Modica: Il sindaco Buscema risponde all’ex Torchi

Raramente capita di dovere confutare tesi che si presentano tanto deboli, piene di inesattezze e contraddizioni, quanto fuorvianti e volte al capovolgimento della realtà delle cose, come quelle esposte dall’ex sindaco di Modica. Innanzitutto, l’Amministrazione Comunale di Modica chiede scusa a nome della città alla dottoressa Annamaria Aiello, Presidente del Collegio dei Revisori del Comune di Modica, per essere stata oggetto di una valutazione del tutto fuori luogo e tipica di un modo arrogante di intendere il rapporto tra politica e funzioni di controllo. Riconfermiamo alla Presidente tutta la nostra stima e l’apprezzamento per il lavoro scrupoloso e imparziale svolto dal Collegio da Lei presieduto.

Per entrare nel merito, l’Amministrazione modicana va con ordine.
1. Debiti fuori bilancio.

Dice l’ex sindaco che i “debiti fuori bilancio riconosciuti derivano in massima parte da contenziosi con l’Università di Catania, l’ATO e il fornitore di energia elettrica ENEL”.

Niente di più inesatto: in realtà nessuno dei 16.367.419 di debiti fuori bilancio finora impegnati dal 2008 al 2012 si riferisce all’Università, o all’ATO, o all’ENEL.
Con l’Università è stato fatto un accordo transattivo che anzi ci ha consentito di ridurre al 50% il debito accumulato a suo tempo dal Comune e di non dover riconoscere anche questo come un cospicuo debito fuori bilancio.
I debiti fuori bilancio con l’ATO e il Comune di Scicli non sono ancora riconosciuti e ammontano, da soli, a 13.670.156 (€ 7.736.616 nei confronti di ATO AMBIENTE e € 5.933.540, al netto degli interessi, nei confronti del Comune di Scicli).
Il debito fuori bilancio nei confronti dell’ENEL non è ancora riconosciuto e ammonta a € 2.104.832.

Altri debiti fuori bilancio sono ancora in corso di riconoscimento.
In cosa consistono i 16.367.419 di debito fuori bilancio già riconosciuti? Strano che l’ex sindaco possa non ricordare la sequenza impressionante di decisioni di finanziamento di spese assunte dalla sua amministrazione, a fronte della quale non esistevano – o esistevano solo parzialmente – stanziamenti in bilancio. Era forse distratto da altro?
Vuole che gli si ravvivi la memoria? Ebbene, ci impegniamo a pubblicare nel prossimo futuro tutti i debiti della sua amministrazione.
Qui ne vogliamo ricordare solo alcuni, giusto un assaggio. Sa qualcosa l’ex sindaco dei campetti sportivi? Della scuola della musica? Della Catania Multiservizi?

2. I numeri del disavanzo.

Dice l’ex sindaco che “l’ammontare del debito al giugno del 2008 è stato certificato, in sede di approvazione del consuntivo 2007, dal Commissario regionale in € 14.000.000, comprensive delle anticipazioni bancarie. Da lì il debito è lievitato e si è contratto solo per una serie di artifici contabili legati alla gestione cartolare dei residui”.

Sorvoliamo sulla confusione incredibile che l’ex sindaco fa tra debito, disavanzo e anticipazioni, frutto di evidente non padronanza dei fatti amministrativi e contabili.
Il Commissario regionale, nelle poche settimane di sua permanenza al Comune, fece compiere una prima ricognizione della situazione finanziaria e lasciò in una sua relazione una fotografia impietosa dell’allora gestione del Comune. In seguito, il Consiglio Comunale approvò il conto consuntivo del 2007 che si chiuse con un disavanzo di 21.306.509, lievitato ancora nel 2008 fino a 21.815.472.
Quindi, 21.815.472 euro è il dato di partenza della crisi finanziaria del Comune, emerso appena dopo le dimissioni dell’ex sindaco.

