Offese e minacce alla prof su Facebook. Ispica, 17 studenti rischiano condanna

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Una classe dell’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “Curcio” di Ispica sotto processo. Il pubblico ministero chiede la condanna per tutti. La vittima è un’insegnaNte d’inglese, S.C., 56 anni, che si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Raffaele Pediliggieri. Imputati sono diciassette studenti: Federica F., Claudio Z., Francesco B., Marco C., Federica A., Stefano R., Manuela M., Stefania M., Agostino C., Daniele C., Eugenio B., Salvatore Z., Pierangelo P., Sergio M., Antonino S., Angelo F. e Andrea C., tutti difesi dagli avvocati Salvatore Campanella, Milena Iacono e Ignazio Galfo. Sono accusati di minacce e diffamazione a mezzo social network. Il pubblico ministero, Veronica Di Grandi, ha chiesto per quattro la condanna a 800 euro ciascuno, per gli altri a 600 euro. I fatti risalgono agli esami di maturità del 2007 i cui risultati non lasciarono, evidentemente, soddisfatti gli studenti che, a loro volta, costituirono un gruppo su Facebook lanciando accuse pesanti contro la prof, ritenendola responsabile del cattivo andamento degli esami, inviarono un esposto all’Ispettorato per la Pubblica Istruzione e ad altre istituzioni e, addirittura, uno di loro, spedì una lettera oltraggiosa a casa della parte civile. Questa, attraverso l’avvocato Pediliggieri, presentò un esposto alla Procura della Repubblica di Modica che, attraverso la polizia postale, risalì ai 17 imputati. I difensori hanno chiesto l’assoluzione per tutti. Il giudice onorario, Francesca Aprile, si è riservata per la decisione. Un caso quasi analogo è venuto alla luce nei giorni scorsi all’Istituto Comprensivo “Pappalardo” di Vittoria, dove, tre ragazzi di una terza classe ad indirizzo musicale che nel 2011 avevano all’incirca 12 anni, avrebbero creato su Facebook un “gruppo chiuso” denominato “Per chi odia la prof…” con lo scopo di ricevere commenti positivi o negativi nei confronti della professoressa che allora svolgeva un’ora di lezione in quella prima classe. Tre commenti sarebbero finiti nel gruppo: “La odio”; “la odio anch’io”; “mi piace”. Della bravata infantile non si seppe più nulla fino al 2 febbraio scorso, quando alcune professoresse avrebbero chiesto ad alcuni ragazzi di riaprire il profilo Facebook dai computer dell’istituto con le password degli alunni per leggere il frasario finito dentro quel gruppo chiuso.

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