CHIUDERE IL CONSORZIO UNIVERSITARIO DI RAGUSA? L’ASSEMBLEA DI “PENSARE IBLEO” NON CI STA

“E’ davvero increscioso che si pensi di intervenire pesantemente in danno al Consorzio universitario, arrivando addirittura a prospettarne la chiusura. Nessuno si permetta di toccare il personale. Così come in passato, la nostra voce si leverà alta e non la finiremo fino a quando questa vicenda non troverà un’adeguata soluzione”. E’ quanto emerso ieri sera dall’assemblea straordinaria dei componenti dell’associazione politico-culturale “Pensare Ibleo” che hanno affidato al presidente, Enzo Pelligra, il mandato di esternare tutto il malumore per una eventuale decisione che potrebbe portare alla chiusura dell’ente consortile. “Ci sono problemi relativi al pagamento delle spettanze – dice Pelligra – ma è impensabile superarli prospettando misure estreme. Nessuno dimentichi che il Consorzio universitario è stato e resta l’unico strumento della provincia di Ragusa in grado di produrre cultura e formazione accademica. Nessuno si sogni di licenziare il personale in un momento così disgraziato per l’economia del nostro territorio dove sono già centinaia i posti di lavoro che abbiamo perso e a cui se ne aggiungerebbero degli altri. Concordiamo sul fatto che oggi c’è la necessità, ad ogni costo, di ridurre le spese di gestione della struttura. E per tale motivo occorre chiedere un sacrificio a tutti, ma proprio a tutti, dipendenti, funzionari, consiglieri, consulenti, esperti di funzionamento, etc. Anche solo per un periodo limitato. In attesa di capire se la nostra classe politica sarà in grado di recuperare risorse da parte della Regione o da parte dello Stato: perché sia chiaro, senza nuovi trasferimenti di fondi e con la Provincia che pare voglia abbandonare il Consorzio non sarà cosa facile arrivare al salvataggio. Sappiamo benissimo che in questo momento ci sono delle difficoltà contingenti di ordine economico. Ma l’adozione di correttivi specifici non può significare la messa al bando dell’intera struttura consortile. Senza dimenticare le ricadute economiche che questa realtà ha determinato per il nostro territorio. Riteniamo sia arrivato il momento di capire a che gioco stiamo giocando e di fare intervenire le istituzioni in maniera puntuale per scongiurare qualsiasi ipotesi di chiusura che ci farebbe compiere un salto all’indietro di almeno quarant’anni”.

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