Come avere una “prostata in salute”. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

Se avete un’età superiore ai 50 anni e fate una vita sana, cioè lavoro, un po’ di attività fisica settimanale, fate attenzione a ciò che mangiate e bevete, vi potrà capitare, però, se siete uomini, di soffrire di disturbi urinari tipici della vostra età. E’ probabile che soffriate di una leggera ipertrofia prostatica benigna ( ipb ) . Mi chiederete , quanto rischio avete di andare incontro di sviluppare un tumore della prostata? E cosa si può fare per mantenere l’organo in salute? Procediamo per punti: al momento non possiamo affermare che l’ipertrofia possa trasformarsi in cancro. Sono entrambe patologie molto frequenti, spesso coesistono, ma sono diverse l’una dall’altra.
L’aumento volumetrico (appunto, l’ipertrofia prostatica benigna) è un fenomeno legato all’età, e si verifica, più o meno, in tutti gli uomini a partire dai 35-40 anni. Interessa l’area più interna della prostata, quella cioè a contatto con il collo della vescica ed è quindi responsabile dei sintomi urinari (frequenza, urgenza e difficoltà a urinare) che si manifestano a partire dai 50 anni. Il tumore invece si sviluppa quasi sempre nella porzione periferica della ghiandola, non è in contatto diretto con la vescica e quindi, specie nella fase iniziale, non da segni di sé e non da sintomi.
Ecco perché è importante eseguire il Psa, specie nei pazienti a rischio, cioè quelle persone che hanno familiarità per carcinoma della prostata. In questi casi il test (semplice prelievo di sangue) andrebbe eseguito, almeno una volta, dopo i 50 anni. Tuttavia, va precisato che il test è molto sensibile e che un valore elevato rispetto alla norma non è sempre correlato con la presenza di una neoplasia. Altre situazioni, come una semplice infiammazione o la stessa ipertrofia prostatica benigna, possono determinare variazioni di dosaggio rispetto alla norma. In questi casi, specie se il test è stato eseguito su base spontanea e non richiesto dal medico, è indispensabile consultare uno specialista urologo che possa dare la giusta interpretazione. Ed è importante evitare di sottoporsi ad altri esami, solo così «per sentito dire», che possono rivelarsi inutili e confondenti.
Alla stessa maniera è utilissimo consultare lo specialista urologo quando insorgono e diventano sempre più costanti variazioni in senso peggiorativo delle proprie abitudini nell’urinare, ovvero i disturbi legati all’ipertrofia prostatica benigna. E’ essenziale non sottovalutarli, tenerli sotto controllo ed evitare tutti i rischi legati all’ostruzione urinaria. Basta una semplice terapia medica, adatta al caso, per risolvere definitivamente questi disturbi.
Infine, per una «prostata in salute» la prevenzione parte a tavola: bisogna evitare soprattutto quei cibi che venivano considerati afrodisiaci e che in realtà infiammano semplicemente l’area. Dunque, moderazione nel consumo di peperoncino, birra, insaccati, spezie, pepe, grassi saturi (che provengono da carni rosse cotte alla griglia, formaggi e fritti), superalcolici, caffè e crostacei, specie per chi già soffre di frequenti irritazioni alla prostata. La corretta alimentazione è un punto di partenza fondamentale anche per la regolarità della funzione intestinale: sia la stipsi cronica che la diarrea devono essere evitate perché possono irritare la ghiandola. E’ opportuno, poi, bere almeno due litri di acqua al giorno a piccoli sorsi e frequentemente nell’arco delle 24 ore. E praticare attività fisica regolarmente è un toccasana, così come l’attività sessuale, che non solo non è nociva, ma se praticata con regolarità ha sicuramente effetti benefici.

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