Paolo Monello: “L’ex convento dei Frati Minori a Vittoria, non è della Provincia”

convento-frati-minori-vittoriaL’ex convento dei Frati Minori di Vittoria non è di proprietà della provincia. Ne è convinto lo storico Paolo Monello che, sabato scorso, ha tenuto una conferenza alla Sala Mandarà. Il convento, restaurato di recente grazie ai fondi della legge 433 del 91, è di proprietà del comune e della provincia. Una piccola parte, al piano terra, è di proprietà della società di mutuo soccorso “Ferdinando Jacono”. Una parte è assegnata alla diocesi, che li utilizza al servizio del luogo di culto (la chiesa della Madonna delle Grazie).
I lavori di recupero hanno permesso il consolidamento dello stabile, ma sono state eliminate anche alcune casupole e costruzioni aggiuntive che erano state realizzate nel chiostro ed in altre parti. Un protocollo d’intesa, stipulato qualche mese fa, ha permesso di prevedere una nuova suddivisione dei locali e, nella parte di proprietà del comune, potrebbe presto essere sistemata la biblioteca comunale, che lascerebbe i locali di via San Martino. Monello (ex sindaco ed ex deputato), però, ha una sua teoria. Carte e documenti alla mano spiega che in realtà tutto il convento è di proprietà del comune. “La Provincia non ha alcun diritto sui locali. In base ad un accordo del 1885, il Comune di Vittoria cedette alla Provincia (allora di Siracusa) i locali sede della caserma dei Reali Carabinieri, con il patto che in caso di cessazione della caserma, i locali sarebbero tornati al Comune. Tale condizione si verificò nel luglio 1936 e nel febbraio 1938 la Provincia restituì al Comune i locali del piano superiore, che contestualmente furono ceduti alla Curia Vescovile, che li assegnò di nuovo ai frati francescani. Questa ad oggi la situazione. Proprietari del monumento sono tre: la Società Operaia di Mutuo Soccorso “F. Jacono” per alcuni locali a pianterreno; il Comune di Vittoria per il resto del pianterreno; il Comune di Vittoria e la Curia Vescovile per il primo piano. E questo in base ad un atto del 22 febbraio 1938, stranamente ignorato”.

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