Punta Secca: Altri quarantasei denunciati per il blocco degli accessi alle spiagge

carabinieri-gazzella-1-300x174I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Ragusa, nel prosieguo delle indagini che sono scaturite dal sopralluogo condotto lo scorso 26 agosto sul litorale santacrocese, che è ormai famoso nel mondo per i meravigliosi scorci della fiction RAI sul Commissario Montalbano, che aveva impegnato decine di militari, due natanti e un elicottero, hanno deferito in stato di libertà altre quarantasei persone alla Procura della Repubblica di Ragusa.

Un primo rapporto dell’indagine era già stato redatto e depositato in Procura dai militari della motovedetta CC813 di Pozzallo che quel giorno avevano già sanzionato in via amministrativa quindici persone per aver parcheggiato sul demanio marittimo, per un importo superiore ai tremila euro. i militari “di mare” avevano poi denunciato due persone per aver installato su area demaniale una pedana e un gazebo. Recentemente i sanzionati che non avevano tempestivamente ottemperato si sono visti recapitare a casa le ingiunzioni di pagamento superiori ai quattrocento euro.

Nei mesi successivi l’intervento, i militari del Nucleo operativo e radiomobile Ibleo avevano proseguito e approfondito gli iniziali accertamenti tesi ad individuare i responsabili delle altre irregolarità riscontrate. Sono stati ritenuti illeciti i blocchi delle vie d’accesso all’arenile, che la legge vuole siano libere e sgombre da qualsiasi cosa.

Su alcuni accessi, sei in particolare, invece, erano state arbitrariamente poste opere, anche murarie, finalizzate a impedire ai turisti, e agli utenti della battigia in genere, l’accesso alla spiaggia, costringendoli a fare lunghi giri per trovare un accesso aperto.

La legge (il codice della navigazione), mentre prevede la sanzione amministrativa di euro 206 e la rimozione forzata per chi temporaneamente blocca l’accesso (ad esempio le auto dei turisti parcheggiate o i mezzi dei venditori ambulanti), sancisce che sia reato occludere tali accessi al demanio marittimo, contravvenzione penale punita con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516.

Succede purtroppo ne Bel Paese che privati cittadini, o per non essere disturbati dal via vai di turisti o per usare la strada pubblica come cortile per il proprio automezzo, pongano un bel cancello, oppure dei bei muretti o paletti in cemento o in ferro, con o senza catene e lucchetti per delimitare e di fatto privatizzare l’area pubblica demaniale che è di proprietà solo e soltanto dello Stato.

Tutto ciò con evidenti disagi per l’utente del mare, sia egli pescatore sportivo, bagnante, turista “fai date” o meno, senza pensare ai rischi – purtroppo già denunciati ma anche tristemente accaduti – per eventuali urgenti interventi di soccorso in favore di persone colte da malore che non vengono tempestivamente raggiunte dai sanitari, costretti a mirabolanti giri per arrivare alla spiaggia.

Dei sei accessi trovati bloccati da manufatti permanenti (inclusi anche quelli apparentemente temporanei come una catena, ad esempio), situati tra le località di Caucana e Punta Braccetto, sono stati individuati e identificati i proprietari delle abitazioni a valle della chiusura, che di fatto traggono vantaggio dalla “privatizzazione” dell’area. Queste persone, complessivamente sessantasei sono state tutte deferite in stato di libertà per il reato di “abusiva occupazione di spazio demaniale e inosservanza di limiti alla proprietà privata” (art. 1161 c.n.). Si tratta di persone dall’età e dall’estrazione sociale più disparata. La stragrande maggioranza sono ragusani e camarinensi, ma non mancano vittoriesi, comisani, catanesi, palermitani, e addirittura milanesi, varesini, ravennati e un fiorentino. Si trovano tantissimi pensionati, che magari si sono comprati la casa al mare con la liquidazione, impiegati, anche pubblici, e non mancano un avvocato, un architetto e un giornalista, c’è perfino uno studente minorenne.

I manufatti (cancelli, muretti, pali e paletti), emessi altrettanti decreti di sequestro penale dal giudice delle indagini preliminari di Ragusa, erano stati rimossi i primi di febbraio con l’ausilio del comune di Santa Croce Camerina e l’assistenza dei Vigili del fuoco.

Le indagini, dopo la rimozione dei cancelli, sono proseguite sulla scorta di quando riscontrato ”sul campo”. E così sono state individuate altre 46 persone proprietari a vario titolo dei terreni situati a valle dei cancelli, che grazie a questi s’erano creati nel tempo esclusivi e “privatizzati” accessi al mare. Questi quarantasei si vanno a sommare con i sessantaquattro individuati già dai primi di gennaio. E tolti alcuni che nel frattempo o erano deceduti o avevano venduto il proprio immobile, gli indagati per i varchi di Caucana e Braccetto sono ora un centinaio.

Certo, è noto, i cancelli sono stati dissequestrati e restituiti. Ma ciò di per se stesso non implica che non sussista il reato. La Corte Suprema di Cassazione afferma infatti che “si rende colpevole del reato previsto dall’articolo 1161 del codice della navigazione colui che, pur senza occupare direttamente una zona demaniale, ne impedisca l’uso pubblico mediante la esecuzione sulla propria proprietà di opere, quali sbarramenti, recinzioni, cancelli e simili, che di fatto ostacolino l’esercizio della facoltà di raggiungere la zona demaniale e di usufruirne secondo la destinazione che gli è propria, sottraendola così alla generalità degli aventi diritto e riservandola a soggetti determinati”. Pertanto l’attività di contrasto all’abusivismo, e a questa sorta di – se si può qui adattare il termine – esclusivismo, continua e continuerà finché ci saranno persone che vorranno precludere ad altre persone l’accesso alle spiagge.

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