“Politiche 2013” risultati a Scicli. Bartolo Iacono: “Non è facile commentarle”

avv. Bartolo IaconoCommentare il risultato elettorale a Scicli non è, almeno in questa occasione, un’impresa esaltante. Tutti i fenomeni registrati in campo nazionale si sono manifestati a Scicli. Dai grandi numeri di Grillo, al recupero di Berlusconi, dallo scarso appeal della proposta politica di Monti, al grigio, grigissimo risultato del PD (che pure aveva un candidato locale pronto per il Senato). C’è poco da aggiungere. Dell’UdC e di Orazio Ragusa non parlo: se ne occuperà la trasmissione Chi l’ha visto nella prossima puntata.
Anche la pessima figura di Ingroia e del nucleo combattente giustizialista dei Di Pietro dei De Magistris, dei Ruotolo e Orlando, allietato dai relitti delle compagini comuniste, rimasti fuori dal parlamento (i tardo – comunisti già lo erano da un bel po) non fa poi tanto notizia. Fa notizia l’elezione di Giovanni Mauro, in Campania nell’ambito di una vergognosa campagna acquisti garantita dalla ignobile legge elettorale che i partiti si sono ben guardati dal cambiare. Ma è del grigio risultato del PD che mi preme parlare, in linea con quanto è accaduto nel Paese. E parlarne da fazioso, come sono. Non fosse altro per il fatto che dopo qualche anno di assopimento avevo ritrovato un qualche entusiasmo per la proposta di Matteo Renzi e mi ero impegnato nelle primarie che alla fine hanno visto vincere colui che a perdere era destinato.
Adesso direte che è fin troppo facile tirare conclusioni. E’ fin troppo facile, anche perchè manca la controprova, affermare che “noi ve l’avevamo detto”, che con Bersani non si andava da nessuna parte, che bisognava cambiare tutto, rivoltare come un calzino il PD. E invece hanno mobilitato tutto quanto il mobilitabile, con in soliti apparati, con il sindacato, Camusso in testa, con tutti i lacci ed i lacciuoli immaginabili e non, con le regolette dell’ultima ora e le esclusioni dal voto (persino con l’insana e folle idea di tirate dentro Vendola) Le hanno fatte tutte, proprio tutte ! Alla fine ci sono anche riusciti. E hanno pure festeggiato, con lambrusco e crescentine, la sera alla direzione del partito a Roma, dopo aver tirato un bel respiro di sollievo, a partire da quelli che sentivano aria di rottamazione (non faccio nomi, tanto li sanno tutti). Ma non si sono neppure accorti che a Villa Certosa era in corso un’altra festa, a base di champagne, tartine all’introvabile, ma non per lui, caviale nero, patanegra, ostriche, fragoline (chissà dove raccolte ma freschissime), pupe e attempati personaggi tutti della corte del Cavaliere. Si il Cavaliere che aveva atteso con ansia il risultato delle primarie, e voleva essere sicuro della vittoria di Bersani per resuscitare (con Renzi, lo sapeva e l’aveva anche detto, si sarebbe fatto da parte ..mica scemo lui). E così gongolante, tronfio ed obsoleto, nella sua impeccabile autoreferenzialità, un apparato stantio, raffermo e scaduto (e non mi riferisco solo a quello “romano”) si preparava, ignaro per incapacità di comprensione, con slogans, linguaggi, idee già vecchi alla fine del secolo scorso, alla nuova sconfitta. Che è puntualmente arrivata. E non giochiamo con i numeri e con le parole. Questo è stato. Adesso lo stesso impresentabile apparato (immagino anche quello locale) intende proporsi come protagonista della fase politica, forte, si fa per dire, di quella posizione di esiguo vantaggio numerico che ha mantenuto malgrado il disastro. Hanno sbagliato tutto, hanno sbagliato persino la lettura politica della società italiana e dei suoi cambiamenti e vogliono continuare ad essere protagonisti ? Ma che si mettano da parte, si convochi il congresso, si azzeri il tesseramento d’apparato, si lasci che nuovi soggetti, nuove facce, nuove idee si facciano avanti, non lo si impedisca almeno, si aprano le porte ad una nuova leadership che possa declinare e coniugare insieme la voglia di cambiamento che attraversa il paese, il disagio sociale, la protesta con un progetto politico di una sinistra moderna, democratica e moderata per il governo per il Paese. Comprendo la prudenza di Renzi in questo frangente, non vuole passare per uno sciacallo (uso termini suoi) nei confronti di un apparato uscito con le ossa rotte e in preda alla nevrastenia (ed alla depressione). Ma è a lui che tocca oggi raccogliere i cocci e mettersi in testa al cambiamento. Oggi è più facile e più impegnativo nello stesso tempo. Una parte del lavoro l’hanno fatto i cittadini elettori. Non ha bisogno, quindi, Renzi, di rottamare chicchessia. Anzi, si sono rottamati da soli !

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