Finalmente nel nostro Paese si mette mano alla riforma della giustizia. Questo Governo di giovani ministri, così bersagliato all’interno e dall’esterno, riesce a smuovere le acque. Nel Consiglio dei Ministri del 29 agosto è stata infatti approvata una riforma della giustizia che include in sé, tra l’altro, un provvedimento che gli italiani attendevano dal 1987. Parliamo della responsabilità civile dei giudici,
Su questo aspetto c’è stata sempre molta divergenza tra centrodestra e centrosinistra a causa del condizionamento di Berlusconi, ci sono state posizioni contrapposte e controverse tra le varie forze politiche, per cui non si è fatto nulla: solo chiacchiericcio, veti incrociati, pregiudizi, barricate da parte della magistratura politicizzata.
Finalmente Renzi “il gelataio”, il “rottamatore”, il “Renzie ebetino” di Grillo, il Renzi dell’Italicum e incantatore dell’opposizione dopo aver messo 80 euro nelle buste paga di tanti italiani, dopo aver portato a casa la riforma del Senato, mette mano alla giustizia facendo il volere della stragrande maggioranza degli italiani e introducendo il principio della responsabilità civile dei giudici, i quali in caso di errori pagheranno nella misura del 30% e del 50% il loro errore e lo stato potrà rifarsi su di loro.
Per i più giovani va ricordato che già gli italiani l’8 novembre del 1987, a seguito di un referendum proposto dal partito radicale di Pannella, si espressero a favore della responsabilità civile dei giudici. Secondo fonti Wikipedia furono 20.770.334 (80%)i voti validi a favore della introduzione della responsabilità civile del giudice, mentre i voti contrari 5.126021(19%); bianche e nulle 3.969864.
Dopo, però, come accade spesso in Italia, tutto venne abortito. Dunque già da quasi un trentennio gli italiani hanno avuto le idee chiare e ci voleva il “Premier giovanotto” a cambiare le regole.
A questo punto introdurre la responsabilità civile dei giudici potrebbe giovare a rasserenare il clima sociale e politico del nostro Paese. Appare infatti quanto mai discriminante che se in Italia sbaglia un medico, un ingegnere, un professionista in genere, deve pagare per l’errore commesso; se sbaglia un giudice, che può aver condannato ingiustamente una persona, per lui non succede nulla. E’ lo Stato infatti che si accolla le spese, cioè i cittadini. Ma il giudice è un privilegiato? Un supercittadino? Perché nel sistema giudiziario spagnolo è possibile, secondo la Legge nr. 6/1998 on judicial power does not cover the patrimonial liability of the assets and the magistrate judge. 6 / 1998, che al giudice vengano imputate le responsabilità di errori, tant’è che giudici e magistrati ricorrono a contratti di assicurazione a titolo personale per tutelarsi, ed in Italia si è dovuto attendere il 29 agosto del 2014 disattendendo il fatto che la Costituzione repubblicana, all’articolo 28, stabilisce che i funzionari dello Stato debbano rispondere anche civilmente “degli atti compiuti in violazione della legge”? La Corte Costituzionale ha ripetutamente affermato che questo articolo della Costituzione riguarda anche i magistrati.
Si potrebbe obiettare che introdurre la responsabilità civile del giudice potrebbe pregiudicare la sua indipendenza in quanto ad un dato momento potrebbe costituire un fattore di pressione su di lui, potrebbe influenzare negativamente le sue sentenze, atteso che sarebbe condizionato dal bisogno di non diventare responsabile di eventuali errori.
Io credo che l’introduzione della responsabilità civile dei giudici non possa costituire motivo di lesione della indipendenza del potere giudiziario dal potere politico, perché l’indipendenza dei magistrati è stabilita dalla Costituzione e dalla legge, è assicurata dall’autogoverno della magistratura. C’è chi dice: è sufficiente la responsabilità disciplinare. In realtà la responsabilità disciplinare esiste da trent’anni. Ma ad essa il Consiglio Superiore della Magistratura fa ricorso raramente. Con l’introduzione del il principio della responsabilità civile del magistrato, funzionerà meglio anche la responsabilità disciplinare.