A questa cifra di disavanzo si devono sommare i 16.367.419 di debiti fuori bilancio già riconosciuti e i 19.561.859 di debiti fuori bilancio in corso di riconoscimento. L’entità totale della voragine finanziaria del Comune di Modica, ereditata dalla gestione dell’ex, ammonta quindi a € 57.744.750.
Complimenti, in soli 6 anni di sindacatura!
Come fa l’ex a non rendersi conto che queste sono le cifre della propria, diretta responsabilità?

Passiamo ai supposti artifici contabili. In cosa consiste il disavanzo? Consiste nella differenza tra le somme da incassare e quelle da pagare, iscritte in bilancio ma non più esigibili.
Dice l’ex sindaco che chi ha gestito l’operazione dei residui – “la vera anima nera” – ha lasciato intatti quelli attivi, anche se inesigibili, e cancellato quelli passivi. Poche righe dopo, nella stessa consistente nota, si afferma però che “in particolare si sono cancellati tra il 2008 e il 2011 l’incredibile cifra di residui attivi per 63 milioni di euro e di residui passivi per 82 milioni”.
Quindi la tesi sarebbe che, in una prima fase, si sarebbero cancellate in maggior misura le somme da incassare, al fine di mostrare il disavanzo; mentre in una seconda fase si sarebbero cancellate in maggior misura le somme da pagare, al fine di mostrare la riduzione del disavanzo.
Ebbene, solo chi ha una concezione padronale e arcaica della cosa pubblica può pensare che un amministratore si ponga davanti ai dirigenti del Comune – gli unici soggetti abilitati a compiere operazioni di questo tipo – dicendo “quest’anno facciamo in questo modo, quest’altro anno facciamo in modo opposto”.
E a ben vedere, questo fu uno dei rilievi fondamentali rivolti dal Commissario regionale su richiamato alla precedente gestione amministrativa “… lo stato di grave crisi finanziaria (e di liquidità) in cui versa il Comune, in uno con un grave ritardo nell’applicazione dei più elementari principi di separazione delle competenze tra organi politici e burocrazia (quest’ultima priva di qualsiasi attività di programmazione e responsabilizzazione)”.

In ogni caso, l’ex sindaco ha talmente poca dimestichezza con la matematica che sbaglia persino a fare semplici addizioni. I numeri, riportati anno per anno negli atti ufficiali, danno come somma sì € 81.424.499 di residui passivi cancellati, ma € 72.893.783 di residui attivi cancellati (volendo arrotondare come lui è abituato a fare, sono dunque 73 e non 63 milioni).
Ma, soprattutto, basta vedere gli ultimi due conti consuntivi per avere la prova che la realtà non è quella descritta: nel 2010 sono stati cancellati più residui passivi che attivi (€ 18.000.821 contro € 10.632.0129), nel 2011 sono stati cancellati più residui attivi che passivi (€ 15.568.165 contro € 13.216.821). Con buona pace della vera anima candida.

Perché dedicarsi alla verifica e all’eventuale cancellazione dei residui non significa fare alchimie contabili? Perché un’amministrazione pubblica, come una azienda privata, deve sapere se è in equilibrio, se ha uno stato patrimoniale positivo oppure critico.
All’inizio dell’amministrazione del sindaco Buscema, la contabilità del nostro Comune era totalmente inaffidabile. I capitoli di bilancio non erano a destinazione univoca. I mandati di pagamento venivano emessi senza determine di liquidazione da parte dei dirigenti, cosi che non si sapeva chi avesse disposto la liquidazione di un pagamento. I conti del Comune erano tanto incerti che, dietro le poste formali, si è potuto creare in pochi anni una voragine sostanziale.
Verificare e ridurre i residui attivi e passivi significa fare una operazione verità, con se stessi e con la città. Significa anche adoperarsi per l’accelerazione dei tempi di incasso e di pagamento.

3. Corte dei Conti.

Il tema della Corte dei Conti è davvero troppo delicato per essere affrontato con semplificazioni e distorsioni di tale portata, soprattutto da parte di un ex sindaco che ha lasciato una città con un problema finanziario di 57 milioni di euro (1.000 euro per ogni suo abitante) e con un primato nazionale assoluto di disavanzo (Relazione sulla gestione finanziaria degli Enti Locali – esercizi 2008/2009 – Corte dei Conti, Deliberazione n. 16/SEZAUT/2010 FRG, pagg. 337 e 338).

