Auguri che ci impegnano a leggere le povertà. e a ripensarci umanità nuova, “fiorendo laddove siamo stati seminati”

imagesL’annuncio della Pasqua è dirompente, non ammette mezze misure. Ma dirompenti sono anche le crescenti povertà, con un carico di preoccupazione che si estende a chi non è tradizionalmente povero. Come mettere insieme questi due elementi? Ci aiutano le parole di Papa Francesco nell’omelia crismale del giovedì santo: “Dobbiamo ravvivare sempre la grazia e intuire in ogni richiesta di aiuto, a volte inopportuna, a volte puramente materiale o addirittura banale – ma lo è solo apparentemente – il desiderio della nostra gente di essere unta con l’olio profumato, perché sa che noi lo abbiamo”.

Da queste parole traiamo i modi con cui vivere la Pasqua nelle realtà di condivisione collegate con la Caritas, che diventano invito che facciamo a tutti.

1. In primo luogo, vivremo intensamente la liturgia e invitiamo a vivere intensamente la liturgia che, dopo il grande giorno della resurrezione, si prolunga per cinquanta giorni fino a Pentecoste: per ravvivare la grazia! Stiamo rischiando, infatti, di non vedere più i doni grandi che ci sono fatti e che si incarnano in figure belle come papa Francesco o don Tonino Bello o don Franco Montenegro, che avremo la fortuna di avere a Modia nei prossimi giorni (il 5 aprile per l’incontro sull’immigrazione come segno de tempi alla Domus S. Petri), ma anche in figure meno conosciute e quotidiane di gente che vive tenerezza e generosa prossimità. Senza dire di Gesù, che va guardato nei tratti concreti con cui i vangeli ce ne annunciano presenza e iniziativa.

2. In secondo luogo, vivremo e invitiamo a vivere questi giorni e questo tempo di Pasqua con rinnovata attenzione a chi soffre, attraverso i gesti semplici della visita e dell’invito a casa proprio soprattutto per condividere la mensa. M anche con una rielaborazione del senso della crisi o della presenza crescente degli immigrati per evitare di fermarci ai dati più esterni, cercando piuttosto di capire verso dovo siamo chiamati a incamminarci.

3. E in terzo luogo, vogliam ritrovare – come faremo per la festa Crisci ranni il sabato dopo Pasqua – la capacità di una gioia semplice e corale, che ci faccia abitare diversamente la città e diventi la premessa di una politica nuova che sia al tempo stessa lontana da logiche di potere ma anche da distruttiva protesta che non sa guardare alla gravità dei problemi e all’urgenza di trovare vie costruttive per il bene comune. Ricordando con papa Francesco che, se il peccato si può comprendere e superare, non è così per la corruzione; ma anche imparando da lui lo stile di chi edifica.

Buona Pasqua, allora, a tutti! Buona Pasqua alla città! Buona Pasqua in particolare ai giovani!
Scambiandoci auguri veri, contrassegnati da rinnovata passione per il bene e concreto impegno per fare tutti la nostra parte così da “fiorire – come amava di dire Mons. Nervo, fondatore della Caritas Italiana da poco scomparso e più volte venuto a Modica – laddove siamo stati seminati. Partendo ciascuno da noi stessi e favorendo un insieme bello, accogliente, costruttivo”.

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