Camera del Lavoro di Modica e le problematiche delle società partecipate

salvatore terranova

“Quando solleviamo la problematica della Servizi per Modica o delle partecipate del Comune di Modica non lo facciamo per andare contro qualcuno o per partito preso, ma per cercare di aprire un confronto con la politica e tentare di arrivare ad un accordo che sia una risposta al merito della problematica sollevata”. Lo rileva Salvatore Terranova della Camera del Lavoro in una lettera al sindaco, sottolineando che chi governa la città debba rispondere tenendo sempre in conto il merito dei fatti e delle proposte rappresentate e non rispondesse tanto per farlo, magari lasciandosi andare a considerazioni sprovviste di argomentazioni vere e reali, legate a condizioni e a situazioni non obiettive.  “Nei giorni scorsi abbiamo paventato il rischio che la gestione delle Società partecipate possa sfuggire di mano, non tanto per la impossibilità di recuperarne il controllo, quanto perché tutta una serie di scelte sbagliate e le condizioni economiche dell’ente-detentore potranno condurre all’esito delle società sulla via della liquidazione.
Pubblicamente sosteniamo di non condividere e di non essere per nulla d’accordo sull’indirizzo dato sulle partecipate dalla Giunta Municipale con la delibera n. 69 del 31 marzo 2015, da cui emerge, con segni inequivocabili, che l’ente detentore delle partecipate ne vuole sfoltire l’entità e i servizi, privilegiando le procedure di trasferire all’esterno, unitamente al personale, i servizi, quelli attualmente affidati alla Spm e alla liquidanda multiservizi.
Abbiamo asserito e ribadito, in diverse circostanze ed incontri, sia a quella attuale che all’amministrazione precedente, la nostra contrarietà alla politica di privatizzazione dei servizi in dote alle partecipate.
Poiché è netto e chiaro l’orientamento politico-amministrativo dell’attuale Giunta Municipale  sulle partecipate, ci pare plausibile e nostra prerogativa tentare di fare emergere alcune riflessioni, sulle quali vorremmo che il Sindaco fosse disposto non solo al confronto di “qualità”, ma soprattutto ad ammettere i fatti, facendone la fotografia reale, senza temere null’altro ed orientando l’azione al raggiungimento del risultato, ossia di risolvere una difficoltà non irrilevante, ma ancora recuperabilissima.
A noi pare che la ragion d’essere della predetta delibera sta nel fatto che per l’Amministrazione comunale le partecipate (in particolare la Spm) stanno producendo debiti non più sostenibili col bilancio del Comune, o meglio essa si è resa contro di non riuscire ad attivare una loro sana e rigorosa gestione, nonostante i risparmi ottenuti in questi ultimi due anni con il ricorso, su proposta della cgil, alla cassa integrazione in deroga, posta in essere in alternativa ai licenziamenti.
La Sua amministrazione è giunta alla conclusione che l’unico rimedio sia quello della esternalizzazione dei servizi, abdicando di fatto al ruolo e alla responsabilità di recuperare la gestione delle Società.

Eccezion fatta per la liquidanda Mulitservizi, su cui chiederemo apposita convocazione di un incontro, l’Amministrazione ha scelto di rinunziare alla gestione rigorosa, saggia e al controllo minuzioso e capace della Spm, dopo averla lasciata per troppo tempo senza un timoniere in grado di rifondarla, di risanarla economicamente e di efficentarne i servizi.
Qui risiede il punto politico più dirimente: di fronte ad una problematica rilevantissima come quella di riportare a piena gestibilità e sostenibilità economica le partecipate, l’Amministrazione attuale abdica al compito cui è chiamata e sceglie di attivare strumenti che non garantiscono, a nostro avviso, né un alleggerimento dei carichi economici sul bilancio comunale né certezza di salvaguardia dei livelli occupazionali del personale in forza alle società.
Eppure la Cgil nel 2014 si era fatta promotrice di alcuni interventi ben precisi di contenimento e di riduzione della spesa, che, pur mantenimento i livelli occupazionali, consentivano di accordare i costi delle partecipate alle condizioni di bilancio dell’ente.
Spiace dover oggi affermare che l’Amministrazione non ha accolto nessuna delle misure avanzate. Ci pare non secondario ricordare le misure suggerite e le relazioni trasmesse alle Società.
La prima misura riguardava un piano quadriennale di accompagnamento alla pensione di un certo numero (non piccolo) di lavoratori. Tale misura, se attivata, avrebbe prodotto notevoli risparmi sul versante del costo del lavoro. Invero, il 3 marzo 2014 è stato sottoscritto tra le parti l’accordo, che prevedeva appunto di attuare questa misura. Purtroppo la Società e il Comune imprevedibilmente non gli hanno dato seguito, non ponendo in essere gli atti consequenziali.
La seconda misura prevedeva la revoca dell’incarico di Amministratore Unico a soggetto esterno, per risparmiarne i costi e attribuendone l’incarico a titolo gratuito ad un funzionario comunale. Niente.
La terza misura riguardava la richiesta di riduzione del numero dei componenti del collegio dei revisori contabili.
La quarta misura consisteva nell’internalizzarre tutti i servizi che le Società hanno dato all’esterno. E sono parecchi i servizi acquisiti all’esterno, pur avendo personale interno di rango diirigenziale cui potrebbe essere attribuita la gestione di tali servizi.
Lo stato dei fatti è questo. Ancora pensiamo sia possibile approdare a scelte che possono invertire la direzione. In primo luogo, rivedendo la delibera del 31 marzo scorso, introducendovi misure atte a rendere reale la possibilità di produrre risparmi sui costi delle società e scongiurando i processo di esternalizzazione dei servizi e del personale.
Ci aspetta un confronto che sarà serrato, ma confidiamo nella possibilità di addivenire ad un punto di equilibrio che tenga conto di tutte le variabili in gioco”.

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