Partecipato il convegno sulla sanità in Sicilia. A Ragusa un passaggio importante per costruire un nuovo modello di efficienza nell’assistenza sanitaria

In Sicilia ci sono 17 aziende sanitarie con propri bilanci e organizzazioni, ci sono 9 aziende ospedaliere locali soprattutto con funzione terapeutiche e ospedali ( soprattutto di diritto privato), ci sono 3 policlinici che fanno ricerca ed assistenza. Il dato, 29 presidi sanitari, che va oltre la media prevista su dato nazionale attesa che a fronte di un’offerta così enorme di sanità si spendono 250 milioni di euro l’anno per i viaggi della speranza ovvero pari all’esistenza di altri tre ospedali che la Sicilia mantiene al nord. Siamo a 32 presidi sanitari per cinque milioni di abitanti e che secondo la media nazionale potrebbero servire dieci milioni di abitanti. La stima ci dice che bisogna deospedalizzare costruendo un filtro nel territorio. Il risultato è quello di ridurre le aziende e riorganizzare la gestione del servizio sanitario in Sicilia. Oggi c’è il controllo del sistema e le responsabilità per gli inadempimenti. E’ necessario il rispetto delle regole con il contratto che la Sicilia ha sottoscritto con il Governo Nazionale. Questa è la diagnosi e la terapia da attuare per riportare il sistema sanitario siciliano su un piano di normalità- migliori prestazioni e meno posti letto- considerato che il sistema è imploso perché si è andati dietro alla spesa storica emarginando il dato e il criterio più obiettivo quello che si riferisce al bisogno di sanità dei territori . La radiografia è quella di un magistrato prestato alla politica, ovvero quel Massimo Russo, Assessore Regionale alla Sanità, che al convegno sul tema “ Piano di rientro – quali ricadute per la nostra provincia” tenutosi oggi alla Sala Avis di Ragusa promosso dalla F.P. Cgil e dalla Cgil provinciale non ha lasciato margini di manovra ai quanti hanno in testa un’idea diversa di riforma ( sono tre i disegni di legge depositati in commissione:uno del Pdl, uno del Governo e uno del Pd) e che comunque presto, siamo ormai fuori tempo massimo atteso che il Ministero della Sanità aspetta dal 30 novembre scorso un piano di riorganizzazione del sistema, la Sicilia deve presentarsi al tavolo ministeriale ( Stato-Regioni) con un piano integrato: il piano di rientro deciso con il taglio di 2574 posti letto in Sicilia accompagnato da quel piano di riorganizzazione che continua a ciullarsi in un braccio di ferro tenace: scorporare o meno gli ospedali e quindi le Ausl dalla medicina di base. Sulla prima ipotesi l’on. Innocenzo Leontini, sull’altra il Governo della Regione, Il Pd e la CGIL. Su questa dicotomia, di non poco conto, si giocherà la futura partita nella commissione sanità dell’Ars nell’intento di conciliare spesa e quindi tagli alla qualità delle prestazioni sanitarie. Un dato dal convegno è emerso chiaro. In tutti c’è la volontà di cambiare il sistema perché così non si potrà andare più avanti perché il Governo Nazionale si attende dalla Sicilia il rispetto del Piano di rientro che va a braccetto con il piano di riorganizzazione del servizi. Il dibattito è stato ricco ed articolato, quasi cinque ore di confronto, al cospetto di una sala gremitissima che ha ascoltato per prima la relazione del segretario generale della F.P.Cgil di Ragusa, Aurelio Mezzasalma il quale ha fatto una disamina tragica della sanità con da un canto gli sprechi e dall’altro un peggioramento delle prestazioni sanitarie laddove malaffare, sistema a delinquere si innestano in una gestione che rivoltata come un calzino. Il paletto del no alla scissione del sistema ospedaliero con la medicina del territorio è considerato invalicabile. La Cgil di Ragusa, pur trovando di fronte ad una realtà tra le migliori in Sicilia ha fatto delle proposte migliorative sul piano della gestione. La risposta si attende ancora. L’on. Ricardo Minardo denuncia che per la Sicilia si sono dati tetti di spesa da non forare ma dall’altra non siè imposto un cambio di gestione dei servizi. E’ lì il male di tutto. La capacità è quella di trasformare i finanziamenti in un’ offerta sanitaria efficiente e per prima in provincia di Ragusa. E’ evidente in questo contesto il no alla chiusura degli ospedali di Comiso e Scicli ma anzi è necessaria una loro riqualificazione nell’ambito di una stabilizzazione del precariato. Una forte denuncia contro una parte del management aziendale è stata lanciata dal parlamentare dei DS, Pippo Di Giacomo, componente la commissione sanità all’Ars. Il Governo non si fida di questi manager nel mentre le migliori intelligenze sono costrette a fuggire al nord per potersi realizzare perché si sa che i concorsi sono preconfezionati, bisogna tornare al primato della meritocrazia. Le somme che la Sicilia spende per i viaggi della speranza danno un metro della salute della sanità in Sicilia. “ O si aiuta l’Assessore Russo a quella svolta epocale che invoca per la Sanità in Sicilia o sarà la fine di tutto. Russo in caso di fallimento sarà costretto a dimettersi. Il Pd è favorevole alla svolta radicale. Che il sistema attuale sia imploso è la constatazione dell’on. Innocenzo Leontini che illustra le motivazioni per le quali vanno scorporati gli ospedali dalla medicina del territorio. Bisogna riorganizzare il sistema che se continua a fondarsi sulla sinergia ospedali-medicina del territorio non potrà mai sanare i bilanci. Perché il buco è nella gestione degli ospedali. Necessario riorganizzare un unico sistema sanitario dei sei ospedali provinciali. Non è sul numero dei dirigenti che si gioca la partita sul paino del rientro finanziario. Renato Costa, segretario regionale della CGIL Medici Sicilia è netto nelle conclusioni. La Sicilia non può spendere in Sanità quanto la Regione Veneto dove il confronto delle prestazioni è impari e del tutto inimmaginabile. C’è qualcosa nel sistema che non funziona. La luce nel tunnel della crisi appare più vicina: “ Registro qui a Ragusa un clima costruttivo rivolto a superare le difficoltà. Il problema di fondo non è quanti posti letto. Ma quali posti letto. Superiamo un sistema dove purtroppo malaffare, mobbing, si sono infiltrati da tempo. Se si va negli interessi di tutti, non si può andare contro solo per principio.” Il convegno si chiude con qualche intervento del pubblico che aggiunge altri dati e analisi ad un momento ampio di riflessione che Giovanni Avola, segretario generale della Cgil di Ragusa, così sintetizza: “ A Ragusa si è consumata una fase importante se non decisiva per individuare quale asset dare al sistema sanitario regionale. La CGIL si è voluta spendere per questo. La qualità delle interlocuzioni e degli interventi ci fa ben sperare che dall’ARS possa uscire un piano di riordino responsabile e condiviso da tutte le parti in gioco nell’interesse della salute dei cittadini”.

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