Va in Appello il Comune di Modica. 17 tecnici vogliono i soldi per la redazione dei piani particolareggiati

Il Comune di Modica si appella alla sentenza di primo grado emessa dal giudice civile del Tribunale, Lucia De Bernardin, che ha condannato l’ente a risarcire 17 tecnici incaricati nel 1988 dalla Giunta Comunale di redigere i piani particolareggiati di recupero degli agglomerati abusivi. Il processo d’appello è stato fissato per il prossimo mese di febbraio quando l’ente civico, rappresentato dall’avvocato Patrizia Terranova, e i tecnici, rappresentati dall’avvocato Enzo Cavallo, saranno di nuovo contrapposti. Con citazione del 2003, Gianfranco Garofalo, Rosario Alecci, Antonio Basile, Carmelo Cavallo, Rosario Coppola, Lavinia De Naro Papa, Federico Emilio, Salvatore Giurdanella, Rosario Guastella, Pietro Guccione, Salvatore Mandolfo, Stefania Minardo, Giorgio Pluchino, Vincenzo Rizza, Giorgio Sarta, Carmelo Spadaro ed Elio Scifo avevano chiesto al Comune il pagamento delle loro parcelle. Il disciplinare d’incarico e la spesa di competenza per la redazione dei piani di recupero era per 773 milioni di vecchie lire, di cui 703 milioni per il compenso ai tecnici incaricati e 70 milioni per spese di coordinamento. I progetti presentati, furono poi, approvati dal consiglio comunale il 31 dicembre 1989. Nonostante i vari solleciti, però, le parti interessate non furono mai pagate e, quindi, fu proposto ricorso per decreto ingiuntivo al quale ci fu opposizione del Comune poiché non era stipulato alcun contratto tra i professionisti e l’ente pubblico malgrado la delibera. Nel 1998 il Tribunale di Modica aveva revocato il decreto ingiuntivo e aveva accolto la domanda d’indebito arricchimento condannando il Comune al pagamento della somma di 703 milioni di lire, anche se poi la Corte d’Appello di Catania aveva annullato la sentenza. Adesso la nuova decisione del giudice De Bernardin che determina l’indennizzo in 363.069,20 euro(pari a 703 milioni di lire)che dovrà essere rivalutata a decorrere dal 31 dicembre 1989. Ora sarà nuovamente la Corte d’Appello a decidere il da farsi.

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