Dice l’ex sindaco che “tutte le richieste della Corte dei Conti riguardano la gestione presente e non quella passata, com’è evidente”.

Le richieste riguardano ovviamente la gestione presente, ma sempre e solo per criticità che affondano le radici nella gestione passata.

L’ex sindaco insiste ad esempio sul rilievo della Corte che riguarda la reiterata previsione di copertura del disavanzo di amministrazione attraverso entrate da plusvalenze di alienazioni di beni patrimoniali.
A tal proposito basta ricordare che questa previsione non sarebbe stata necessaria – e non sarebbe stato necessario effettuare ben 43 tentativi di vendita dei beni patrimoniali del Comune – se dalla sua gestione non avessimo ereditato un disavanzo di oltre 21 milioni di euro.
Alla Corte dei Conti abbiamo già dimostrato che non ci stiamo limitando a ricorrere a questa copertura straordinaria, ma stiamo soprattutto creando progressivamente avanzi di gestione in grado di controbilanciare e ridurre il disavanzo fino ad azzerarlo (+ 479 nel 2009, +1.058.490 nel 2010, +3.408.944 nel 2011): a questo si riferisce “l’attivo” realizzato sui singoli bilanci di competenza, che l’ex sindaco confonde con il risultato complessivo di amministrazione.

Per quanto riguarda i parametri di deficitarietà strutturale, di cui l’ex sindaco si mostra particolarmente sorpreso, vogliamo ricordargli che nel 2008 il Comune versava in un dissesto di fatto: con enormi sacrifici noi stiamo riportando quei parametri entro i limiti consentiti.
Col Consuntivo del 2011 li abbiamo già ridotti a 6 su 10, determinando anche in questo caso un progressivo miglioramento della situazione strutturale del bilancio e una normalizzazione della vita del nostro Comune.

4. Approvazione strumenti finanziari.

E’ vero che in ognuno di questi quattro anni siamo stati costretti a spingerci fino al termine ultimo consentito dalla legge per giungere all’approvazione del Bilancio preventivo.

Questo per i primi esercizi è stato dovuto alla necessità di compiere un lungo lavoro per chiarificare il Bilancio in tutte le sue parti rispetto alle impostazioni precedenti.
Ma è stato dovuto anche alla necessità di far fronte ad una interminabile serie di difficoltà emergenti: i debiti fuori bilancio, i decreti ingiuntivi, le azioni esecutive e anche le previsioni normative che sono mutate più volte nel corso degli ultimi anni, imponendo limiti sempre più restrittivi.

Nel 2012, come è stato ben spiegato al Consiglio comunale dai Revisori dei Conti, lo Stato ha imposto un cambiamento sostanziale nella gestione dell’Ente, non solo tagliando drasticamente i contributi ordinari (-2,4 milioni rispetto al 2011), ma anche innalzando significativamente i vincoli del Patto di Stabilità e imponendoci di stanziare nuovi fondi di riequilibrio.
Questo ha reso oltremodo difficoltosa la quadratura dei Bilanci di previsione per la maggior parte degli enti pubblici, tanto da giustificare la proroga dei termini per l’approvazione prima al 31 agosto e poi al 31 ottobre e infine l’urgenza di un decreto Salva-Enti, a cui anche il Comune di Modica ha fatto ricorso.

5. Causa dello squilibrio di cassa e di competenza.

Dice l’ex sindaco che “durante la gestione Buscema si è assistito ad un aumento della spesa di oltre il 25%, passata solo dal 2009 al 2011 da 42 milioni di euro ai 50 milioni dell’ultimo consuntivo, a fronte di una diminuzione delle entrate complessive, tra tagli ai trasferimenti e mancata riscossione, figlia della scelta scellerata di passare alla riscossione diretta…”

Alcune osservazioni su queste affermazioni.

