Ispica, offende e minaccia i vigili urbani. Barista a processo

tribunale aulaHa minacciato e oltraggiato due ispettori e un’ausiliaria della polizia municipale che stavano svolgendo il loro servizio, ovvero fare rispettare i divieti imposti dai cartelli e dalle apposite ordinanze. Salvatore Agricola, 61 anni, ispicese, titolare di un bar, difeso dall’avvocato Fabio Borrometi, è ora imputato nel processo a suo carico davanti al giudice monocratico del Tribunale di Modica, nel quale Lucia Roccuzzo, Giovanni Garaffa e Antonella Iacono si sono costituiti parte civile con l’avvocato Enzo Gurrieri. Secondo l’accusa, l’esercente, in presenza di più persone, avrebbe offeso l’onore e il prestigio dei tre tutori del traffico in forza al Comando di Polizia Locale di Ispica, ed in servizio di viabilità, mentre erano impegnati nel fare osservare il divieto di fernata nella rotatoria tra Via Brescia eVia Colombo. Nella denuncia viene rilevato che Agricola, risentito per i controlli degli agenti che gli avrebbero arrecato un danno economico, avrebbe minacciato agli stessi un ingiusto danno. In particolare all’ausiliaria del traffico avrebbe detto in dialetto: “te ne devi andare perchè io devo lavorare. Vattene in un altro posto”, poi ancora l’avrebbe diffidada dal prestare ancora servizio in quella zona e non sanzionare più i veicoli dei clienti del suo esercizio di bar in quanto gli aveva procurato una perdità economica. Nel frattempo erano arrivati, a supporto, i due ispettori Roccuzzo e Garaffa, nei confronti dei quali l’imputato non sarebbe stato meno tenero. Nei confronti dei due avrebbe profferito: “A costo di farmi attaccare ve ne dovete andare tutti”, intimando contemporaneamente agli stessi ufficiali di polizia giudiziaria di fare allontanare l’ausiliaria del traffico dal posto di servizio dov’era comandata e aggiungeva, sempre in dialetto locale: “Devi ringraziare che sei una donna altrimenti di farei un c..così(nel contempo mimava l’azione)”. Le sue esternazioni proseguivano oltremodo: “Dovete andarvene tutti e mi dovete fare lavorare, giuro che oggi mi faccio arrestare”. All’imputato è stata, viepiù, contestata l’aggravante per avere commesso il fatto al fine di costringere i pubblici ufficiali ad omettere un atto del proprio ufficio e, segnatamente, a non effettuare il servizio di prevenzione e repressione del divieto di fermata nei pressi del suo bar. I fatti risalgono al 18 giugno dello scorso anno.

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