A Ragusa celebrato il 70° Anniversario della Liberazione all’insegna dell’integrazione

Annunziato Vardé

Stamane, in occasione dell’Anniversario della Liberazione, quest’anno il settantesimo, si è svolta a Ragusa la tradizionale manifestazione celebrativa a ricordo di quanti hanno lottato e sacrificato la vita per liberare l’Italia dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista.

La cerimonia, organizzata come negli anni scorsi dalla Prefettura in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Ragusa, ha avuto inizio in Piazza Gramsci da dove, alla presenza delle Autorità civili, militari e religiose, dei rappresentanti delle locali associazioni combattentistiche e d’arma e di una rappresentanza del mondo della Scuola, dopo la deposizione di una corona alla Stele dell’Unità, in corteo ha reso onore alle lapidi al Tenente Lena, al Milite Ignoto e ai braccianti agricoli, dislocate lungo le strade cittadine, fino a giungere sul Sagrato della Cattedrale di San Giovanni Battista.

Tanti i cittadini – tra i quali una folta rappresentanza di extracomunitari inseriti nelle locali strutture di accoglienza, di disabili e della realtà penitenziaria – che hanno partecipato ai vari momenti, la cui numerosa presenza ha conferito alla ricorrenza la dovuta rilevanza, soprattutto durante la cerimonia dinanzi al Monumento ai Caduti con la deposizione della corona di alloro da parte del Prefetto Annunziato Vardè e del Sindaco del Comune di Ragusa Federico Piccitto e con la benedizione impartita dal Parroco della Cattedrale Don Girolamo Alessi.

Il Prefetto Vardè nel suo messaggio ha voluto sottolineare il valore della libertà e il dovere di tramandarlo “perché occorre avere coscienza di quanto importante e preziosa sia la libertà e del prezzo che è stato pagato per riconquistarla, e pertanto non deve mai mancare la consapevolezza che è un bene che va custodito e salvaguardato attraverso un impegno quotidiano di tutti ed una attenzione costante, perché il pericolo è sempre in agguato.”
Ha quindi ricordato la crisi internazionale che si sta vivendo, i numerosi focolai di guerra, l’orrore dell’ISIS e la minaccia della Jihad, evidenziando al riguardo la necessità di un “impegno diretto ed unitario, certamente delle istituzioni – chiamate ad elevare al massimo il livello di attenzione – ma insieme ad esse di tutte le altre forze sane del Paese, che si devono sentire coinvolte, per impedire l’attecchimento del fanatismo religioso nel nostro Paese.”
Non è mancato, con riferimento alla crisi economica che sta attraversando il Paese, il pensiero verso i giovani che “ oggi tante difficoltà incontrano nella ricerca di un lavoro, perché non ci può essere libertà senza un lavoro che possa assicurare una esistenza libera e dignitosa.”

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