Modica, “frode carosello”. Confiscati beni mobili e immobili, conti corrente, titoli e quote societarie per oltre 10 milioni

guardia di finanza

Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Ragusa, su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ragusa, Giovanni Giampiccolo, ha dato esecuzione al decreto di confisca per equivalente di beni e denaro sino a concorrenza di 10.489.761 euro.  Si è conclusa così la vicenda che ha interessato l’amministratore di un’importante società modicana operante nel settore della grande distribuzione di prodotti alimentari, venduti attraverso una rete capillare di supermercati nella provincia di Ragusa e zone vicine.

L’amministratore del gruppo è stato condannato con sentenza definita, e le conseguenze non sono tardate a farsi sentire.  L’attività d’indagine è scaturita da una pregressa attività finalizzata alla lotta all’evasione fiscale e fenomeni elusivi, che ha fatto emergere una rilevante “frode carosello” realizzata da parte dell‘impresa modicana attraverso l’interposizione fittizia di società maltesi e nazionali.  La società, che ha sede e opera nella zona modicana, ha documentato ingenti quantità di cessioni di merce attraverso l’utilizzo di fatture false e documenti di trasporto falsi, in quanto attestanti l’uscita dal territorio nazionale di merci e prodotti alimentari, per un ammontare complessivo di oltre 50 milioni di euro ed Iva evasa per oltre 11 milioni di euro.
La confisca dei beni e del denaro è stata operata dalle Fiamme Gialle ragusane, che hanno così potuto applicare l’importante e innovativo strumento giuridico adottato per il recupero delle somme dovute all’Erario, in virtù della Legge 244 del 2007.

Come accennato l’imprenditore, a suo tempo denunciato dall’antifrode dell’ufficio dogane di Siracusa e dalla guardia di finanza di Ragusa, stando alle tesi difensiva sarebbe a sua volta stato vittima delle dichiarazioni false e dei comportamenti in malafede delle società estere che si proponevano di esportare i suoi prodotti fuori dall’Italia, ma che, di fatto, invece non li facevano uscire dal Paese. L’imprenditore modicano avrebbe quindi disconosciuto la circostanza che la merce che consegnava a queste fantomatiche società, spesso esistenti solo sulla carta, poi non veniva nei fatti esportata. Tutto questo perché si sarebbe trattato di un grande imbroglio che avrebbe coinvolto pure altre grandi catene di distribuzione e di supermercati. Le indagini delle fiamme gialle e dei responsabili della dogana si dimostrarono complesse perché non fu affatto semplice attestare la falsità dei documenti che accompagnavano la merce, che risultava venduta in Romania, Slovenia e Malta, per evadere l’Iva. In realtà i prodotti alimentari sarebbero stati venduti in Italia a prezzi notevolmente ridotti, danneggiando la concorrenza con metodi sleali. Ad insospettire finanzieri e doganieri, in primis, fu l’assoluta incongruità dei tempi di percorrenza dei camion per raggiungere le mete. Dalla Romania alla Slovenia, ad esempio, risultava che la merce arrivasse in poche decine di minuti.

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