CARMELO CHIARAMONTE, CUCINIERE ERRANTE:”SE FOSSI SINDACO ISTITUIREI CORSI DI PANIFICAZIONE NELLE SCUOLE”

Carmelo ChiaramonteDa cosa può ripartire l’economia siciliana, che possiede prodotti enogastronomici di eccellenza, ma non sempre riesce a valorizzarli? Da una cultura del cibo che segni una rinnovata conoscenza della materia prima e colmi “quel vuoto che oramai ci portiamo addosso da trent’anni. Oggi produciamo solo il 3% di quello che mangiamo, una percentuale insignificante a fronte del valore dell’autarchia alimentarea cui erano abituati i nostri nonni”.
Ne è convinto Carmelo Chiaramonte, cuciniere modicano, errante di professione e narratore della tavola per vocazione che sabato 25 gennaio parteciperà al convegno “Pomodorovinopesce- I gioielli alimentari della Sicilia sud Orientale, tra narrazione e accoglienza” che si svolgerà sabato 25 gennaio nel Palmento di Rudinì a Marzamemi, organizzato dalla Regione Sicilia, dal circolo Terramitica e dal Consorzio di Tutela Igp Pomodoro di Pachino. L’obiettivo è quello di creare una rete di imprese che si muova insieme verso la sfida dell’Expo 2015.
“Il cibo rappresenta ancora oggi uno dei canali privilegiati attraverso cui parlare del territorio- aggiunge lo chef -. Ogni piatto è un racconto che si snoda attraverso molte mani e molte vite e diventa dunque un mezzo narrativo potentissimo. Allo stesso tempo, però, oggi più che mai, ne siamo attratti perché non lo conosciamo più. Uno stile di vita frenetico e la perdita di contatto con i prodotti della nostra terra stanno recidendo delle radici su cui intere generazioni hanno fondato la propria memoria. Oggi i bambini non hanno più idea di come si fa il pane, gli adulti non riescono a distinguere una verdura dall’altra. Abbiamo ampiamente perso quel valore che era l’autarchia nella gestione dell’alimentazione e deleghiamo tutto all’industria. Rimangono piccole isole felici in cui ancora si raccoglie, si impasta, si cuoce: il sud est è una di queste e da qui occorre ripartire perché esse sono portatrici di una saggezza di cui oggi c’è grande domanda. Da qui, credo, si possa ripartire anche per incidere sulle dinamiche economiche del territorio e dell’agricoltura in particolare: riappropriarci dei prodotti che fanno parte della nostra storia e ricominciare a nutrirci di questi. Le istituzioni e le pubbliche amministrazioni dovrebbero orientare soprattutto i bambini in questo senso. Se io fossi sindaco istituirei dei corsi di panificazione nelle scuole. Anche così si contribuisce a crescere cittadini più consapevoli e certamente più legati alla terra il cui futuro dipende anche da loro”.

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