Interessanti le riflessioni dello storico monterossano professore Giuseppe Scollo sull’argomento della “Recessione a sud”. “Se in Italia oggi la disoccupazione non accenna a diminuire, nel sud, – afferma nel corso di un ìa intervista il professore Scollo – secondo le statistiche, la situazione è diventata drammatica. Non cè lavoro e non cè nemmeno la speranza che ce ne possa essere nel prossimo futuro. Lattività portante del sud fino a qualche anno fa è stata lagricoltura, ma oggi molte aziende agricole hanno chiuso battenti o stanno per chiuderle.
Il problema dellagricoltura in effetti è un problema vecchio che ultimamente si è aggravato ulteriormente. Negli anni passati non cè stata alcuna iniziativa politica adeguata per il rinnovamento e lo sviluppo di questo settore né a livello nazionale, né a livello europeo. Così lagricoltura è stata abbandonata a se stessa, anzi si sono fatti accordi con alcuni paesi extra comunitari per facilitare lesportazione dei nostri prodotti industriali verso questi paesi agevolando in cambio limportazione nel nostro paese dei loro prodotti agricoli danneggiando gli agricoltori nostrani e soprattutto gli agricoltori del sud, né i rappresentanti politici di questa parte dItalia hanno saputo alzare la voce contro questo tipo di politica. Essi infatti, più che rappresentanti del mondo del lavoro del popolo del sud, si sono dimostrati solo dei burocrati. Una volta abbandonata lagricoltura, per far ripartire il sud in passato si è pensato di impiantarvi delle industrie, ma questa idea nei fatti si è dimostrata un fallimento. Non è conveniente infatti impiantare delle industrie nel sud perché esso è geograficamente molto lontano dagli altri centri industriali del nord Italia e dellEuropa e i costi di trasporto sono molto superiori rispetto a quelli di altre regioni anche perchè nel sud sono state abbandonate anche le infrastrutture invece di migliorarle, infatti si hanno strade che stanno diventando delle mulattiere, ferrovie che, invece di essere rimodernate, stanno per essere smantellate. Cera in progetto la realizzazione del ponte sullo stretto che però è stato abbandonato perché, secondo gli ambientalisti, deturpava lambiente. Anche la realizzazione della TAV, secondo gli ambientalisti, deturperebbe lambiente, ma nonostante ciò, il governo si è impuntato e la TAV si sta realizzando. Mi chiedo perché il governo non si è comportato allo stesso modo con il ponte sullo stretto di Messina? Si diceva che con i soldi che si dovevano spendere per la realizzazione di questo ponte si sarebbero potute fare tante strade secondarie in Sicilia e in Calabria, ma il ponte non si è fatto, anzi il governo ha dovuto pagare tanti soldi di penale, e non si sono fatte nemmeno le strade secondarie. Così, abbandonata a se stessa lagricoltura, risultato inconveniente limpianto di industrie, si è ricorso allassistenzialismo e al clientelismo impedendo in questo modo la formazione di una vera e propria classe imprenditoriale locale. Lunica classe sociale che aveva qualche barlume di imprenditorialità in passato era la borghesia terriera, ma una volta smantellata lagricoltura, anziché rimodernarla, è scomparsa anche questa classe per cui le nuove generazioni sono cresciute con la cultura dellassistenzialismo e del clientelismo e non sanno nemmeno come si fa a fare funzionare unazienda e a farla produrre. Per ripristinare adesso una nuova cultura imprenditoriale ci vogliono tempo, idee chiare e formazione professionale. Ci vogliono soprattutto politici esperti che provengano dal mondo del lavoro e della produttività e non dal mondo della burocrazia che il più delle volte sanno mettere solo il bastone fra le ruote alleconomia con cavilli burocratici che anziché aiutarla a svilupparsi, laffossano. Per fare uscire il sud, e la Sicilia in particolare, dallestrema periferia dEuropa e metterlo al centro degli scambi commerciali mondiali – conclude il professore Scollo – ci vuole una politica che sappia intrecciare rapporti più stretti con il resto dei paesi del mediterraneo dal momento che il sud e la Sicilia in particolare si trovano al centro di questo mare e dal momento che lAfrica e il medio oriente per noi sono più vicini del nord Europa. A questo proposito voglio solo portare lesempio della politica lungimirante di Federico II che seppe mettere la Sicilia al centro degli scambi commerciali intrecciando rapporti non solo con lEuropa, ma anche con gli altri paesi del mediterraneo e del mondo arabo in particolare. Quello è stato il periodo più fecondo per la Sicilia e per tutto il sud”.