Siamo nell’epoca in cui la stragrande maggioranza delle patologie sono state rese guaribili grazie alla scienza medica, molte altre le ha rese curabili permettendo una qualità di vita soddisfacente. Può capitare, purtroppo, a tutti noi nella vita di incontrare la malattia, a volte passeggera, a volte problematica che mette a dura prova la nostra esistenza. E questa, in verità, non è mai un’esperienza solo personale, ma coinvolge anche chi ci sta vicino. Questa breve premessa, mi serve per affrontare una problematica frequente che, purtroppo, devo affrontare nella mia attività giornaliera di medico di famiglia : aiutare le persone, a cui è stata fatta la diagnosi di una neoplasia, a comunicarla ai loro familiari, e in speciale caso ai propri figli minori.
Riporto il caso di una mia paziente , 35 anni, separata, a cui era stata diagnosticato un cancro alla mammella. Ovviamente, è stato un vero choc, un baratro enorme, che le creava una tale confusione che non le faceva capire cosa le stava succedendo e facendole volatilizzare tutte le sue certezze in un soffio. Ma il momento peggiore è stato quando ha pensato di comunicarlo alla sua splendida bambina di 7 anni. L’idea di affrontare il discorso con lei era tremenda, era terrorizzata e si sentiva sola. Mi chiedeva aiuto per riuscire a raccontare alla sua piccola la sua malattia, il cancro.
Era necessario, le dicevo, che, prima di tutto, si facesse forza, evitando poi l’utilizzo di eventuali bugie, sicuramente non giuste, dirle la verità, senza fretta e con cautela, ma la verità. Con la sua usuale dolcezza, le consigliavo di prenderla in disparte e spiegarle con chiarezza che la mamma si era ammalata. In un primo momento, magari, non parlando né di cancro né di tumori, ma di una cisti, per cui doveva affrontare cure impegnative e che l’ avrebbero fatta stare male, preparandola agli effetti della chemioterapia.
Quando, dopo poche settimane, ho rivisto la mia paziente, e fortunatamente le cose erano andate come dovevano andare e, non appena il tumore era stato asportato, mi riferiva che aveva parlato con la sua bimba questa volta con la massima verità, e la parola tumore era saltata fuori. Con profonda commozione mi diceva che mai avrebbe voluto vedere gli occhi della sua bambina sperduti come in quel momento, ma era contenta per la sua forza dimostrata nei periodi che sono seguiti. “E’ stata lei, mi raccontava, a tagliare i miei capelli che iniziavano a cadere… abbiamo riso e abbiamo pianto insieme. Sono molto fiera di lei, è stata la mia ancora di salvezza, la mia forza e la mia spalla, a volte anche per piangere. Grazie , dottore, perché posso guardare ora mia figlia crescere, vedendo nei suoi occhi tutto l’amore che i figli possono dare. E’ lei il carburante che mi serve per andare avanti”.
Ho voluto riportare tale esperienza e testimonianza, per farci rendere conto che le persone, pur sapendo di avere una profonda fragilità, se aiutate e confortate, possono riuscire ad affrontare prove difficili, spaventose a volte, pensando che mai sarebbero stati in grado superarle.
COMUNICARE LA PROPRIA MALATTIA. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla
- Dicembre 23, 2012
- 6:45 pm
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa