La cerimonia della firma della bozza di buone prassi da sottoporre all’Ue come ultimo atto del progetto europeo He.re. ha chiuso il congresso internazionale “Clandestini, salute e ritorno”, organizzato nell’Hotel Terraqua di Marina di Ragusa dall’Ulss 20 di Verona e dall’Ausl 7 di Ragusa sotto l’egida dell’Unione europea e dell’Iom, organismo partner dell’ Onu per l’immigrazione. “Abbiamo voluto riassumere il documento approvato – ha spiegato Luigi Bertinato dell’Ulss 20, leader del progetto,– e che comprende le esperienze di sedici Paesi diversi, oltre l’Italia, in un agile decalogo da consegnare alla stampa per dare la massima diffusione a questi temi di grandissima attualità, come dimostra l’attenzione con cui i media hanno seguito i lavori. Da sottolineare poi come il partenariato tra una autorità sanitaria del nord e una del sud abbia dato eccellenti risultati. E possa rappresentare un modello di lavoro nord-sud tra istituzioni della Ue e Paesi terzi”. Della stessa opinione il direttore generale dell’Ausl 7 di Ragusa Fulvio Manno, che ha sottolineato inoltre come dal congresso sia venuto “Un contributo essenziale per colmare quel buco nero nella legislazione dell’Europa del dopo Schenghen: pur occupandosi di animali e merci, la legge trascura il trasferimento di uomini”. Manno ha anche annunciato che si farà promotore di un’iniziativa per invitare la Regione Siciliana ad accogliere la proposta lanciata ieri nel corso del congresso da Vincenzo Morello, medico responsabile del Cpa di Pozzallo, “di sottoporre, in armonia con il Regolamento sanitario internazionale dell’ Oms, a una serie di esami routinari gli immigrati. Ciò per scongiurare il pericolo che riesplodano in Italia malattie ormai scomparse come la tubercolosi”. Alla cerimonia della firma era presente anche il vescovo di Ragusa mons. Paolo Urso, che si è detto “Entusiasta del clima respirato in questo congresso internazionale per la passione emersa dal confronto tra esperti, di culture e sensibilità diverse, su tematiche tanto complesse”. Al termine dei lavori è stato proiettato il documentario “Sulle tracce dell’intercultura” realizzato dagli studenti del Liceo di Scienze sociali di Ragusa che, coordinati dal regista Giuseppe Tumino, hanno messo a confronto interviste realizzate con immigrati stranieri in Sicilia e con siciliani emigrati all’estero. Il documento approvato 1.La persona in fase di rimpatrio, nel rispetto della dichiarazione universale dei diritti umani, dovrà ricevere un’adeguata assistenza sanitaria corredata da informazioni corrette, complete e facilmente comprensibili – quindi nella sua lingua – sul suo stato di salute. Informazioni che, trascritte, potranno essere utilizzate dai medici dei Paesi d’origine. 2.Una tessera sanitaria temporanea dovrà essere offerta ai clandestini in fase di rimpatrio da tutti gli Stati membri 3.Anche al fine di incentivare il rimpatrio volontario, si raccomanda la stipula di accordi bilaterali e multilaterali tra Stati membri e Paesi terzi. Gli accordi devono anche includere le garanzie per il controllo medico sullo stato fisico e mentale del paziente in fase di rimpatrio e la continuità delle cure 4.Per determinate malattie che potrebbero causare epidemie o che necessitino di cure prolungate i trattamenti dovranno essere conclusi nei Paesi Ue fino alla completa guarigione nel rispetto del “Regolamento sanitario internazionale dell’Oms" 5.In caso di specifiche necessità durante il viaggio o nella prima fase della reintroduzione nel Paese d’origine, il paziente potrà essere dotato, in continuità con la tessera stp, anche di un “passaporto sanitario” che contenga tutte le informazioni della tessera e che consentirà al paziente di ottenere tutte le prestazioni mediche e i farmaci richiesti dalla sua terapia. 6.Le strutture sanitarie europee che hanno in carico la persona in fase di rimpatrio dovrebbero coordinarsi – anche attraverso la collaborazione con Ong, agenzie internazionali e Croce rossa -, con le strutture sanitarie del Paese d’origine per garantire la prosecuzione dei trattamenti. 7.Occorre raccogliere in maniera sistematica i tipi di patologie, sia fisiche che mentali, più frequenti tra gli immigrati al fine di elaborare una banca dati sul web che, nel rispetto delle norme sulla privacy – possa essere messa a disposizione del personale sanitario sia europeo che di altri Paesi. 8.Al fine della circolazione delle informazioni sanitarie per la risoluzione rapida dei problemi. è auspicabile la creazione di un network internazionale stabile che includa i Paesi terzi e che si basi su gruppi di lavoro sia nazionali sia regionali per la ricerca e per la divulgazione delle informazioni. 9. Al fine di facilitare il processo di rimpatrio volontario, ferma restando la necessità di un coinvolgimento economico dei Paesi Terzi, questi dovrebbero avere la possibilità di richiedere all’Ue e alle altre agenzie internazionali, compresa la Banca mondiale, appositi finanziamenti per la tutela dei gruppi vulnerabili. 10. Si raccomanda agli Stati membri la creazione di attività comuni di formazione del personale, sanitario e non, che a vario titolo è coinvolto nel processo di accoglimento e rimpatrio.
RAGUSA. CHIUSO IL CONGRESSO INTERNAZIONALE “CLANDESTINI, SALUTE E RITORNO”
- Giugno 12, 2009
- 4:06 pm
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