La prima è che i dati sono pubblici. Possono essere verificati da tutti. Quindi si può facilmente verificare che i dati forniti sono palesemente errati.
Nel 2009 la spesa corrente è stata pari a € 43.987.518; la spesa in conto capitale è stata pari a € 3.948.460; quindi un totale di € 47.935.978. Nel 2011 la spesa corrente è stata pari a € 43.611.961; la spesa in conto capitale è stata pari a € 4.066.243; quindi un totale di € 47.678.204. Nessun aumento di spesa si è verificato. Altro che 25% in più!

Nel 2009 le entrate dei primi tre titoli del bilancio sono state pari a € 43.213.044 Nel 2011 sono state pari a € 39.756.454. C’è stata quindi una riduzione delle entrate, ma da dove è derivata? E’ derivata dalla contrazione dei trasferimenti dello Stato e della Regione, passati da € 22.677.125 nel 2009 a € 17.510.804 nel 2011. Quanto invece alle entrate proprie del Comune (titoli I° e III°), queste sono aumentate da € 20.535.919 nel 2009 a € 22.245.650 nel 2011.
Nelle relazioni che accompagnano il Rendiconto 2011, c’è scritto chiaramente che “la percentuale di riscossione delle entrate è pari al 60,56%”, ovvero il doppio del 30% citato tra i suoi “dati”.
Meriterebbero tuttavia un approfondimento i “totali” a cui si riferiscono queste percentuali, giacché dobbiamo ricordare che, durante la gestione delle entrate dell’ex sindaco, per diversi anni l’emissione dei ruoli tributari è stata ritardata e posposta ad anni successivi.

Ma in sintesi abbiamo dimostrato che l’amministrazione Buscema non ha incrementato per nulla la spesa, piuttosto ha ottenuto un incremento delle entrate proprie del Comune, ma ha dovuto subire – come tutti gli altri enti locali, ma partendo da una condizione finanziaria ben peggiore – una contrazione dei trasferimenti da Stato e Regione.

Per quanto riguarda il passaggio alla riscossione diretta delle entrate comunali, definita scellerata senza alcuna ragione fondata su cifre reali, cosa avrebbe voluto l’ex? Non sa che è ormai definitivamente conclusa l’era in cui la SERIT, organismo a suo tempo di dipendenza politica, erogava anticipazioni a occhi chiusi? Non sa che i cittadini del nostro Paese sono in rivolta nei confronti di SERIT ed EQUITALIA per l’approccio aggressivo che questi enti hanno nei confronti dei contribuenti? Non ha mai sentito parlare di azioni giudiziarie e pignoramenti, anche in casi di piccoli debiti e di ritardi lievi? Vorrebbe mettere i nostri concittadini che possono avere – in questa fase – problemi di liquidità nelle mani di una riscossione aggressiva e a volte vessatoria? Non basterebbe dare atto che quella compiuta dal nostro Comune è una scelta ragionevole e che propone ai cittadini contribuenti la realtà di un Comune amico, capace di prendere atto delle difficoltà vere, quando ci sono, e di consentire eque dilazioni di pagamento, quando è necessario?

Perché dunque il nostro Comune presenta in questa fase una maggiore difficoltà di cassa? Informiamo intanto l’ex che la cassa non ha proprio nulla a che vedere con la cancellazione dei residui (basterebbe chiedere a qualsiasi alunno dell’asilo infantile): quindi tutto il contorto discorso secondo cui la riduzione del disavanzo avrebbe messo in ginocchio la cassa non ha alcun fondamento nella realtà.

Abbiamo problemi di cassa per i seguenti motivi combinati:

a) la riduzione dei trasferimenti di Stato e Regione;
b) la necessità che abbiamo avuto di onorare alcune transazioni e pagamenti importanti (solo nel 2012: € 750.000 per l’Università ed € 500.000 per ENEL);
c) la necessità di pagare con risorse da entrate correnti spese straordinarie come i debiti fuori bilancio (€ 4.090.450 nel 2009; € 3.933.854 nel 2010; € 4.009.996 nel 2011; € 4.003.119 nel 2012);
d) la mancata vendita di immobili, nonostante decine di gare siano state svolte, per mancanza della domanda sul mercato.

