SPI CGIL, Lucio Schirò quando il socialismo incontra il cristianesimo. Convegno a Scicli

L’intreccio pragmatico tra socialismo e cattolicesimo fervente e praticante nel contesto sociale e politico degli anni prima e dopo la guerra fanno di Lucio Schirò uno delle figure da avamposto nel pantheon di quei personaggi di questa terra solo convenzionalmente minori.
Personaggi che del pacifismo, della lotta alla povertà e alla violenza, alla negazione di istruzione della povera gente, come momento di consapevolezza e di riscatto sociale e intellettuale, scrisse il suo credo e il suo modello di vita.
S ispira così l’iniziativa promossa dalla SPI CGIL di Ragusa che ha organizzato un convegno, tenutosi ieri sera a Palazzo Spadaro a Scicli, con un omaggio a Lucio Schirò con un titolo che mutua un fortunato testo scritto dalla figlia Miriam”Un lottatore senz’armi: mio padre Lucio Schirò”.
Presenti Franco Susino, Sindaco di Scicli, Giovanni Avola, segretario generale della CGIL di Ragusa, Nino Miccichè, responsabile della Lega SPI-CGIL di Scicli, Roberta Malavasi,segretaria generale dello SPI CGIL di Ragusa, Giuseppe Miccichè presidente emerito del centro studi “F.Rossitto”, Franco Portelli giornalista ,Alessandra Trotta presidente delle opere delle Chiese Metodiste e Giuseppe Scuderi Sovrintendente del XVI Circuito dell’Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste.
Variegate le chiavi di lettura di un figura complessa, semplice e moderna: dal socialismo al cristianesimo evangelico (fu affascinato dalla spiritualità di John Wesley e si convinse così a diventare pastore metodista), dal giornalismo (pubblicò il Semplicista, un quindicinale – dal 1 marzo 1919 al 22 marzo 1924 riprese nuovamente le pubblicazioni, interrotte nel ’15, rivelando una più compiuta maturazione ideologica avversando sia il riformismo turatiano, sia l’estremismo di sinistra tentando, con esiti interessanti, di conciliare Cristianesimo e socialismo in un Socialismo evangelico) all’educatore (fondò una scuola elementare per i figli dei contadini).
Lucio Schirò destinato a Scicli come pastore metodista costituì un punto fermo nelle elevazione di confronto e di scontro con le classi politiche dell’epoca. Il reazionismo che faceva capo ad una borghesia tardo giolittiana mal si conciliava con le idee socialiste e di un pacifista non di maniera laddove il ripudio della guerra e di ogni tipo di violenza traeva convincimento, come ha rilevato Roberta Malavasi segretaria generale dello Spi CGIL di Ragusa,.dall’amore di Dio e dalla cura della gente.
Non solo bisogni materiali. La formazione culturale dei meno abbienti è stato da più parti sottolineato ( dallo studioso di storia locale Giuseppe Micciché, alla stessa Malavasi) è lo strumento formidabile che apre al riscatto sociale e alla rivendicazione.
Per tale ragione Lucio Schirò è un uomo pericoloso, un sovversivo per i fascisti, subì numerosi attentati squadristi e la sua famiglia fu oggetto di azioni violente, e per i latifondisti e lo fu ancora di più da sindaco di Scicli, per ben due volte.
Se si contestualizza il personaggio nel complicata cornice storica in cui si mosse se ne traggono insegnamenti di grande modernità sia nel pensiero che nell’azione.
L’efficace eloquio e la chiarezza nell’esprimersi risaltarono i suoi convincimenti(sottolinea Giuseppe Miccichè) che traevano dalle idee socialiste e dalla pratica del cristianesimo una forza e una serenità d’azione mai scalfita dalle minacce e dagli avvertimenti lanciati da una borghesia reazionaria che vedeva in Schirò l’attentatore ad interessi consolidati e al potere inteso come assicurazione a solide posizioni di rendita.
“Il mondo è la mia parrocchia” soleva dire malgrado, ha sottolineato Alessandra Trotta presidente delle opere Chiese metodiste in Italia, le diffidenze dei socialisti che non accettavano in toto un compagno di viaggio che si definiva un socialista evangelico. Ma è da qui che nasce la trasversalità dell’impegno sociale di Lucio Schirò testimone di un Vangelo dove la libertà e l’amore per i poveri è l’impegno politico da socialista si fondono non turbando le coscienze, al contrario dei compagni di partito, dei vertici della Chiesa metodista. Anzi in due conferenze episcopali, sottolinea la Trotta, del 1915 e del 1921 si dà ufficiale attestazione dell’opera e delle azioni di Lucio Schirò come pastore metodista di Scicli. Straordinaria l’esperienza del “Semplicista”, come fa notare Franco Portelli, perché alla chiarezza espressiva degli articoli si associa la forza di una idea e di valori che fanno di Schirò un giornalista a tutto tondo: la denuncia sociale come mezzo per ristrutturare una società al riconoscimento dei propri diritti e al ben comune.
Un ricorso e una testimonianza, infine, quella di Beniamino Lami segretario nazionale dello SPI CGIL, nato in Toscana e nipote di Lucio Schirò essendo figlio di Clara. Ne è uscito fuori un quadretto inedito: il nonno uomo rigoroso e intransigente sui principi e sui valori, la nonna Consiglia più complice e umana nel comprendere le foghe giovanili di un mondo che stava già cambiando.

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