PROCESSO “HOT MONEY”. MODICA, UN TESTE: “ARENA SI PRESENTO’ COME REFERENTE DEL CLAN SANTAPAOLA”

“Sui conti correnti del principale imputato si registrarono movimenti per 200, 300 e 400 mila euro”. Ma vi è di più: l’uomo si sarebbe presentato presso il gestore di un supermercato, Antonino Magno, dichiarandosi referente locale del Clan Santapaola. Sono i passaggi salienti dell’udienza di oggi del processo riguardante l’operazione “Hot Money” eseguita nel mese di luglio del 2003 dalla Squadra Mobile di Ragusa e dagli agenti del Commissariato di polizia di Modica, e che si celebra davanti al Collegio Penale del Tribunale( Patricia Di Marco, presidente, Maurizio Rubino e Lucia De Bernardin, a latere). Dei conti correnti ha parlato l’ausiliario, Amenta, che poi sarebbe un consulente, del pubblico ministero, Maria Mocciaro, incaricato all’ epoca di verificare i movimenti bancari di alcuni imputati. Nel caso specifico si è fatto riferimento al falegname Giuseppe Arena, 47 anni, difeso dall’avvocato Carlo Ottaviano, ritenuto la mente della presunta organizzazione. Secondo l’accusa, l’ebanista avrebbe depositato nei propri conti correnti bancari somme provenienti da attività illecita ricondotta all’usura ed intestati fittizziamente e anche a persone decedute. Il gestore di un supermercato ha detto che l’uomo si era presentato nell’esercizio chiedendo di parlare con il proprietario perché questi aveva aperto un esercizio alimentare a Pozzallo, cosa che non sarebbe andata a genio tant’è che il teste, ha anche detto che Arena si sarebbe ricondotto al Clan Santapaola. Escusso anche l’imprenditore, Pasquale Radenza, il quale ha ammesso di essere stato avvicinato dall’Arena il quale gli avrebbe chiesto dei soldi in forma di sponsor ma che quell’incontro fu interrotto dall’arrivo della polizia che generalizzò tutti. Complessivamente furono 10 i soggetti coinvolti nella vicenda. Sette sono modicani, uno è di Ragusa e due sono di Catania. Uno di questi ultimi, Giovanni Bruno, 29 anni, è già stato giudicato tempo fa con l’abbreviato. Le riscossioni sarebbero state appannaggio dei due catanesi. Gli incontri si sarebbero tenuti presso un ristorante di Via Modica Giarratana, a Modica Alta. Gli altri indagati sono patrocinati dagli avvocati Salvatore Campanella, Salvo Maltese, Ignazio Galfo e Giorgio Terranova. Nessuno degli arrestati, poi rimessi in libertà, ha ammesso i fatti. Gli interessati avevano chiarito le rispettive posizioni, dichiarandosi all’oscuro dell’esistenza della banda. “La mente” della presunta organizzazione aveva prima scelto di fare scena muta, decise poi di tornare sui suoi passi, collaborando con gli inquirenti e ammettendo parzialmente i fatti. La perizia di 180 pagine escluderebbe molti rapporti tra le persone invischiate nella questione giudiziaria.

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