Una delle parti offese avrebbe pagato oltre cinquemila euro per un intervento di appendicectomia in regime di Alpi (attività libero professionale intramuraria) che secondo l’accusa non sarebbe stato dovuto nel caso di regime istituzionale. La donna, L.F., che si è costituita parte civile con l’avvocato Santino Garufi,
è stata chiamata a testimoniare nel processo per l’operazione “Alpi Iblee” che il 13 gennaio del 2011 portò agli arresti domiciliari il professore Ignazio Massimo Civello, 67 anni, all’epoca direttore della Chirurgia Generale dell’ospedale Civile. Sarebbe stata, infatti, convinta da Civello e dal collega Antonacci, «mediante la falsa prospettazione delle necessità di tale scelta per potere fruire del trattamento chirurgico in laparoscopia e del ricovero con comfort alberghiero», a pagare la somma.
Secondo l’accusa sarebbero state chieste somme non dovute ai malati bisognosi di inteventi chirurgici per saltare le liste di attese ed essere operati in regime di attività libero professionale intramoenia. Il Collegio Penale del Tribunale di Ragusa(Vincenzo Ignaccolo, Ivano Infarinato ed Eleonora Schininà) ha escusso anche due sottufficiali del Nas. L’operazione fu, infatti, eseguita dai carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità.