ANCORA SULL’AIDS. La rubrica del dottore Federico Mavilla

Mi direte, ma dottore non ne ha già parlato di AIDS, come mai ritorna ancora su questo argomento ? In verità ciò è vero, ma vedete, sono almeno 20 anni che c’è l’AIDS in giro, e purtroppo un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto. Fortunatamente rispetto a venti anni fa, grazie ai progressi delle nuove terapie farmacologiche antiretrovirali, è aumentato il numero delle persone sieropositive viventi ed è diminuito il numero di persone infettate . E allora io mi chiedo : se le regole per evitarlo sono sempre state le stesse, possibile che qualcuno ancora non le sappia? Reputo importante innanzitutto riprendere alcune notizie utili sull’AIDS.
Questa malattia, dal decorso infausto, è una malattia nella quale il sistema immunitario dell’organismo è gravemente compromesso dall’HIV (virus dell’immunodeficienza umana), e ciò espone l’individuo a un rischio elevato nei confronti di malattie letali, quali il sarcoma di Kaposi, forme rare di cancro linfatico e una grande varietà di pericolose infezioni fungine, virali e batteriche. In termini strettamente medici, le persone non muoiono di AIDS, ma a causa delle infezioni e delle altre malattie fatali alle quali l’AIDS rende vulnerabili. L’HIV si trasmette da una persona all’altra per lo più attraverso pratiche sessuali a rischio, indipendentemente da quale sia l’orientamento sessuale. L’HIV è presente nel sangue, nel liquido seminale e nelle secrezioni vaginali e può essere trasmesso solo quando i fluidi infetti entrano a contatto con il sangue e penetrano nel flusso sanguigno. L’HIV non si trasmette attraverso contatti sociali casuali. Tra i tossicodipendenti che si iniettano sostanze per via endovenosa, la condivisione di siringhe non sterilizzate può far sì che il sangue infetto da HIV di una persona passi nell’apparato circolatorio di un’altra. I bambini nati da madri sieropositive sono a rischio, perché il virus può superare la barriera della placenta e infettare il feto.
Inizialmente si proclamò che l’AIDS era la malattia degli omosessuali maschi, ma in realtà l’infezione è in notevole aumento anche negli eterosessuali, sia maschi che femmine.
Parlando quindi di prevenzione dell’AIDS, è estremamente importante seguirele diverse strategie che poi sono la base di efficaci interventi di prevenzione:avere una completa e accurata conoscenza della trasmissione dell’HIV; riconoscere quali sono i rischi per la persona (ad esempio, coloro che hanno molti partner sessuali corrono rischi maggiori,resistere quindi alle pressioni volte a ottenere un rapporto sessuale oppure insistere con il partner perché si pratichi sesso sicuro); identificare i segnali di situazioni ad alto rischio (ad esempio, il consumo di alcolici in una situazione sessualmente stimolante è associato ad un comportamento sessuale a più alto rischio); l’utilizzo corretto dei profilattici, includendo il come “erotizzarne” l’uso ( il profilattico può essere vissuto come sessualmente eccitante), nonché porre l’accento sul fatto che usare i profilattici dà un certo grado di controllo sulla salute.
Purtroppo, molte persone, pur sapendo che determinati comportamenti sono pericolosi e che l’uso del profilattico riduce notevolmente il rischio di contrarre l’HIV, spesso evitano di adoperarlo perché ricorda loro una malattia che vogliono tenere mentalmente lontana da sé oppure perché preferiscono non prendere in considerazione il problema quando stanno per avere un rapporto sessuale. Altri arrivano a convincersi che il loro sistema immunitario è sufficientemente forte da respingere il contagio.
Pertanto, ritengo fondamentale,sviluppare quanti più programmi di prevenzione che siano efficaci già soprattutto tra gli adolescenti, che saranno i nuovi adulti di domani.

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