Nell’attesa di una più ampia valutazione che si dovrà necessariamente tenere all’interno degli organi direttivi del Partito Democratico, Ezio Castrusini non esimeda alcune considerazioni sui risultati che le recenti elezioni politiche hanno rappresentato per la città di Modica. “Non pare infatti esaustiva – dice – la lettura proposta già per le precedenti elezioni (le regionali dell’ottobre scorso), dove i non entusiasmanti risultati dei partiti tradizionali sono stati attribuiti a un forte ri-sentimento anti-sistema e anti-partiti (o contro la politica dei partiti), che si è espresso con una forte astensione dal voto e con l’affermarsi di movimenti, quali Cinque Stelle e Forconi.
Perché, se a livello nazionale l’affermarsi del movimento di Grillo, con contestuale calo di voti del Pd e del Pdl, si può in parte attribuire alla voglia di cambiamento e di rottura nei confronti dei partiti, a Modica l’analisi non può essere ridotta alla formuletta del voto di protesta, che suona troppo autoassolutoria.
Peraltro, entrando un po’ più nell’analisi del voto di domenica scorsa, è anche bene prendere atto della conferma di un PdL che col suo quasi 30% dei consensi risulta ben lungi dall’essere in caduta libera, come da più parti asserito poche settimane fa.
Nello scorso week-end, quasi un modicano su tre ha votato PdL, ossia per un partito il cui gruppo consiliare a Modica non viene certamente percepito per le sue attività (di opposizione e di proposta) in alternativa a quelle dell’amministrazione in carica. Un partito che continua ad esprimere un parlamentare che difficilmente sarà ricordato per la sua opera di difesa del territorio, considerato che la riduzione dei presidi delle forze dell’ordine e della giustizia (per fare solo due esempi) nascono da provvedimenti del governo Berlusconi del quale è egli sempre stato fedelissimo sostenitore.
Sia chiaro, nel gioco della democrazia ognuno parteggia per chi crede. E, sebbene risulti singolare che ancora ci siano persone affascinate dalle chimere berlusconiane, nei confronti degli elettori del PdL questa analisi non vuole essere una critica, ma solo una presa d’atto.
A ciò segue, la poderosa cavalcata del Movimento 5 Stelle la cui quota, pari a più del 40% dei consensi, non può essere semplicisticamente relegata nelle forme del rifiuto e della protesta. Bensì come espressione antisistemica dotata di una forza politica tale che, per dirla con le parole dell’esperto prof. Barone, ha la “golden share per l’elezione” del futuro sindaco di Modica .
Infine il PD. Un partito che non è riuscito ad arginare la perdita di consensi, rispetto alle precedenti consultazioni.
Eppure, è il partito che sostiene il sindaco Antonello Buscema. Sta a dire, un amministratore che, per natura personale e formazione politica, difficilmente può essere annoverato tra i componenti della Casta; che in questi anni, con molteplici incontri nei quartieri e con mille attività – culturali, artistiche, socio-economiche – è stato l’unico a porsi in sincero ascolto e in atteggiamento di pieno coinvolgimento della comunità, su più di una questione; che ha coraggiosamente e con competenza fronteggiato la drammatica situazione finanziaria del nostro Comune, imboccando con progressività la strada del risanamento e approntando un piano di riequilibrio, in cui sono stati di fatto azzerati i costi della politica e delle indennità degli amministratori.
Certamente, il calo dei consensi al PD si può anche in parte spiegare come conseguenza dell’essere partito al governo della città. E che, quindi, risente delle mancate risposte che l’Amministrazione – a volte per errate valutazioni, più spesso per scelte condizionate dalle palesi difficoltà economiche – non è riuscita a dare ai cittadini.
Ma non si possono leggere i motivi della sconfitta Democratica solo all’interno di questo quadro interpretativo.
Perché se a Modica si accentua il calo dei voti, rispetto ai dati già non felici che il PD registra sul territorio siciliano, pare necessario e urgente che la sua struttura dirigente rimetta in discussione la linea programmatica sin qui seguita nonché quel suo modo di intendere la politica, che – nonostante i recenti avvicendamenti direttivi – non è risultato adatto a corrispondere al nuovo linguaggio in uso presso l’elettorato, né disposto ad aggiornare le proprie proposte, idee e visioni. Anche andando coraggiosamente oltre gli schematismi tradizionali e le vecchie logiche correntizie e territoriali.
E l’auspicio è, naturalmente, che questo percorso avvenga non più nel chiuso di una riunione di direzione, ma già si compia attraverso il coinvolgimento e la convocazione di tutti gli iscritti e i simpatizzanti PD, in un confronto aperto e schietto di idee, progetti e soluzioni. Allo scopo, in fine, di rimettere in piedi un partito che non sia solo capace di stare al passo con le attuali esigenze della società, o che sappia dare risposte condivise; ma che sia anche in grado di predisporre un tavolo di confronto con le altre forze dell’area progressista presenti in città e con esse disegnare i confini programmatici e una credibile candidatura per le prossime elezioni amministrative”.