Si drogano nella villa comunale di Ragusa a pochi metri di distanza da bambini e famiglie. Marino: “inconcepibile”

La zona della villa con sangue e siringhe

Sono rimasta allibita. E per questo chiederò, avvalendomi del mio ruolo istituzionale, che la Giunta municipale, la polizia municipale e le autorità competenti, facciano delle verifiche attente e puntuali. Perché un episodio del genere non abbia più a ripetersi”. La consigliera comunale indipendente Elisa Marino interviene con determinazione dopo l’episodio che ha avuto per cornice la villa di via Archimede. “Secondo quanto riferito da un cittadino,

che ha diffuso una nota agli organi di stampa – dice Marino – sulle scalinate della villa, nel lato di via del Plebiscito, due tossicodipendenti si sarebbero bucati come se nulla fosse, prima che calasse la sera, noncuranti del fatto che a poco distanza c’erano dei bambini che giocavano oltre ad alcune famiglie che volevano trascorrere qualche ora di relax. E, come se non bastasse, i due in questione hanno imbrattato di sangue alcuni scalini oltre a lasciare per terra le siringhe utilizzate. Si tratta di un episodio di una gravità indicibile su cui occorre fare la massima chiarezza. Tra l’altro, il cittadino in questione, seppur consapevole che non era stato compiuto alcun reato, ha chiamato allarmato le forze dell’ordine, anche i vigili urbani, per mettere in rilievo quanto stava accadendo. Non ha ottenuto le risposte auspicate ma ora sono io a chiedere che il sindaco si faccia carico di comprendere se e perché la villa di via Archimede sia diventata un ricettacolo di tossicodipendenti. Una circostanza del genere sarebbe inconcepibile. E comunque si tratta di un episodio che deve farci aprire gli occhi su alcune realtà che non sono conosciute a tutti e che però alimentano un sottobosco di problematiche rispetto alle quali occorre avviare un percorso di monitoraggio per cercare di adottare delle contromisure. Ringrazio il cittadino per la sua segnalazione. C’era il rischio, altrimenti, che tutto sarebbe passato sotto silenzio. E non l’avremmo potuto consentire”.

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