E MENTRE IL CANCRO UCCIDE L’UMANITA’, LA POLITICA TAGLIA RISORSE ALLA SANITA’ E I MEDIA TACCIONO SULLE PROSPETTIVE DI QUESTO MALE

Ballaro'

Umberto Veronesi,  oncologo italiano di chiara fama nonché direttore scientifico dell’istituto europeo di oncologia,analizza i dati relativi agli ammalati di tumore ed emerge una previsione sconvolgente per il futuro.
Lo scienziato rileva che mentre 50 anni fa di questo terribile male si ammalava un italiano su trenta,oggi se ne ammala uno su tre e nei prossimi anni la malattia colpirà un italiano su due.

Certamente,le politiche degli ultimi anni in materia di sanità e d’investimenti sulla ricerca scientifica, con l’alibi della razionalizzazione della spesa,vanno in controtendenza rispetto alle esigenze d’una maggiore prevenzione che contribuirebbe a salvare la vita al 70% degli attuali 20 milioni che nel nostro Paese si sono ammalati di questo micidiale male.
Ma anche il mondo dei media non sembra spendersi molto in direzione d’una corretta informazione e d’un coordinamento con la scienza per combattere assieme questa battaglia.
La lotta al cancro, oltre che essere combattuta sul fronte scientifico, deve necessariamente poter contare su politiche sanitarie ed ambientali volte ad applicare tutte le conoscenze e le misure preventive che la ricerca ha messo a disposizione; deve altresì avere il supporto del mondo dell’informazione che per troppo tempo non ha informato i cittadini sulle prevenzioni da adottare per ridurre il rischio di ammalarsi, né si è occupato di divulgare le importanti scoperte fatte dagli scienziati al riguardo, come se avesse deliberatamente voluto nascondere che è possibile non ricorrere all’acquisto di farmaci nella misura in cui c’è il giusto ricorso alla prevenzione e l’opportuna conoscenza dei traguardi raggiunti dalla scienza.
Sappiamo bene quanto sia retorico chiedersi il perché delle inadempienze dei Governi italiani, incapaci d’intervenire sugli sprechi e sui privilegi della casta ma capacissimi di tagliare risorse in ogni settore e pertanto stendiamo un velo pietoso.
Ma l’informazione perché rinuncia a fare il proprio mestiere ?
Bisogna forse pensare che le case farmaceutiche foraggino certa stampa ?

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