Inchiesta sulla polizia penitenziaria. Reintegrato al lavoro l’agente di Modica

carcere di modica

Torna al lavoro uno dei due agenti di polizia penitenziaria raggiunti da ordinanza di custodia cautelare il 18 giugno del 2014 con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni dei detenuti del carcere di Modica e spaccio di sostanze stupefacenti durante le ore di lavoro. F.C., 46 anni, è stato, infatti, riammesso in servizio dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia che ha accolto il ricorso dei difensori di F.C., 46 anni, gli avvocati Iwan Pediglieri e Ignazio Galfo, restituendo il posto di lavoro all’agente che ha,

quindi, ripreso il suo servizio in un istituto di pena del siracusano. C’è da dire che, dopo alcuni giorni di detenzione domiciliare, l’uomo aveva ottenuto l’annullamento del provvedimento restruittivo da parte del Tribunale del Riesame di Catania. I giudici etnei avevano ritenute valide le motivazioni a difesa presentate dagli avvocati, mentre avevano lasciato ai domiciliari il collega A.L., pure lui di 46enne, originario di Rosolini e difeso dall’avvocato Nino Savarino. La posizione dei due indagati era diversa: il modicano era stato accusato da un solo detenuto, mentre l´altro da tre. L’indagine, condotta tra maggio 2012 e marzo 2014 dai carabinieri, era scaturita da un detenuto extracomunitario, trasferito dalla casa circondariale di Modica a quella di Ragusa, che si era confidato con un altro agente del carcere nel quale era stato destinato, il quale aveva, a sua volta, informato i superiori. Secondo quanto sarebbe emerso nel corso dell’inchiesta, i due agenti di custodia avrebbero preteso, anche se è tutto ancora da stabilire nel processo, prestazioni sessuali da alcuni detenuti del carcere di Modica, con la minaccia di fare trovare della droga tra gli effetti personali di chi si fosse rifiutato, «incastrandolo» per far loro comminare pene severe.

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