RENZI E IL DIKTAT DELLA MAGISTRATURA……….A CURA DI RITA FALETTI

d'asta aprile e renzi

Il Parlamento fa le leggi e la Magistratura deve applicarle. Tra le tante anomalie che rendono l’Italia un Paese diverso dagli altri, c’è anche quella che concerne il rispetto dei ruoli tra potere legislativo e quello giudiziario. Quando il Governo, di qualunque colore sia, osa parlare di riforma della giustizia, l’ANM (Associazione Nazionale Magistrati ) alza un muro. Renzi lo ha intuito ancora prima di “tranquillizzare” Letta, quando ricordava ai “compagni” che l’ossessione per Berlusconi era sbagliata perché il capo dell’opposizione rappresentava il 16% degli elettori e andava rispettato nonostante i processi a suo carico;

se ne è definitivamente convinto quando le sentenze che riguardavano l’ex Cavaliere sono arrivate con una velocità mai vista prima, quasi a contraddire la proverbiale lentezza dei procedimenti giudiziari. Il Ministro della Giustizia Orlando, in occasione della Festa dell’ Unità, ha riconosciuto che alcuni giudici politicizzati si sono presi uno spazio che non appartiene a loro bensì alla politica. E’ stata un’ affermazione straordinaria, soprattutto da parte di un Guardasigilli di centro sinistra, che mai prima di ora aveva osato ammettere la verità. Le parole di Orlando non devono essere piaciute troppo alle toghe che non hanno gradito la riforma, sia penale che civile, giudicandola inefficace, insufficiente e punitiva nei loro confronti. Addirittura un affronto. Quando poi il Governo ha proposto di ridurre il numero dei giorni di riposo da 45 a 30 e tagliare il periodo di chiusura estiva dei tribunali, è successo il pandemonio. I provvedimenti sono un oltraggio, a loro “incontestabile” giudizio, perché sottintendono una verità: i giudici sono dei fannulloni. Forse non tutti, ma hanno senz’altro la coda di paglia oltre che un “pizzico” di presunzione di troppo: reputano di essere antropologicamente superiori agli altri umani e quindi di meritare un trattamento particolare, oltre che privilegi vietati ad altri. Peraltro non c’è niente di male a sospettare che anche tra loro vegeti qualche incapace, qualche menefreghista, qualche smemorato, qualche negligente, visto che in Italia i processi durano anni, è vero non solo a causa dei magistrati, ma intanto innocenti marciscono in prigione in attesa di giudizio o in seguito ad una sentenza sbagliata. A questo proposito, eclatante è stato il caso di Giuseppe Gullotta, accusato di doppio omicidio e riconosciuto innocente dopo essere stato segregato per ben 22 anni. Il poveretto, ai tempi dell’arresto, aveva denunciato di aver subito torture ma i giudici non gli avevano creduto. Non c’è risarcimento adeguato per una vita rovinata, nemmeno i 69 milioni chiesti allo Stato. Altro caso che fece scalpore risale al 1973, quando nei bagni del cinema Ariel di Roma, un giudice venne sorpreso con una minorenne. Dopo due gradi di giudizio, il CSM ( Consiglio Superiore della Magistratura ) non solo assolse il giudice, ma lo promosse a consigliere di cassazione e gli aumentò lo stipendio. Altro caso recente di malagiustizia: un pirata della strada di nazionalità rumena, per sfuggire ad una pattuglia della polizia, perde il controllo dell’auto e travolge sul marciapiede due mamme con i loro bambini in carrozzina. Va da sé che il delinquente nel proprio DNA non ha quello di fermarsi per prestare soccorso. Costui, un mese prima aveva partecipato ad una rapina a mano armata, ma l’aver denunciato i complici gli era valsa la libertà, malgrado la pericolosità sociale. Non continuo nella lista per rispetto della sensibilità di chi legge che potrebbe anche giungere a conclusioni…..affrettate? Comunque, i casi citati non possono non richiamare il tema della responsabilità del giudice. Il principio per cui chi sbaglia paga, e di tasca sua, dovrebbe valere anche per i magistrati. Attualmente, invece, è lo Stato, cioè noi contribuenti, a pagare l’indennizzo per il 50%. Quindi, se ti mettono dentro e poi scoprono che sei innocente, tu ti paghi una parte del risarcimento. Ma c’è qualcosa di più serio su cui riflettere e di cui i politici sono consapevoli: alcuni poteri orientano l’agenda politica, tra questi il potere giudiziario, così come non si può certo negare che esso sia scollegato dall’economia. Lo testimonia il record di suicidi di imprenditori, costretti al fallimento non essendo riusciti ad esigere un importante credito. Questo significa che la giustizia non funziona, anzi, talvolta fa danni notevoli, se il suo mestiere è quello di difendere i cittadini e il loro lavoro. Prendiamo il caso Finmeccanica. I magistrati hanno decapitato i vertici di una delle poche manifatture strategiche del nostro Paese, sbattendoli in cella, per presunte tangenti in India, alla Lega Nord, e per una altrettanto presunta rete di corruzione. Dopo due anni è arrivata l’archiviazione. E il danno ingente, sia economico che morale, è stato sanato? Lo zelo marxista di alcuni magistrati offusca la loro capacità di vedere nell’imprenditore una delle rare fonti di ricchezza di uno Stato dove la chiusura di aziende determina la morte di un territorio oltre che disoccupazione e sofferenza. Fedeli ad una ideologia superata e cara solo a qualche veterocomunista incallito, preferiscono l’immagine dell’imprenditore affamatore di popolo. Visione per altro condivisa da molti dipendenti del pubblico impiego, quelli cioè che di responsabilità ne hanno poche o nessuna e fanno parte di quella pletora di occupati inefficienti o inutili, difesi ad oltranza dai sindacati. C’è, infine, una considerazione da fare a proposito degli avanzamenti di carriera collegati ad aumenti stipendiali. Le promozioni dei magistrati avvengono per anzianità, non per concorso come in altre professioni. Renzi ritiene giustamente che qualche cambiamento sarebbe d’obbligo soprattutto se pensiamo che un giudice lavora mediamente 4,2 ore al giorno, 1560 l’anno e al vertice della carriera percepisce il quintuplo degli italiani normali. Per i magistrati, come per tutti gli altri lavoratori della Repubblica, dovrebbe valere il parametro del merito: professionalità ed efficienza, a regolare carriera e stipendio e, nel caso specifico dei giudici, anche equilibrio e riserbo, in quanto l’attività del magistrato non ha bisogno del sostegno dell’opinione pubblica. Vediamo cosa il Governo Renzi sarà in grado di portare a casa, in particolare ora che la “castissima” non si sente più così tutelata dal suo partito. In Emilia Romagna ha già iniziato a colpire i candidati alle primarie con l’accusa di peculato. Alcuni della sinistra parlano di attacco dei giudici e giustizia a orologeria. Che sia un avvertimento?

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