Preghiera e meditazione: nuove cure per i tumori? La rubrica del dottore Federico Mavilla

federico mavillaQualche settimana fa,leggendo una nota rivista medica, sono stato colpito da un articolo in cui veniva riportato che in un ospedale di Bologna, in forma sperimentale, un gruppo di pazienti oncologici si sottoponevano alla meditazione tibetana Tong Len per guarire dalla grave patologia tumorale. Incuriosito,ho ritenuto opportuno informarmi in che cosa consistesse la meditazione tibetana Tong Len, e ho capito che uno dei principi su cui si basa sostiene che quando sviluppiamo una grande compassione prendiamo su di noi la sofferenza e le cause di sofferenza degli infiniti altri esseri viventi, e le utilizziamo per distruggere il nostro pensiero egocentrico ed egoista, che è la fonte di ogni nostro problema e malattia.
In verità ho trovato questo concetto, molto bello sul piano spirituale, ma non riesco ad immaginare che la meditazione, su questo e analoghi concetti, possa risultare efficace dal punto di vista terapeutico. Le nozioni scientifiche apprese mi dicono che Il tumore si cura con la radioterapia, la chirurgia, la chemioterapia e soprattutto con la prevenzione attuata con esami e screening, stili di vita corretti, alimentazione sana. Succede anche che c’è chi ritiene che la preghiera aiuta a curare, se ora anche la meditazione serve a curare il tumore, da medico non posso che dire che tutt’oggi non ci sono né possono esistere evidenze scientifiche in tal senso. Sono sempre stato convinto, però, che la psiche, e dunque la psicologia, ha una grande importanza nel percorso di cura del tumore , infatti è utile e produttivo dare una grande attenzione ai fattori psicologici che possono ritardare il processo di guarigione, come l’ansia che paralizza i pazienti dopo la diagnosi di tumore, lo stress che vi si accompagna, e qualche volta il panico incontrollato. In definitiva, quindi, tutto ciò che riesce ad alleviare il peso dell’angoscia e dia serenità al malato e porti il paziente ad avere fiducia nel medico e nelle terapie che gli vengono applicate,è necessario che possa essere utilizzato epartecipare, magari indirettamente, alla cura. Certo, se la “meditazione tibetana,” affiancata alle cure serie e sperimentate, dovesse rivelare, dallo studio sperimentale, importanti ed utili vantaggi sui rapporti tra corpo e psiche, già intuiti dal maestro della medicina Ippocrate,vorrà dire che avremo ancora uno strumento in più per affrontare e superare la malattia del secolo.

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