Il segretario dell’ex sindaco di Pozzallo, arrestato. Testi danno punti di vantaggio all’imputato

Guadagna punti l’imputato grazie alle ultime testimonianze di suoi ex colleghi di lavoro. Giovanni Minardo, 66 anni, difeso dall’avvocato Enzo Galazzo, già capo di gabinetto dell’ex sindaco di Pozzallo, Giuseppe Sulsenti, arrestato il 10 luglio 2011 per estorsione nei confronti dell’albergatore pozzallese Gianluca Manenti, costituito parte civile attraverso l’avvocato Tiziana Sapienza, raccoglie positive indicazioni da quanto detto dai testi chiamati in causa davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Maggiore, Chievegatti, Rada Scifo)che ha escusso, tra gli altri, l’ex direttore generale del Comune, Giovanni Modica, e un paio di dipendenti. Dalle loro testimonianze è emersa la parentela tra la parte offesa e il sindaco(sono cugini)e che, comunque, Minardo, nella sua qualità di responsabile del servizio “minori-immigrati” non aveva possibilità di firmare mandati di pagamento semmai di predisporli. L’uomo fu bloccato dopo un appostamento il giorno convenuto per il pagamento dell’ipotetica tangente, dopo essere entrato nell’albergo di Manenti ed essere uscito circa un quarto d’ora, con in mano una busta bianca contenente banconote. Manenti sostiene di avere pagato le somme a Minardo per paura che il funzionario gli creasse problemi per riscuotere le somme che doveva avere dal Comune di Pozzallo per avere alloggiato minori extracomunitari. Interessanti le testimonianze di Claudio Pitrof, che aveva lavorato nella villa di accoglienza della parte offesa, secondo cui dopo tre mesi di lavoro alle dipendenze di Manenti senza stipendio, ricevette mille euro, invece, dalla compagna dell’imputato. L’allora dirigente al Bilancio del Comune, Luigi Bottaro, ha sottolineato che Manenti aveva percorso la cosiddetta “cessione del credito” per cui l’ente nulla doveva se non dei residui. “Mi pressavano per il pagamento – ha spiegato – ma era inutile perchè nulla dovevamo”. Restano due udienze ancora: l’otto maggio e il 3 luglio per la sentenza.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa