Gli esami di laboratorio…..terza parte. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

federico mavillaL’emocromo, anche definito esame emocromocitometrico, che letteralmente significa misurazione del colore del sangue e del numero delle sue cellule, è l’ esame che consente di determinare il numero di tutte le cellule del sangue, cioè globuli rossi (eritrociti), globuli bianchi (leucociti) e piastrine (trombociti); la formula leucocitaria, ossia la percentuale dei diversi tipi di globuli bianchi: neutrofili, linfociti, monociti, eosinofili e basofili; la concentrazione dell’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno ai vari tessuti del corpo; l’ematocrito,che è il volume di globuli rossi contenuto in 100 ml di sangue; l’analisi delle caratteristiche fisiche (forma, dimensioni) dei globuli rossi e delle piastrine. Queste sono indicate da speciali parametri come MCV (misura delle dimensioni medie di un globulo rosso), MCH (indica la quantità media di emoglobina contenuta in un globulo rosso), MCHC (indica la concentrazione di emoglobina in un globulo rosso), RDW (indica le variazioni delle dimensioni dei globuli rossi) e MPV (misura delle dimensioni medie di una piastrina). L’emocromo è l’esame del sangue più eseguito. Serve a valutare lo stato di salute generale e a determinare la presenza di alcune malattie, soprattutto anemie e infezioni. Viene quindi prescritto a soggetti sani come esame di routine, a individui che manifestano sintomi tipici dell’anemia (stanchezza e affaticamento) e in coloro che sono affetti da infezioni ricorrenti, infiammazione, prurito, emorragie.
Gli esami per il ferro
La carenza di ferro nel sangue viene di solito associata all’anemia. Ma non è sempre così, e , soprattutto, gli esami per valutare il metabolismo del ferro sono diversi, e vanno valutati nel loro insieme.
La sideremia valuta la concentrazione di ferro nel sangue. Il ferro è un elemento molto importante per l’organismo, perché è indispensabile per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti e per la formazione di alcuni enzimi. In un individuo adulto sano sono presenti circa 3-5 g di ferro totale: di questo, una parte si trova nei globuli rossi (ferro legato all’emoglobina), una parte costituisce le riserve dell’organismo (ferro legato a ferritina ed emosiderina) e una parte rappresenta il cosiddetto «ferro di trasporto» (ferro legato alla transferrina), che, attraverso il sangue, è veicolato dal fegato e dall’intestino ai tessuti che ne hanno bisogno. Il test della sideremia serve a controllare se i livelli di ferro sono nella norma, ma non fa parte degli esami di routine. Se i valori di emoglobina ed ematocrito sono anomali, il test può essere utile per determinare le cause di un’eventuale anemia. L’esame viene anche usato nei pazienti in trattamento per una carenza di ferro, per valutare se il ferro assunto venga assorbito correttamente
Bassi livelli di ferro possono essere dovuti a: aumento delle richieste, durante infanzia, gravidanza e allattamento, ridotto assorbimento (malattie del tratto gastrointestinale), emorragie, abbondanti perdite mestruali, anemia sideropenica (cioè dovuta a carenza di ferro), diabete, età avanzata, insufficienza renale, malattie infettive (tubercolosi, ascesso polmonare, endocardite batterica), malattie croniche (morbo di Chron), tumori (del seno, del polmone, linfoma di Hodgkin), infarto cardiaco, una dieta povera di ferro, assunzione di alcune sostanze (ACTH, testosterone) e di alcuni farmaci . Alti livelli di sideremia possono essere dovuti a: malattie genetiche (talassemie, emocromatosi), eccessive trasfusioni di sangue, emosiderosi (eccessivo accumulo di ferro), epatite virale acuta, leucemie, terapie con ferro, overdose accidentale di ferro, assunzione di alcune sostanze (estrogeni, pillola contraccettiva) e di alcuni farmaci.
La ferritina è una proteina che lega il ferro e, insieme all’emosiderina, rappresenta la principale riserva di questo elemento nell’organismo. Oltre alla ferritina sierica, cioè quella presente nel sangue, ci sono anche le ferritine tissutali, che si trovano nel fegato, nella milza e nel midollo osseo. La concentrazione della ferritina nel sangue è in rapporto ai depositi di ferro presenti nei vari tessuti ed è quindi un ottimo indicatore della quantità di ferro a disposizione di tutto il corpo.
L’esame serve a determinare quanto ferro di riserva è a disposizione dell’organismo. Bassi livelli di ferritina possono essere dovuti a carenza cronica di ferro, carenza di vitamina C, malnutrizione (riduzione delle proteine corporee . Aumenti della ferritina rispetto ai valori normali possono essere dovuti a malattie del fegato, una malattia genetica detta emocromatosi, alcuni tumori (del seno, dei polmoni, del pancreas, del colon, del rene, leucemie, neuroblastoma, malattia di Hodgkin), infezioni acute e croniche, alcune malattie autoimmunitarie (artrite reumatoide e lupus eritromatosus), eccessive trasfusioni di sangue.
La transferrina misura la capacità totale del corpo di trasportare il ferro. La transferrina è una proteina che trasporta il ferro dall’intestino e dal fegato ai tessuti che ne hanno bisogno. L’esame serve a determinare la capacità del corpo di trasportare il ferro, ma è usato anche per seguire la funzionalità del fegato e per valutare lo stato nutrizionale di un individuo. L’esame non rientra nei test di routine, ma viene prescritto, insieme ai test della sideremia e della ferritina sierica, quando il medico sospetta condizioni associate a valori anomali di ferro.

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