Il calcio a Ragusa e la squadra comprensoriale. Chiavola: “Forse è l’unica possibilità”

Mario  Chiavola“Abbiamo letto, con una certa soddisfazione, che il fuoco cova sotto la cenere. Che, cioè, per quanto riguarda il Ragusa calcio tutto è pronto, una nuova cordata di imprenditori starebbe già per uscire allo scoperto allo scopo di tuffarsi in un’inedita avventura. Ma, mi chiedo: a patto che non si tratti di un magnate, non sarebbe il caso di strutturare la prossima esperienza in maniera completamente differente, magari pensando alla creazione della tanto declamata squadra unica provinciale?”. E’ quanto si chiede il presidente dell’associazione “Ragusa in Movimento”, Mario Chiavola, che torna a battere sul tasto della scomparsa del calcio di Serie D in città dopo l’infausta stagione caratterizzata dalla gestione Vito-Savarese. “Ma tutto ciò, ormai – continua Chiavola – appartiene al passato e, assieme ai tifosi, a tutti coloro che tengono al calcio in città, ci si aspetta che possa accadere qualcosa di positivo. Allo stesso tempo non possiamo non pensare che il momento economico è quello che è, per cui occorrerebbe pensare anche a soluzioni che a prima vista potrebbero sembrare fuori da ogni logica e che però, concretizzando anche delle economie di scale, sono quelle che, alla fine, potrebbero rivelarsi più utili per consentirci di superare questo momento. D’altronde, le squadre comprensoriali non sono certo qualcosa che scopriamo noi. Esistono pure in altre realtà territoriali e si sono sempre ben distinte per essere riuscite a proporre qualcosa di buono. E’ l’unica strada, ritengo, per riuscire a risalire la china e puntare in alto nella maniera dovuta, nel pieno rispetto del blasone che l’area iblea può vantare. Ritengo, a mio modesto modo di vedere, superata, e di un pezzo, l’era dei campanilismi. Adesso occorre muoversi per integrarsi. E la competizione va fatta con gli altri territori provinciali. Forse sarebbe il caso di esaminare con la massima attenzione questa ipotesi e, perché no, tuffarsi a capofitto nell’idea di trarre qualcosa di buono da tale possibilità. Ritengo che i tifosi comprenderebbero e, anzi, rispetto all’idea di dovere rinunciare del tutto o in parte ad una squadra di buon livello, propenderebbero senz’altro per questa ipotesi che non è affatto peregrina”.

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