Molto spesso i rapporti umani, per comportamenti di una o più persone, si deteriorano fino al punto che una delle parti in conflitto ritiene di ricorrere alla Giustizia per il cui esercizio esiste un codice che classifica i comportamenti non ammessi in una certa comunità umana ed una struttura giudicante che traduce i dettami della legge in una conseguente azione giudiziaria.
In ciascuno di noi esiste o dovrebbe esistere un senso della giustizia naturale che impegna ogni singolo individuo al rispetto dei propri simili con un comportamento conseguente e rispondente a criteri di onestà e di correttezza e non lesivi della dignità del prossimo.
Quando manca questa sorta di virtù morale si è costretti a fare intervenire la Giustizia codificata e istituzionalizzata.
Tale Giustizia spesso ci appare incomprensibile nelle sentenze, lenta nelle procedure, fino a farci talvolta affermare che non è giusta.
Essa è amministrata da Giudici, uomini e donne che devono tradurre i dettami della legge in azione giudiziaria e, a prescindere dalla loro preparazione ed esperienza, possono incorrere in errori come ogni altro appartenente al genere umano per quei limiti da cui tutti siamo caratterizzati.
Tuttavia, quando qualcuno lede più o meno deliberatamente la nostra dignità, i nostri diritti, tenta d’ infangare la nostra onorabilità, il ricorso alla Giustizia è inevitabile, quantomeno per dimostrare a taluni che nella nostra società nessuno è legittimato a violare le leggi che tutelano i diritti di tutti.
La Giustizia farà il suo corso e al di là che l’epilogo corrisponderà alle nostre aspettative, comunque ci saremo attivati per combattere la presunzione, la falsità e l’arroganza di chi non ha beneficiato di quella virtù morale che si traduce in onestà e correttezza e in ogni caso, si può sfuggire qualche volta al giudizio terreno della Giustizia ma tutti siamo attesi da un Giudizio al quale nessuno può sottrarsi.