno di natura mediatica, politica, sollecitato e richiesto in termini di “rassicurazione” dal Capo della Protezione civile.
Per questo siamo portati a pensare che il Giudice non abbia condannato gli scienziati per imperizia, perché sapeva che non avrebbero potuto dare un giudizio affidabile perché è concordemente riconosciuto dalla comunità scientifica che i terremoti non sono prevedibili e che la presenza di uno sciame sismico non è indizio certo di una scossa di forte intensità.
Il Giudice, a nostro parere, ha ritenuto di individuare la colpa (perché di reati colposi si tratta) nella violazione delle regole di prudenza e diligenza.
Il comunicato, formale o no, con il quale è stata “tranquillizzata” la popolazione ha peccato di superficialità e negligenza poiché non si è tenuto conto del fatto che i cittadini aspettavano, perché l’avevano sollecitata, una dichiarazione e che si sarebbero comportati di conseguenza (naturalmente non merita alcun commento, vista la pochezza dei soggetti, l’invito del giornalista e del vice capo della Protezione civile ad annegare le preoccupazioni in un buon bicchiere di Montepulciano).
Da ciò deriva che essi avrebbero dovuto astenersi dal dare l’annuncio o che avrebbero dovuto essere più prudenti dando giudizi ponderati e non escludendo la possibilità dell’accadimento.
Ma appurare l’esistenza di un comportamento colposo non vuol ancora dire che debba giungersi ad un giudizio di colpevolezza.
E’ questo il punto cruciale, quello che fa gridare all’assurdità, e quello su cui, a nostro parere, il giudice troverà le maggiori difficoltà: il nesso di causalità, l’esistenza di un nesso di dipendenza tra l’evento e l’azione colposa.
In parole semplice, il giudice dovrà motivare ritenendo raggiunta la prova sul punto e precisamente che qualora gli scienziati avessero tenuto un comportamento diverso – astenendosi dal fare il comunicato o suggerendo una certa cautela, dichiarando ad esempio che non potevano prevedere ma neanche escludere il verificarsi del forte sisma – l’evento rappresentato dalle decine di morti non si sarebbero verificato o si sarebbero verificato in maniera diversa o se, in ogni caso, il loro comportamento abbia comportato un aumento del rischio morte per alcuni o tutti. E probabilmente il giudice ha ritenuto che se non vi fosse stato questo comunicato “rassicurante”, certamente?, probabilmente? tutti, molti o anche una sola persona avrebbero potuto decidere di assumere comportamenti diversi (dormendo all’addiaccio, ad esempio) o adottando ogni precauzione per non farsi trovare impreparati dal sisma. Un punto di importanza decisiva che dovrà essere attentamene vagliato e provato perché, in caso contrario, si rischierebbe di ridurre la responsabilità colposa a mera responsabilità oggettiva che, come sappiamo, è recisamente bandita dal nostro ordinamento. Brevi ed estemporanee riflessioni che ci inducono ad attendere la motivazione. Nondimeno due cose sin d’ora emergono: la certezza che il comunicato della Commissione Grandi Rischi ha poco o niente di scientifico e che l’accostamento a Galileo è sicuramente fuori luogo; l’indignazione per quanto si ricava dai video e dalle intercettazioni: quell’atteggiamento ossequioso, di subalternità dell’intellettuale e nella fattispecie dello scienziato dinanzi al politico. E’ certamente importante riconoscere il valore e l’essenza della politica quale “tecnica regia” cui spetta un ruolo attivo e decisionale, ma è altrettanto necessario che lo scienziato mantenga la sua indipendenza e libertà di giudizio.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa