Modica. San Giuseppe a Crisci ranni. Nel falò l’eco del messaggio di papa Francesco e di don Diana

vampata 2Continuano le feste semplici di Crisci ranni. E così per san Giuseppe, su proposta della Cooperativa L’Arca e con la partecipazione anche della Casa don Puglisi, il cantiere educativo Crisci ranni ha preparato il suo falò – unendosi a tanti altri che tradizionalmente si accendono in onore del santo patriarca – e attorno ad esso si è vissuta una serata di convivialità e di gioia. Nella breve introduzione non sono mancati due riferimenti. Il primo a papa Francesco: si è voluto vedere nel fuoco che si accendeva la gioia di questi giorni per il riaccendersi, grazie alla sua fede convinta e sua alla chiara testimonianza di affetto per i poveri, in molti cuori della speranza. Non una speranza qualsiasi, ma la speranza del Vangelo praticabile e praticato. Ed ecco il secondo riferimento: la testimonianza di un amore fino al martirio, come quello di don Peppe Diana ucciso diciotto anni fa dalla camorra per il suo forte impegno per la giustizia e l’educazione dei giovani, a cui lo scorso ottobre abbiamo dedicato a Modica una casa di pronta accoglienza. C’era quindi chi dava concretezza ai riferimenti, scoprendo nella conversazione semplice come basti poco – un’ora e mezza la settimana – per vivere Vangelo e onorare martiri mettendosi accanto a un ragazzo che desidera imparare e che, per molti motivi, non riesce a farlo da solo. E c’erano i bambini dell’Arca, della don Puglisi, delle nostre famiglie a ricordarci che tutto cambia se diventiamo come loro: semplici, capaci di fiducia in Dio e di affetto verso tutti. Continuiamo a riproporlo per la nostra città che, per il terzo anno, sarà invitata tutta a vivere il 6 aprile una Pasqua che si prolunga nel rito Crisci ranni, preceduto il 5 aprile dalla presenza di un testimone come don Franco Montenegro, vescovo di Agrigento che – come papa Francesco – è un pastore sta accanto al suo popolo e ne condivide gioie e dolori, con grande affetto per i poveri e per gli immigrati che cercano speranza nelle nostre terre, ma che fatichiamo ad accogliere e a volere bene fino a scoprirne sogni e talenti.

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