Per quanto riguarda infine “l’occhio storico”, è vero ciò l’ex sindaco ci riporta alla memoria, ricordando che il nostro Comune ha un numero di persone dipendenti superiore a tutti gli standard. È anche vero che questa situazione risale ai trascorsi anni ’80.
Quello che non è accettabile è il tentativo di ricondurre principalmente a questa ragione il buco del bilancio. Il personale dipendente non era tanto ampio anche in anni precedenti al 2002-2007? Eppure il Comune non era mai stato in condizioni tanto critiche. Di certo la gestione del personale non è mai stata tanto spregiudicata quanto nel periodo in cui furono concesse mansioni superiori in grande abbondanza, elargiti straordinari in quantità, erogate indebitamente somme che si sono dovute in seguito recuperare.

6. Spese non autorizzate.

Ciò che è vero per le spese del personale, è vero anche per molte altre.
Mai tanto spregiudicata come negli anni di governo dell’ex sindaco è stata, ad esempio, la gestione delle manifestazioni di spettacolo e di intrattenimento, ricondotte dalla amministrazione del sindaco Buscema entro termini di sobrietà della spesa (anche quello che è stato fatto nell’anno in corso) e di qualità delle iniziative.

Oggi l’ex sindaco ci accusa di aver finanziato “spese non obbligatorie per oltre 200 mila euro”, con il parere contrario della Ragioneria.
Come è già stato chiarito anche per mezzo della stampa, la Giunta ha sempre controdedotto alle osservazioni del Dirigente e si è assunta la responsabilità di approvare gli atti in questione, ferma restando la prudenza degli impegni complessivi e comunque nell’ambito di una precisa programmazione: ogni Assessorato ha prenotato le spese sui capitoli di propria competenza, ben conoscendo i limiti delle somme disponibili.

Queste somme raggiungono percentuali irrilevanti (del 2-3%) sulla spesa corrente.
Di contro, le scelte dell’Amministrazione per questi investimenti restano motivate da un preciso orientamento, volto a sostenere uno sviluppo economico del territorio strettamente legato alle politiche culturali e turistiche.

7. Risanamento.

Da quella voragine di € 57.744.750 parte l’amministrazione del sindaco Buscema.
E inizia un lavoro che ha impegnato ogni ora di ogni giorno di questi quattro anni trascorsi. Un lavoro che ha visto il Comune aiutato solo dalla Regione, con un prestito da restituire in dieci anni pari a € 11.675.000: una goccia nel mare delle emergenti necessità finanziarie.

Dice l’ex sindaco che i dati attuali sarebbero frutto esclusivo di artifici contabili e su questo abbiamo già risposto.
Ma vogliamo anche rammentare agli smemorati alcune delle decisioni sostanziali assunte per il riequilibrio del bilancio del Comune.

Già nei primi giorni di questa amministrazione, furono ridotti i compensi per il sindaco e gli assessori e fu decisa la contrazione, da 13 a 9, dei dirigenti del Comune. Nel 2007 le indennità di amministratori e consiglieri ammontavano a € 776.584, nel 2009 erano già state ridotte a € 363.000.

L’amministrazione dell’ex sindaco aveva stipulato contratti di servizio con le società partecipate del Comune, primariamente la Multiservizi, per un importo annuo di € 5.392.066. Le somme per le società partecipate erano peraltro ripartite e occultate in una serie di capitoli di bilancio non univocamente destinati a questa finalità, e comunque non in misura tale da assicurarne la copertura finanziaria. L’attuale amministrazione ha portato l’importo dei contratti di servizi alla cifra annua di € 3.647.187, integralmente e chiaramente finanziati nel bilancio comunale, con una riduzione di spesa annua pari a € 1.744.879.

Sempre a proposito delle società partecipate, rammentiamo che questa amministrazione ha risolto il rapporto di lavoro di una funzione apicale che costava più di 100.000 euro l’anno e ha introdotto la figura di amministratore unico in luogo di onerosi consigli di amministrazione.

