Ecco come sarebbe evaso Gianluca Zafarana dal carcere di Modica

gianluca-zafarana.-jpegAvrebbe forzato la recinzione metallica del carcere, poi avrebbe scavalcato il muro di cinta utilizzando una fune “agganciata” ad uno spuntone. Da qui sarebbe saltato sul tetto di una casa confinante per calarsi dalla grondaia. E’ caccia aperta su Gianluca Zafarana, 30 anni, pregiudicato di Scicli, il giovane fuggito mercoledì dall’Istituto Penitenziario di Modica dove stava scontando residui di pena dopo essere stato arrestato, nell’aprile del 2012, dalla polizia municipale di Modica, in Viale Medaglie d’Oro, per inottemperanza agli obblighi della sorveglianza speciale, che gli imponevano di non allontanarsi da Scicli.
L’uomo, durante l’ora d’aria, avrebbe approfittato di un attimo di distrazione dei sorveglianti. E’ probabile che l’uomo avesse pianificato da tempo la fuga, procurandosi la fune servita per calarsi dal muro di cinta e dettando precise istruzioni a qualcuno fidato, magari durante le visite, senza dare nell’occhio. Scattato l’allarme, infatti, sono arrivati polizia e carabinieri, le forze in organico alla polizia penitenziaria con rinforzi giunti anche da Ragusa. E’ possibile che il giovane, dopo l’ora d’aria dal cortile passeggi, sia salito sul tetto della casa di pena e poi si sia calato da qualche grondaia nella zona retrostante la struttura che ricade in un’area non edificata. Le indagini tendono a capire, quale sia stata la strategia di fuga, se ad attenderlo all’esterno ci sono stati complici o se è stata un’iniziativa solitaria. La cosa principale, allo stato, è quella di ritrovarlo e riportarlo in cella. Gianluca Zafarana si trova in carcere da circa un anno, quando fu arrestato dalla polizia municipale e dagli agenti del Commissariato, l’otto aprile 2012, essendo stato bloccato in Viale Medaglie d’Oro dal Nucleo di Pronto Intervento dei caschi bianchi modicani. A seguito di segnalazione da parte di alcuni cittadini alla centrale operativa circa la presenza di individui sospetti, la pattuglia si era portata nei pressi del mercato ortofrutticolo, dove aveva bloccato lo Zafarana insieme con un giovane albanese di 18 anni, anche questi residente a Scicli, i quali non davano motivazioni convincenti circa la loro presenza a Modica. Zafarana aveva consegnato, addirittura, documenti personali risultati, poi, falsi. Era, quindi, emerso attraverso i dati della polizia, che si trattava del noto pluripregiudicato, e che questi era sorvegliato di pubblica sicurezza con l’obbligo di non lasciare Scicli. In passato era stato arrestato più volte e condannato, in particolare, per furti e tentativi di furto. “Da tempo immemore – dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe – sosteniamo l’esigenza di definire i circuiti penitenziari differenziati in relazione alla gravità dei reati commessi, con particolare riferimento al bisogno di destinare, a soggetti di scarsa pericolosità, specifici circuiti di custodia attenuata e potenziando il ricorso alle misure alternative alla detenzione per la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale. Oggi ci sono in carcere 67mila detenuti a fronte di circa 42mila posti letto, il numero più alto mai registrato nella storia dell’Italia. Bisognerebbe percorrere la strada dei circuiti penitenziari differenziati: ma altrettanto necessaria è una concreta riforma del sistema penale – sostanziale e processuale, che renda più veloci i tempi della giustizia.

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