La notizia dell’avviso di garanzia al sindaco di Scicli Susino per concorso esterno in associazione mafiosa ha destato davvero stupore e clamore. Lo stupore nasce dal fatto che l’avviso arriva ad una persona perbene, onesta , senso del dovere, il cui trascorso politico è stato sempre lineare e trasparente. Mi viene veramente difficile pensare che una persona del genere possa avere a che fare con organizzazioni criminali attraverso quello che viene chiamato “concorso esterno”. E dunque, lo avverto a pelle, credo nella sua innocenza , credo alle sue parole di estraneità ai fatti. Se la giustizia accerterà che così non è, non avrò timore a dire che mi sono sbagliato.
Per la magistratura l’avviso di garanzia a Susino è stato forse un atto dovuto perché i fatti oggetto di indagine insistono sulla città da lui governata, ma da questo a ritenerlo un personaggio contiguo a mafiosi mi sembra davvero eccessivo, atteso che la definizione normativa di associazione di tipo mafioso di cui al terzo comma dell’art. 416-bis è: “L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”.
Scicli, anche in altre occasioni, credo erroneamente, è stata considerata città a rischio di infiltrazioni mafiose. Sì, è vero, c’è, forse, un livello di criminalità più rilevante, ma parlare di mafia credo sia davvero eccessivo, per cui il clamore di chi, forze politiche e altri, vorrebbe cavalcare il “caso” in cerca di fortuna chiedendo le dimissioni del sindaco mi sembra un accanimento sproporzionato.
Mi viene davvero difficile, atteso che le forze politiche chiedono le dimissioni del sindaco Susino, annoverarlo tra “quei soggetti che, sebbene non facciano parte di un sodalizio criminoso, forniscano, sia pure mediante un solo intervento, un contributo all’ente delittuoso tale da consentire all’associazione di mantenersi in vita, anche limitatamente ad un determinato settore, onde poter conseguire i propri scopi” (Cass. Sezioni Unite Penali, 5 ottobre 1994). Trovo davvero difficile pensare che il dott. Susino sia un soggetto che, pur non inserito stabilmente in una struttura organizzativa di malaffare e privo dell’“affectio societatis”, abbia fornito un concreto, specifico, consapevole, volontario contributo, ad organizzazioni malavitose interessate a conservare o rafforzare le loro capacità operative in un particolare settore, ramo di attività o articolazione territoriale della sua città, per raggiungere in cambio profitti o vantaggi personali. Mi viene davvero difficile credere a tutto questo ! In ogni caso, spetterà alla magistratura accertare la verità e fare chiarezza.
Molto diverso poi, se vogliamo ragionare sul versante di chi chiede le dimissioni di Susino, è il discorso sulle sue capacità amministrative di sindaco. Se c’è chi non lo ritiene idoneo al compito di governo della città, questa è cosa diversa rispetto al ritenerlo una persona contigua alla mafia. Ecco perché , e vengo alla considerazione sul clamore, mi pare davvero un tiro al bersaglio chiedere le sue dimissioni proprio in contemporanea all’accusa che lo ha travolto.
Che figura ci farebbe la classe politica sciclitana se il Consiglio comunale venisse davvero sciolto dal Ministero dell’interno per infiltrazioni mafiose? Sarebbe come confermare gli indizi che Scicli è una città dove alligna la mafia.
Ecco perché ci si aspetterebbe una pacata reazione dagli sciclitani, dalle forze sindacali, culturali e politiche per affermare a testa alta che Scicli non può essere, a causa di alcune persone malavitose, considerata una città mafiosa e che non è possibile infangarla agli occhi dell’Italia e del mondo. Non si può fare sciacallaggio per fini politici, speculare su un masso che un sindaco si trova sulla testa, deturpare il volto di una città davvero importante del Val di Noto per le sue caratteristiche barocche, per il fascino dei suoi beni culturali, per le sue espressioni intellettuali , per la sua storia, per la sua attrazione turistica, al solo scopo di poterne trarre una guadagno politico-elettorale.
Non merita tutto questa Scicli, città che in un’opera del ‘700, dal titolo La Sicilia in prospettiva, veniva chiamata, quando si effettuavano scritture pubbliche, “Urbs elegans”.
Auguro al sindaco di Scicli di uscire indenne da questa vicenda che lo ha travolto come uomo e come politico. Quel che dispiace è il fatto di aver ricevuto un avviso di garanzia non per un reato comune,( i sindaci di tutta Italia sono direttamente o indirettamente consapevoli di essere esposti ad accuse di reati) ma per un reato pesante, per il quale c’è bisogno che arrivi presto la verità per tutti: per Scicli, per il comprensorio e per l’intera ex provincia di Ragusa.