Vogliamo ricordare a chi non ha memoria la drastica riduzione dei costi per il trasporto dell’acqua potabile, che arrivò a costare più di 400.000 euro l’anno. Quindi il massimo dei costi, con il massimo dei disservizi per i cittadini. Come è noto, la situazione attuale vede una riduzione dei costi a poche decine di migliaia di euro, destinati a ridursi ancora, in parallelo con il miglioramento della distribuzione dell’acqua nella rete idrica pubblica.

Tanti altri esempi abbiamo già avuto occasione di fare e porteremo ancora all’attenzione dell’opinione pubblica.

8. Il tempo delle proposte.

Dice l’ex sindaco che vuole proporci di accelerare la copertura dei debiti da lui ereditati ricorrendo alla vendita dello stadio Caitina, della scuola di Santa Marta, del Palazzo delle Poste.

Sono tutte proposte valutabili e teoricamente attuabili.
Ma le operazioni di vendita degli immobili, ancorché a seguito di riqualificazione, se venissero sottoposte a vincoli come quelli che lui propone, non porterebbero significativi vantaggi economici.
Per esempio se vendessimo il Caitina ad un’impresa che potrebbe costruire in quell’area nuovi edifici, ma vincolassimo questa vendita alla realizzazione da parte della stessa impresa di un nuovo stadio in un’altra zona della città, dovremmo necessariamente sottrarre dal prezzo di vendita il valore di questa nuova struttura, altrimenti finiremmo per farlo pagare due volte: è probabile che l’introito reale per il Comune resterebbe vicino allo zero.
La stessa cosa varrebbe per il palazzo della scuola di Santa Marta, se costringessimo gli acquirenti a realizzare un nuovo edificio scolastico.
Queste questioni comunque sono già state poste alla specifica analisi degli uffici tecnici comunali.

Inoltre, per quanto riguarda il Palazzo delle Poste, non è superfluo ricordare che l’ex sindaco fu proprio colui che volle acquistarlo a tutti i costi, fantasticando su concorsi di idee per la sua trasformazione che si sono rivelati – come molte altre sue intuizioni – miraggi irrealizzabili.
Se anche in questi anni lo avessimo voluto vendere, non avremmo potuto farlo a causa del pignoramento operato da alcuni creditori del Comune, anche questo tra le eredità del passato.
Nel frattempo abbiamo fatto di necessità virtù, decidendo di utilizzarlo per operare una efficace riorganizzazione dell’Ufficio Tributi, che al momento consideriamo più utile al risanamento di quanto non potrebbe esserlo il milione di euro che otterremmo dalla vendita.

Il sindaco che oggi amministra la città di Modica è il primo responsabile di guardare al suo futuro e il primo a volerne indicare le prospettive ai suoi concittadini.
Proprio per questo pensiamo che Modica e i modicani non abbiano bisogno di altre favole come quelle che nel passato l’hanno spinta ad allontanarsi – e non certo ad avvicinarsi – alla concreta realizzazione delle proprie aspirazioni.
Vicende più grandi di noi – quella siciliana, quella italiana, quella europea – stanno insegnando a tutti come non si possa prescindere dalla sobrietà, dalla serietà, dalla responsabilità nella gestione dei conti pubblici.
Per questo, per concludere queste riflessioni, vogliamo citare quanto la Giunta ha già scritto nelle proprie relazioni agli strumenti finanziari, nei mesi passati: “Il futuro dipende da un’amministrazione sana – qualunque essa sia – che prediliga l’equilibrio rispetto all’eccentricità, che preferisca il metodo alle improvvisazioni sopra le righe. Questo futuro non può prescindere da un’amministrazione onesta – qualunque essa sia – che si preoccupi prima di ogni altra cosa di tenere in ordine i conti: quei conti che sono indispensabili per realizzare (e non solo immaginare) una prospettiva crescita. Da questo – e da null’altro – si misura l’affidabilità di chi accompagna per mano la Città nel suo cammino, e non la abbandona”.

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