Come ogni anno in occasione dell’’8 MARZO si organizzeranno momenti di riflessione sull’importanza di questa data, ma, altresì, purtroppo, si terranno anche eventi che per nulla ricorderanno il vero significato di questa giornata. Quest’anno vorrei ricordare questa data con una riflessione diversa partendo da una realtà: il Volontariato, scegliendo la forma scritta, utilizzando i media. Ormai, da diverso tempo, ho fatto la scelta di dedicare parte della mia vita al volontariato. Mi sono trovata, per riconoscimento di altri, ad occupare la carica di Presidente di un Associazione e, da quel momento, ho vissuto in un contesto che conoscevo solo dall’esterno. In questi anni che mi hanno visto e mi vedono vivere nel Volontariato ragusano, ho avuto l’onore di conoscere tantissime persone impegnate, in tutti gli ambiti , a sostenere le persone più deboli. La ricchezza che scaturisce da queste numerose esperienze mette in luce la generosità degli individui che senza nessuna “ricompensa” danno amore, solidarietà e sostegno a chi ne ha bisogno Il Volontariato è sicuramente un valore aggiunto, una risorsa che fa la differenza nella comunità. Appare in tutto il suo vigore un volontariato al femminile e, senza apparire di parte, si può affermare che il volontariato è donna. Potrebbe sembrare solo uno slogan ed invece, stando almeno alle indagini che spesso vengono svolte, si tratta della verità. Colpisce, infatti, il sempre più ampio numero di donne, giovani e pensionate che si dedicano senza problemi ad opere di volontariato, impegnandosi con entusiasmo, passione, scambiandosi reti di relazione e mettendo a disposizione tutte le potenzialità di cui sono capaci. E’ come se quando la donna percepisse la fragilità o il bisogno di una altro essere umano fosse portata ad assumersene, almeno in parte, una responsabilità personale Moltissime sono le donne che, spinte da innumerevoli ragioni, le più disparate, si dedicano al volontariato, impegnandosi con lo stesso entusiasmo in parrocchia così come in organizzazioni non governative, in associazioni, senza risparmiarsi in fatto di impegno, competenze e disponibilità personale. Si tratta di una realtà forse ancora troppo poco valorizzata: in questi tempi in cui sembra emergere sempre più la tendenza all’individualismo, al non porre attenzione agli altri, al non assumersi responsabilità nei confronti delle persone che abbiamo vicino, c’è invece chi si mette in gioco in prima persona e gratuitamente. Il volontariato trasmette la consapevolezza che laddove esiste la fragilità di qualcuno c’è invece la responsabilità di qualcun altro. Ma allora per quale motivo quello che per tanto tempo è stato definito il “sesso debole”, e che invece tanto debole ha dimostrato e dimostra di non essere, stenta a mettersi in gioco in campo politico? Perché la politica agli occhi di molte donne appare ancora così distante dal loro quotidiano? Spesso si dice che la politica ha bisogno delle donne: per quanti questa frase è un’affermazione e per quanti invece resta ancora un interrogativo? Qual è il perchè di questa poca presenza femminile nella politica? Si tratta di un atteggiamento assolutamente irrazionale non foss’altro perchè il futuro dei nostri figli è strettamente connesso con le scelte, più o meno felici, che i governi sono chiamati a mettere in campo. Eppure la logica appartiene ad un altro registro emotivo ed esperienziale. Una delle ragioni può trovarsi nell’estremo pragmatismo del genio femminile abituato a dare risposte immediate ai problemi senza passare tra le scorciatoie di mediazioni inutili Alle donne interesserebbe il lavoro di “cura” propriamente inteso che ben descrive il mix di responsabilità e di amore che le donne mettono, a piene mani e senza vantaggi mondani, nel volontariato e che difficilmente riescono a trovare nella politica. Sempre più ridotta a mantenimento del potere, alleanze, geografia di interessi incrociati e lotte, attività che sono una prerogativa più maschile e sicuramente meno presenti nelle donne. Noi donne siamo più dedite a una logica di servizio in cui a circolare sono gli enzimi dell’affettività empatica. Facendo una breve fotografia della presenza femminile, nei luoghi della politica, ancora oggi ci troviamo davanti a numeri sconfortanti. Al Parlamento siciliano solo tre le donne elette su 90 parlamentari, in quello nazionale raggiungiamo una percentuale del 21% alla Camera e del 17% al Senato. Nella nostra città sono solo due le donne elette alla carica di consigliere comunale e 2 al consiglio provinciale. In tutti i posti di sottogoverno e nei posti chiavi delle istituzioni pubbliche è raro trovare donne che occupano posti di rilievo. Voltando lo sguardo nel Volontariato troviamo una realtà capovolta. Per l’esperienza che vivo, quotidianamente, in quasi tutte le associazioni di volontariato, operanti nella ns realtà, la carica di presidente è donna. Solo per citarne alcune: AIAD, AIDO, AIL, UNITALSI, AVO, LILT, LA CRISALIDE, COORD. DIRITTI PRO H, ALBA CHIARA, ANFFAS, AIRC, ARTHAI, GRUPPO DI VOLONTARIATO SAN VINCENZO, MECCA MELCHITA, PICCOLO PRINCIPE, RAGGIO DI SOLE, AMICI DELLA CELIACHIA ed altre ancora. Da un’indagine della Banca Dati della Fondazione Italiana per il Volontariato invece si segnalano percentuali, a livello nazionale, diverse in relazione alla carica di presidente. Su 5000 organizzazioni esaminate tale carica è ricoperta da un uomo nel 70,3% dei casi mentre per il rimanente 29,7% da una donna. La provincia di Ragusa, appare nel volontariato, sicuramente un’isola felice capace di affermare una realtà di cui andare fieri e dalla quale attingere esperienza e modello da esportare in politica, dove invece vi è una presenza di gran lunga assai più scarsa di quella già poco rappresentativa a livello nazionale .
A RAGUSA Il VOLONTARIATO E’ DONNA, LA POLITICA NO!
- Marzo 6, 2009
- 2:20 pm
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